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Economia, Finanza e Management

Centralismo, federalismo e i limiti della democrazia locale

Abbiamo indagato gli effetti sul processo democratico municipale dell’imposizione statale di limiti/regole fiscali. L’evidenza empirica è compatibile con l’ipotesi che tali vincoli abbiano ridotto il contenuto ideologico delle elezioni, favorendo scelte basate sulla qualità dei candidati

Le strutture di governo territoriale organizzate su più livelli prevedono che gli enti locali siano sottoposti a una serie di limiti/regole fiscali da livelli di governo superiore, di solito statale. Tali limiti/regole possono avere carattere di maggiore o minore severità e diverso impatto sull’autonomia locale.
Nel corso degli ultimi decenni si è assistito al succedersi di due fasi profondamente diverse in proposito. In una prima fase, sviluppatasi a partire dai primi anni Ottanta e culminata in Europa tra l’inizio e la metà degli anni Novanta, si diffuse una grande fiducia nei benefici che il decentramento dei processi decisionali avrebbe portato. E il decentramento fiscale giocava, tra le possibili declinazioni del decentramento, un ruolo fondamentale, nel senso che si riteneva che il solo dotare gli amministratori locali del “potere di tassare” li avrebbe resi pienamente responsabili nei confronti dei cittadini-utenti dei servizi pubblici locali. In questa fase, molti paesi adottarono riforme dell’organizzazione territoriale del governo nel senso del decentramento fiscale e dell’autonomia finanziaria e della rimozione dei vincoli.
In Italia, i primi anni Novanta videro l’approvazione di un’importante legge di organizzazione territoriale, l’elezione diretta del Sindaco e del Presidente della Provincia e l’introduzione dell’imposta comunale sugli immobili, l’ICI. Tuttavia, la crisi finanziaria, e poi dei debiti sovrani e della generalità delle economie europee, ha minato in profondità il modello dell’autonomia finanziaria sviluppato negli anni precedenti. Il ripensamento si è concretizzato nell’adozione diffusa di misure di contenimento dell’autonomia fiscale locale, con un processo ribattezzato di ri-centralizzazione.

Questa ricerca ha indagato gli effetti di tale processo di ri-centralizzazione su una serie di fondamentali indicatori di qualità del processo democratico locale, in particolare: l’affluenza alle urne; il grado di competizione politica (numero di candidati) e le caratteristiche dei sindaci eletti. I risultati dell’indagine empirica basata sui dati dei Comuni italiani negli anni 2000 hanno dato i seguenti risultati: le limitazioni fiscali introdotte hanno portato a una riduzione dell’affluenza al voto e del numero dei candidati sindaci, a un incremento nel margine di voti che divide il sindaco eletto dal secondo classificato, e a un miglioramento in alcuni indicatori di qualità dei sindaci eletti. Cosa è successo in sostanza? L’evidenza empirica è compatibile con l’ipotesi, del tutto anticonvenzionale, che le limitazioni fiscali imposte dallo stato agli enti locali abbiano ridotto il contenuto ideologico delle elezioni locali, da un lato diminuendo il grado di competizione e l’affluenza al voto, dall’altro favorendo un voto libero da ideologie e guidato in maggiore misura da considerazioni legate alla qualità dei candidati.

un racconto di
Federico Revelli
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

15 dicembre 2016

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