Archeologia per le comunità. L’Iraq Museum di Baghdad e il Centro culturale italo iracheno

Il museo archeologico di Baghdad (Iraq Museum) rappresenta una finestra sul passato del Vicino Oriente e sull’intera storia dell’uomo. Il museo, chiuso alle visite regolari dalla fine degli anni Ottanta ha subito gravi danni dopo il saccheggio del 2003. Nel 2015, grazie anche agli interventi italiani di riqualificazione è stato uno dei primi musei iracheni a riaprire al pubblico. Il progetto di riallestimento è stato coordinato e realizzato da archeologi e storici dell’Università di Torino, già attivi da decenni nel paese, con un apporto scientifico di primo rilievo.

          Scolaresche nelle sale dell'Iraq Museum, 2017

Sono ancora nei nostri occhi le distruzioni dei terroristi dell’Isis di qualche anno fa nei siti in Iraq e Siria, volte a cancellare quel passato comune che rappresenta un forte legante tra culture ed etnie. La cooperazione dell’Italia con l’Iraq, e quella di UniTo attraverso il CRAST (Centro ricerche archeologiche e scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia), risale a oltre 50 anni fa e si è ulteriormente rinforzata dopo il saccheggio dell’Iraq Museum di Baghdad (2003), continuando anche durante i recenti conflitti.

Dal saccheggio alla ricostruzione
Gli archeologici torinesi sono oggi impegnati su tre fronti: sullo scavo a Tulul al Baqarat (Iraq centro-meridionale), un sito gravemente danneggiato dagli scavi clandestini e di grande importanza storica; nella formazione di personale iracheno e nella divulgazione verso le comunità locali e nella loro sensibilizzazione per una maggiore consapevolezza del proprio patrimonio culturale; nella riqualificazione e riapertura delle sale dell’Iraq Museum di Baghdad, scrigno di tesori fondato da un'incredibile nobildonna inglese, Gertrude Bell: avventuriera, archeologa, spia, personaggio politico, direttrice onoraria delle antichità irachene.
La riapertura del Museo di Baghdad è un segnale forte che intende affermare l’importanza della Storia e la necessità di proteggere il comune patrimonio culturale umano a fronte delle dissennate distruzioni. L'intervento italiano, attraverso il nostro impegno, è stato fondamentale per arrivare a questo risultato e dando altresì nuovo slancio alla ricerca archeologica in Iraq, mentre cicli di corsi in loco hanno rappresentato una preziosa opportunità di formazione e di aggiornamento tecnologico per gli operatori culturali del territorio.

La partecipazione della comunità
Oggi, l’attività archeologica in Iraq non ha più solo valenza di ricerca scientifica, ma ha anche un forte impatto sociale. In risposta alle distruzioni, le attività sul campo mirano a sensibilizzare e coinvolgere le comunità locali negli scavi e nella tutela del patrimonio culturale o persino a contrastare il mercato illecito di antichità. Inoltre la riapertura dell’Iraq Museum, frequentato oggi da numerose scolaresche, è un forte segnale alla nazione (e al mondo) di volontà di preservare e affidare alle generazioni future l'inestimabile eredità di un passato che non è solo iracheno, ma dell'intera umanità.
Anche la ricaduta economica è stata significativa: gli introiti ricavati dagli ingressi (1 euro per i locali e di importo maggiore per i turisti), uniti alla crescita di visitatori dal 2015 a oggi (oltre 74mila), consentono la manutenzione ordinaria della struttura stessa. Inoltre, all’interno del museo sono state aperti negli ultimi anni tre attività commerciali - un negozio di souvenirs, un bookshop e una caffetteria - che hanno offerto anche nuovi posti di lavoro ai locali.

Investire nelle nuove generazioni
Finanziato da EuropeAid e coordinato dall’Università di Bologna, il progetto EDUU (Education and Cultural Heritage Enhancement for Social Cohesion in Iraq) ha inteso costruire una rete di promozione e divulgazione dei beni storici e archeologici dell’Iraq in stretta sinergia con università, scuole superiori, soprintendenza e amministrazioni locali e società civile irachena. Le attività formative per il personale delle sovrintendenze e le lezioni nelle scuole hanno coinvolto anche la popolazione.
Nell’ambito di questo progetto, inoltre, tra il 2019 e il 2020, lungo il percorso delle sale espositive del museo, abbiamo creato una sala didattica per bambini con giochi da tavolo, mappe cronologiche e un video-cartoon introduttivo. L’attenzione del CRAST alla formazione dei più giovani risale già al 2016, quando venne prodotto “La strada di Baghdad”, un fumetto rivolto a ragazze e ragazzi di età tra i 10 e i 14 anni, distribuito al museo per sottolineare l’importanza dell’istituzione museale e della storia, e al quale ne sono seguiti altri due, all’interno del progetto europeo EDUU, sempre relativi al patrimonio iracheno.


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Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di

Carlo Lippolis
gruppo di lavoro

Stefano De Martino
dipartimento / struttura

rivolto a

TIPO DI ATTIVITÀ

Pubblicato il

06 maggio 2021

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