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Processi sociali e politici, Legge e Comunicazione

Il mondo incerto e in emergenza di Watchmen e The Leftovers

Fotogramma di Watchmen, HBO, 2019.

Da una parte The Letfovers basato sull’elaborazione del lutto per la scomparsa dei propri amati, dall’altra Watchmen, pervasa invece da un senso di insicurezza e di pericolo imminente, che spinge ad agire prima ancora che a riflettere. Sono due recenti serie TV che fanno da specchio al mondo attuale, affrontando il ruolo di politica, diritto, religione e scienza davanti all’incertezza e all’emergenza. 

«Io guardo Black Mirror, mio marito vecchi cooking show. Se la tv di evasione è il più classico dei balsami per l’anima in pena, conforto può arrivare anche dalle distopie», dice in un’intervista all’Atlantic Elizabeth Cohen, professoressa in psicologia dei media alla West Virginia University.
Nel tempo del Covid-19, d’altronde, il pensiero va inevitabilmente alle opere distopiche, cioè a quel genere narrativo che, prendendo le mosse dalla letteratura fantascientifica, prefigura situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali altamente negativi: in effetti non è mancato chi ha paragonato l’attuale compressione dei diritti e della libertà agli scenari delineati in 1984 da Orwell.

Lo sceneggiatore statunitense Damon Lindelof ha delineato mondi distopici in due recenti serie tv, The Letfovers e Watchmen, la cui visione  può offrire più di uno spunto di riflessione,  mostrando il ruolo della politica, del diritto, della religione e della scienza in condizioni di incertezza ed emergenza, come specificherò a breve. Infatti, da docente di Storia e rappresentazioni della giustizia in età moderna e contemporanea con i miei studenti faccio spesso riferimento anche al cinema e alla fiction per riflettere criticamente sui temi legati alla giustizia e al processo penale.

The Leftovers (2014-17), tratta dal libro omonimo di Tom Perrotta, racconta le conseguenze della “Sudden Departure” (“La dipartita”), un fatto inspiegabile accaduto il 14 ottobre 2010 quando il due percento della popolazione mondiale improvvisamente sparisce nel nulla. Attraverso gli occhi di Kevin Garvey Jr. (Justin Theroux), capo della polizia del paese di Mapleton, New Jersey, veniamo a conoscenza dell’esistenza tormentata di “coloro che sono rimasti”. Punto di svolta nella vita difficile di Kevin è l’incontro con Nora (Carrie Coon), che ha visto sparire marito e figli nella propria abitazione durante la Dipartita e lavora per conto del Ministero al fine di risarcire tutti coloro che hanno subito una perdita il 14 ottobre. Nora è una donna rigidamente pragmatica ma in realtà il suo self control è di facciata: cercherà in ogni modo, infatti, di ricongiungersi con i figli scomparsi, cedendo a soluzioni del tutto lontane dalla razionalità.

Watchmen (2019) è invece ispirata all'omonima e celeberrima miniserie a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons pubblicata tra il 1986 e il 1987 da DC Comics, di cui costituisce una sorta di sequel. Negli Stati Uniti di un 2019 alternativo, sono passati 34 anni dal misterioso avvenimento che colpì New York nel 1985 in cui persero la vita milioni di persone. Le tensioni razziali sono sempre più alte in tutto il paese, anche per via delle politiche impopolari del longevo Presidente Robert Redford, volte a garantire risarcimenti economici agli afro-americani e a minoranze che in passato hanno sofferto per le discriminazioni razziali. Nella zona di Tulsa (Oklahoma), peraltro, imperversa il Settimo Cavalleria, un misterioso gruppo terrorista fautore della supremazia bianca, i cui componenti, mascherati, prendono di mira figure governative come gli agenti di polizia. Per proteggere questi ultimi e le loro famiglie da eventuali rappresaglie, vengono varate delle leggi che consentono alle forze di polizia di operare a volto coperto, come dei vigilanti.

Fil rouge di entrambe le serie è il grande tema delineato da Lindelof già in Lost: il conflitto, cioè, tra ragione e religione con una netta prevalenza di quest’ultima sulla prima. I protagonisti di The Leftovers e Watchmen, infatti, riluttanti a ogni credo, passano dalla disperazione alla fede con un vero e proprio balzo - neanche troppo metaforico - kierkegaardiano (da Soren Kiergegaard, filosofo, teologo e scrittore). Ma il vero messaggio che si dipana nelle trame create da Lindelof va cercato forse altrove e lo possiamo trovare in un’affermazione di un autore profondamente ateo e molto discusso: Woody Allen, che in un libro-intervista curato da Eric Lax ha dichiarato : «Se nulla ha significato si potrebbe anche scegliere di commettere un omicidio. Ma si può anche ritenere che, essendo io un sopravvissuto e gli altri dei sopravvissuti, siamo tutti sulla stessa barca e che si deve cercare di vivere decentemente sia per sé stessi che per gli altri. Questo è un atteggiamento che mi sembra morale e direi persino “cristiano”». In altre parole l’altro come conforto, come ragione per «vivere decentemente» in Time of Crisis. Questa, forse, è la vera “morale” di Leftovers e Watchmen che, parlandoci di un mondo incerto e in emergenza, ci suggeriscono che il senso della vita e delle nostre azioni quotidiane sono insite, soprattutto, nell’incontro (anche a distanza) tra persone.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Mario Riberi
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

04 maggio 2020

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