OnStage: NOn STare A GuardarE! Il teatro sociale contro le discriminazioni LGBTQIA+

Il tema delle discriminazioni LGBTQIA+ è ancora attuale, nonostante la crescente attenzione per l’inclusione. Il progetto OnStage ha voluto contribuire alla co-costruzione di consapevolezza necessaria per contrastare le discriminazioni: attraverso una rassegna teorica interdisciplinare, interviste e laboratori, il lavoro di Social Community Theatre ha dato origine a un gioco teatrale in cui il pubblico gareggia amichevolmente reagendo a stimoli che allenano il pensiero critico. OnStage ha fatto il tutto esaurito nelle 5 edizioni realizzate tra il 2022 e il 2023.


Non siamo, forse, oggi, in un mondo inclusivo, senza discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l’identità di genere? Diversi dati ci portano a sostenere che non sia così.
Intendiamoci, sono stati fatti numerosi passi avanti in tema di affermazione dei diritti e, senza dubbio, molto è cambiato nel mondo e anche nel nostro paese. Ma se guardiamo, ad esempio, al report 2023 di Istat e UNAR osserviamo dati ancora preoccupanti in tema di discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Dai risultati emerge, ad esempio, che il 41% di chi ha risposto dichiara di aver subito un qualche svantaggio lavorativo per il proprio orientamento sessuale.

Dunque, i fenomeni discriminatori persistono, con intensità e frequenza diversa in contesti differenti ma sempre con conseguenze negative per le persone coinvolte e per il benessere sociale complessivo. Inoltre, dal punto di vista giuridico, si osserva una sostanziale difficoltà nell’adottare norme specifiche di contrasto a questo tipo di discriminazioni. Per questo motivo i movimenti di difesa dei diritti, ormai giunti a mezzo secolo di vita, sono più che mai vitali: offrono sostegno alle politiche inclusive e stimoli per il miglioramento.

Il tema è centrale anche nel mondo del lavoro: sempre più organizzazioni considerano l’inclusione un valore da presidiare anche se, in questo caso, purtroppo non sempre l’immagine corrisponde alla realtà ed è fondamentale scardinare operazioni meramente di facciata (messe in atto come strategie di employer branding), in favore di processi realmente inclusivi.

Costruire una cultura inclusiva è tra le missioni dell’accademia e, in particolare, l’Università di Torino ha una storia che testimonia l’impegno su questo fronte, portato avanti grazie alla formazione, alla ricerca e alla divulgazione scientifica, alla collaborazione con le associazioni del territorio, alla disponibilità di strumenti e politiche ad hoc (dalla consigliera di fiducia, alla carriera Alias). Permane però la necessità di dare continuità a questo impegno, sia attraverso il consueto lavoro strutturale, interno ed esterno all’Ateneo, teso a migliorare gli strumenti esistenti e a introdurne di nuovi, sia attraverso iniziative specifiche. Il progetto OnStage rientra tra queste ultime.

Nato dall’incontro di diverse discipline - psicologia, sociologia, diritto, storia, informatica, teatro - l’obiettivo era quello di stimolare la capacità di “non stare a guardare” quando una persona viene discriminata per la sua identità di genere o il suo orientamento sessuale o, più in generale, quando si assiste a un fenomeno di discriminazione, direttamente o indirettamente.

Abbiamo scelto il teatro sociale come metodologia di attivazione della consapevolezza, dello spirito critico e della proattività nel contrasto alle discriminazioni.
A partire da una rassegna teorica interdisciplinare, interviste e attività di laboratorio teatrale e, soprattutto, grazie al lavoro creativo/performativo di Social Community Theatre, è nato un gioco in cui il pubblico, organizzato in due squadre, gareggia amichevolmente, vincendo qualche “chilo di sale in zucca”. Sul palco si susseguono scene di vita quotidiana, raccontate o rappresentate, ma anche brevi quiz a risposta multipla, emozionanti storie vere (di Veronica, Marco e Fulvio) e racconti di figure forti e momenti iconici nella storia dei diritti.


Perché il teatro sociale: è un percorso educativo che mette al centro la crescita del singolo, del gruppo e la loro relazione con il contesto che li circonda.

La partecipazione del pubblico, nel teatro sociale e di comunità, è pensata con delicatezza ed è improntata a cogliere l’aspetto più leggero e giocoso: ciò consente diversi gradi di implicazione, dall’ascolto, alla partecipazione con la semplice operazione di “voto” nelle risposte ai quiz o attraverso il lancio del dado, fino alla comparsa in scena. Non si resta “solo” a guardare, dunque, ma si coltiva la sensazione che lo spettacolo sia co-costruito, con gradi diversi di approfondimento personale, corrispondenti al proprio sentire e quindi rispettosi delle individualità. Questo - piccolo o grande - movimento verso la partecipazione è simbolico rispetto alla possibilità di reagire alle discriminazioni.

Una delle tante suggestioni emerse da chi ha partecipato a OnStage.

OnStage è andato in scena 3 volte nel 2022 e 2 volte nel 2023 e tutte le edizioni sono state sold-out. Il pubblico era principalmente composto da persone già sensibili e informate sul tema e questo, forse, potrebbe essere stato un limite del progetto. Secondo i dati raccolti al termine degli spettacoli attraverso un questionario online, il 95% ha dichiarato che è molto importante occuparsi del contrasto alle discriminazioni LGBTQIA+ e l’83% ritiene che il fenomeno sia ancora diffuso in Italia. Lo spettacolo è stato percepito come molto coinvolgente dal 70% e sono state apprezzate soprattutto le testimonianze e i temi affrontati. La partecipazione emotiva è stata elevata, con una prevalenza di vissuti positivi associati alle storie vere, adattate e portate in scena in forma di monologhi.

Sarà importante capire poi se ciò che le persone “si portano a casa” dopo la rappresentazione ha effettivamente un valore trasformativo, se in qualche modo le cambia.

In chiusura di questo breve racconto, ecco alcuni stralci di Ain't Got No/i Got Life di Nina Simone, la canzone che apre OnStage. E che celebra la libertà.

Ain't got no home, ain't got no shoes
Ain't got no money, ain't got no class
Ain't got no friends, ain't got no schooling
Ain't got no wear, ain't got no job
Ain't got no money, no place to stay
(…) But what have I got?
Let me tell ya what I've got
That nobody's gonna take away
I got my hair on my head
I got my brains, I got my ears
I got my eyes, I got my nose
I dot my mouth, I got my smile
I got my tongue, I got my chin
I got my neck, I got my boobies
I got my heart, I got my soul
I got my back, I got my sex
I got my arms, I got my hands
I got my fingers, got my legs
I got my feet, I got my toes
I got my liver, got my blood
Got life, I got my life

Componenti del gruppo:
Chiara Ghislieri, Dipartimento di Psicologia; Marinella Belluati, Culture Politica e Società; Mia Caielli, Dipartimento di Giurisprudenza; Antonio Pizzo, Dipartimento di Studi Umanistici; Luca Rollé, Cirsde, Dipartimento di Psicologia; Daniela Adorni, Dipartimento di Studi Storici; Joelle Long, Cirsde; Silvia Novelli, Cirsde; Monica Molino, Dipartimento di Psicologia; Marco Pelissero, Dipartimento di Giurisprudenza; Antonio Vercellone, Dipartimento di Giurisprudenza; Fabiana Vernero, CIRMA, Dipartimento di Informatica; Elena Bravetta, Direzione generale; Marcella Iovino, Direzione generale; Maurizio Consolandi, Dipartimento di Studi Umanistici; Cinzia Barbieri, CUG, DISAFA; Susanna Bison, CUG; Rosangela Mesiano, CUG; Cosima Maria De Gironimo, CUG; Letizia Pisciuneri, CUG

Hanno inoltre collaborato al progetto:
Sarah Cinardo, Francesca Maiorano, Giulia Menegatti, Alberto Pagliarino, Alessandra Rossi Ghiglione, Chiara Stagno, Stefano Tenna, Francesca Tampone

Rete e supporto al progetto:
Corep, Social Community Theatre Centre, Cisl-FSUR, Uil Scuola RUA, FLC Cgil, Quore, EnaipPiemonte, Torino Pride e Comune di Torino.

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