A livello mondiale, e in particolare nei Paesi con uno stile di vita tipicamente occidentale e con una maggiore aspettativa di vita, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte e hanno prognosi peggiori rispetto ai tumori. Dopo l’infarto miocardico acuto (IMA), l'insufficienza cardiaca (IC), che è altamente invalidante, è la diagnosi più comune.
La scarsa ossigenazione degli organi porta una scadente qualità della vita, e, insieme alle aritmie, costituisce il principale meccanismo attraverso cui sopraggiunge la morte.
L'ipertensione arteriosa, l’obesità e il diabete sono epidemiche e aumentano fortemente il rischio di IMA e IC. È quindi fondamentale studiare i meccanismi che predispongono a queste condizioni.
La riperfusione, un particolare intervento chirurgico introdotto negli anni 1980, è tutt'oggi l'unico modo per ridurre il danno da IMA e la gravità dell’IC; purtroppo però ha degli effetti collaterali in termini di danni ai tessuti e la ricerca ha chiarito che danneggia i mitocondri delle cellule cardiache.
È tuttavia possibile innescare meccanismi protettivi e individuare le terapie adatte a limitare i danni da riperfusione grazie alla cardioprotezione con Pre- e Post-condizionamento (brevissimi periodi di ischemia/riperfusione intermittenti).
Il nostro gruppo ha incentrato la ricerca e le collaborazioni sui meccanismi molecolari che stanno alla base della protezione e che possono essere attivati mediante terapie mediche e diete mirate.