Sclerosi laterale amiotrofica: da mutazioni rare a nuove terapie grazie alla genetica

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa rara per cui non è ancora disponibile una terapia efficace, anche se si stanno facendo grandi passi avanti grazie all’uso della genetica. Proprio in quest’ambito si colloca il progetto VALOR, che si propone di valutare la sicurezza e l’efficacia di un nuovo farmaco per il trattamento di un particolare tipo di SLA, causata dalla mutazione del gene SOD1. Allo studio partecipano 30 centri europei tra cui il CRESLA, del Dipartimento di Neuroscienze di UniTo, è l’unica realtà italiana. 

La prima volta che andai a documentarmi sulla SLA ero al quinto anno di medicina. Avevo appena chiesto la tesi al professore che sarebbe poi diventato il mio maestro e lui mi diede una tesi sulla SLA. Così, scoprii che SLA sta per “Sclerosi Laterale Amiotrofica” ed è una malattia neurodegenerativa rara che determina una progressiva perdita di motoneuroni, cioè quei neuroni che innervano i muscoli e governano i movimenti. Come ebbi poi modo di constatare in prima persona - dopo che, da una semplice tesi di laurea, questo divenne il tema centrale della mia vita professionale - i pazienti affetti da questa malattia soffrono di una graduale perdita di massa, forza e funzioni muscolari. Non sono più in grado di camminare, di muovere gli arti, di cibarsi, di parlare, pur mantenendo nella gran parte dei casi una mente lucida. A oggi, ancora non esistono cure in grado di modificare significativamente il decorso della malattia e alla fine, circa tre anni dopo l’esordio, anche i muscoli necessari per la respirazione si immobilizzano.

Gli studi presso il CRESLA e una rara mutazione
Ma qual è la causa di questa malattia? Piuttosto che di causa al singolare, per la SLA bisogna parlare di cause, al plurale. La malattia sembra infatti essere provocata sia da fattori ambientali che incontriamo nel corso della vita sia da molteplici fattori genetici ereditari.
Al Centro Regionale Esperto per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (CRESLA) di Torino, il centro di riferimento regionale per la SLA che dirigo, accogliamo pazienti da tutta Italia e studiamo la malattia da oltre trent’anni. La maggior parte dei pazienti non ha parenti affetti dalla malattia e rientra quindi nei casi sporadici, presumibilmente dovuti a fattori ambientali. Il 12-15% dei casi invece ha una storia familiare di questa malattia. L’analisi del genoma dei pazienti ha permesso di scoprire che il 2% dei casi ereditari è causato da una varietà di mutazioni in un particolare gene, che codifica per la proteina SOD1. È stato proprio grazie alla genetica che oggi possiamo sperare di essere arrivati a una terapia efficace per questa particolare forma di SLA, detta SLA-SOD1.

Un nuovo e promettente farmaco
Nella SLA-SOD1, la proteina mutata acquisisce una funzione nociva che causa la morte dei motoneuroni. Abbiamo provato quindi a trovare una molecola in grado di ridurre i livelli di questa proteina tossica nell’organismo. Il nuovo farmaco è ora in fase di sperimentazione clinica all’interno del progetto VALOR, sponsorizzato dalla casa farmaceutica Biogen che, dopo le promettenti fasi I e II, lo ha promosso a livello mondiale. Allo studio partecipano 30 centri nel mondo che fanno riferimento a un’unica procedura internazionale per la registrazione dei pazienti e il CRESLA di Torino è l’unica realtà italiana. Nell’ambito di questo progetto il nostro centro segue al momento cinque pazienti affetti da SLA-SOD1 che si sono offerti volontari a partecipare alla sperimentazione. Potranno sembrare pochi, ma sono il 10% dei casi mondiali!

Curare e prendersi cura
Dopo che il paziente si è reso volontario procediamo con le analisi genetiche per accertarci che sia affetto da SLA-SOD1 e in caso positivo il paziente viene incluso nello studio e si prosegue con il percorso terapeutico. Durante tutte le fasi del protocollo sperimentale noi del CRESLA cerchiamo di seguire passo per passo non solo i pazienti, ma anche le relative famiglie, che possono sempre confrontarsi con il nostro team di medici, infermieri e psicologi. Cerchiamo insomma di seguire un approccio che enfatizzi l’importanza della cosiddetta care, cioè il “prendersi cura”, affianco alla cure, il più classico “curare”. In quest’ottica del to care è fondamentale che paziente e familiare siano consapevoli e partecipi delle scelte terapeutiche e questo diventa ancor più importante in una malattia ereditaria come la SLA-SOD1. Difatti, lo screening genetico utilizzato sui pazienti SLA per diagnosticare la SLA-SOD1 può rivelarsi utile anche per i familiari sani, per valutare la predisposizione alla malattia e, qualora fosse necessario, prevenirne i sintomi.

Dalla SLA ad altre malattie neurologiche, grazie alla genetica
Grazie all’uso della genetica stiamo quindi per arrivare a sviluppare il primo trattamento in grado di bloccare la progressione della malattia. I nuovi paradigmi di diagnosi, cura e prevenzione dello studio VALOR si potranno esportare ad altre malattie multifattoriali complesse neurologiche, come Alzheimer, Parkinson e sclerosi multipla, tutte patologie ad alto impatto epidemiologico. Oltretutto, il numero di casi di queste malattie nel mondo è destinato a salire nei prossimi decenni a causa dell’invecchiamento della popolazione, acquisendo un impatto socio-economico sempre più rilevante. Pertanto, la scoperta di nuovi strumenti per la diagnosi, la cura e la prevenzione di queste malattie non è importante solo per i pazienti e le loro famiglie ma anche per il Sistema Sanitario Nazionale e la società intera. 


Per approfondire sfoglia la presentazione completa del progetto

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un racconto di

Adriano Chio'
gruppo di lavoro

Andrea Calvo
Cristina Moglia
Antonio Canosa
Giuseppe Fuda
Federico Casale
Maura Brunetti
dipartimento / struttura

rivolto a

TIPO DI ATTIVITÀ

Pubblicato il

11 maggio 2021

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