Dalle crepe delle rovine, l’elettrocardiogramma della storia
Sulla terra, e fatte con la stessa terra, ci sono costruzioni, ci sono case - al crocevia tra cultura, arte e scienza - risalenti a un remoto passato, antiche come l’uomo… le loro rovine ci stanno raccontando una storia. Una storia che stiamo decifrando con gli strumenti dell’ingegneria edile, tra ultrasuoni e machine learning nell'ambito del programma di dottorato Technologies for Cultural Heritage*.
Abbiamo mai fatto attenzione? Abbiamo mai ascoltato il non detto, il silenzio dei nostri amici, dei colleghi, delle persone care o degli estranei - quando quel silenzio ci sta davvero dicendo qualcosa?
Nell’ambito del programma Tech4Culture prestiamo ascolto alla storia riposta nelle crepe di una delle prime “creature” che abbiamo generato: i nostri edifici, le nostre case fatte di terra - che un tempo abbiamo creato e che a loro volta hanno creato noi: la nostra identità, la nostra cultura e tradizione, i nostri codici di comportamento, e i parametri del nostro comfort e benessere. Stiamo offrendo le nostre orecchie alle loro ferite che - reggendo il peso di tutto ciò che è accaduto nel corso della storia - hanno finalmente iniziato a parlare.
Ho completato il mio Master Avanzato in Analisi Strutturale dei Monumenti e delle Costruzioni Storiche (SAHC - Structural Analysis of Monuments and Historical Constructions) presso l'Università di Padova e presso l'Università del Minho in Portogallo. Con la supervisione della professoressa Monica Gulmini, e all’interno del gruppo della professoressa A.M. Margherita Ferrero, sto conducendo a Torino questo progetto di ricerca, focalizzato sugli aspetti scientifici e tecnologici della conservazione del patrimonio in terra cruda.
Le strutture in terra cruda sono elementi fondamentali del patrimonio mondiale. La terra cruda è documentata in numerose varianti e in svariate tipologie di struttura. La conservazione e il restauro del patrimonio culturale in terra cruda sono strettamente legati all'identificazione e all’analisi descrittiva delle crepe, che forniscono dati quantitativi accurati, su cui si basano le strategie di conservazione. Crepe marcate possono propagarsi lungo la superficie di un muro di terra cruda e causare gravi problemi strutturali fino al cedimento del muro stesso. Questo dato di fatto mette in luce la necessità di individuare le porzioni soggette a fratture e di intervenire dal punto di vista della sicurezza a partire dagli stadi iniziali di formazione delle crepe, il che è fondamentale nelle azioni conservative.
Col mio progetto stiamo impiegando e sviluppando tecniche di analisi digitale e di rilevamento dei bordi per individuare i contorni delle crepe, dunque per osservare ciò che per molti anni è stato ignorato.
In questo contesto, parte della mia ricerca include un approccio basato sull’apprendimento automatico (machine learning) che identifica gli andamenti caratteristici che emergono quando si trasforma l’immagine di una superficie in una rappresentazione numerica. Questa, a sua volta, può fornire le regole matematiche che servono per effettuare operazioni specifiche, come, per esempio, il rilevamento delle crepe.
Nella fase della diagnosi ascoltiamo il cuore della terra cruda esaminando, come fossero veri e propri “elettrocardiogrammi”, i grafici prodotti dalle onde ultrasoniche che l’hanno attraversata, rilevati utilizzando uno strumento portatile. Nello specifico, misuriamo la velocità di propagazione delle onde di compressione e di taglio, e quindi stimiamo la deformabilità del materiale. In laboratorio testiamo la resistenza a compressione in direzione verticale per analizzare il modo in cui le strutture sopportano nel tempo la compressione dovuta al loro stesso peso. A questo fine produciamo provini di terra compattata che riproducono, in scala ridotta, le strutture reali.
Ci auguriamo che la condivisione di tali informazioni aiuti i restauratori professionisti a individuare i migliori rimedi per “curare” queste costruzioni - perché la loro guarigione guarisce anche noi - e per conservarle, perché la loro conservazione preserva anche noi stessi e la terra in cui viviamo.
*Il progetto T4C (Technologies for Cultural Heritage) è finanziato dal programma Horizon 2020 per la Ricerca e Innovazione dell'Unione Europea, in accordo con il Marie Skłodowska-Curie grant agreement N. 754511