Come far sì che i sistemi agricoli tradizionali diventino patrimonio culturale? Tramite una “cassetta degli attrezzi” che raccolga vari approcci pensati per le comunità e gli stakeholder locali, affinché essi stessi lavorino alla valorizzazione del patrimonio agricolo coniugando l’analisi della geodiversità a quella dei servizi ecosistemici. Questo approccio può essere un'occasione per le comunità tradizionali e indigene di beneficiare sia del capitale naturale sia di quello socio-culturale, nel contesto dell’era Covid e post-Covid connotata dall’incertezza causata dalla crisi climatica.
In qualità di studioso di ecologia umana, uno dei miei compiti principali è comprendere la profonda relazione tra ambiente e società. Considerato che viviamo in un mondo in cui alcuni governi e autorità ancora negano la crisi climatica e altri aspetti basilari della scienza, mi sento di affermare che è ancora difficile approfondire queste tematiche, sia per la scarsità di incentivi, di finanziamenti e di iniziative mirate sia - semplicemente - per le lacune informative.
L'agricoltura è una pratica antica che lega l'uomo all'ambiente ed è responsabile della fornitura di cibo e materie prime in ogni parte del mondo. Seguendo questa linea di pensiero, scienziate e scienziati di settori differenti provano a guardare a questa pratica come a un insieme olistico, caratterizzato da una dimensione biologica, geologica, economica, sociale, culturale e storica.
Il nucleo della mia ricerca di dottorato, che si svolge nell'ambito del programma T4C*, è l’interpretazione dell'agricoltura come patrimonio culturale, inteso del senso più ampio, ovvero come sintesi di elementi antropici e naturali. Un'interpretazione che coniuga l’analisi della multifunzionalità dei ruoli coinvolti nei sistemi agricoli con quella delle emergenze che il settore sta affrontando, in particolare la crisi climatica, le nuove tecnologie, le trasformazioni sociali e politiche, la sicurezza alimentare e la sicurezza dei mezzi di sussistenza - per citare alcuni dei temi presenti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
In generale, il principale obiettivo di un programma dedicato al patrimonio agricolo è quello di identificare e salvaguardare i sistemi agricoli tradizionali, dal momento che combinano agro-biodiversità, geodiversità ed ecosistemi resilienti con un prezioso patrimonio di conoscenze tradizionali e con l’eredità socio-culturale. Diventa quindi fondamentale creare una rete, stabile nel tempo, per sostenere i sistemi agricoli e apportare dei benefici a livello nazionale e locale, promuovendone la conservazione dinamica e la gestione sostenibile. Un buon punto di partenza, utile per conoscere il loro stato attuale e la loro evoluzione, è l’analisi dei sistemi agricoli a partire dai programmi dedicati alla salvaguardia del loro patrimonio, come i registri nazionali e, a livello internazionale, il programma GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems), avviato dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. Ho quindi selezionato alcuni di questi programmi del Brasile, dell'Italia e della FAO.
Dato che dall’ambito di azione di tali programmi spesso è esclusa la gestione e la progettazione relativa all’utilizzo del territorio, è indispensabile che i governi superino le attuali carenze, imputabili non solo all’impiego di un nuovo strumento, ma dovute soprattutto alla condizione in cui operano le agenzie nazionali responsabili dell’ambiente e dell’attuazione dei programmi. Se questi organismi non vengono potenziati con le risorse umane, materiali ed economiche necessarie, le domande di partecipazione e i processi sono compromessi: difficilmente saranno di qualità e - quel che è peggio - non diverranno poi oggetto di analisi né tantomeno di monitoraggio. Al contrario, più i paesi sono in grado di inserire iniziative di progettazione nel maggior numero di politiche agricole, più queste diventano efficaci e - man mano che l'insieme di premi e incentivi legati a queste iniziative si espandono - un numero crescente di agricoltori si sentirà riconosciuto e stimolato a prendervi parte.
Un altro approccio che sto sperimentando è osservare il patrimonio agricolo attraverso la lente della geodiversità. Solitamente sentiamo parlare soprattutto di biodiversità, e in effetti la geodiversità può essere considerata un concetto nuovo in questo contesto. Per fortuna, di recente sta crescendo l’attenzione verso le dinamiche economiche e ambientali che impattano sulla geodiversità e sui paesaggi culturali in condizioni di cambiamento climatico. Ma cos'è la geodiversità? È il repertorio naturale delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrologiche e del suolo. Include le loro combinazioni e strutture, i sistemi a cui fanno parte e il contributo che apportano ai paesaggi. In questo modo, la geodiversità interagisce con la biodiversità e la influenza: sono fattori inscindibili e concorrono a determinare la diversità in natura. Per capire gli ecosistemi, dobbiamo considerarli nel loro complesso e non guardare solo alle singole parti che li compongono.
Quindi, eccomi qui a studiare aree diverse del Brasile e dell'Italia, rispettivamente il Sistema Agricolo di Vazante e la comunità Walser, con l’obiettivo di capire la relazione tra la distribuzione del paesaggio agricolo e l’approccio ai servizi ecosistemici basato sulla geodiversità, al fine di potenziare questi processi di selezione e collaborare alle politiche pubbliche che riguardano la pianificazione, gestione e conservazione del patrimonio agricolo.
Per incrementare ulteriormente i programmi dedicati al patrimonio agricolo, è necessario un maggiore sostegno da parte della comunità scientifica, delle comunità locali e degli enti governativi. I sistemi agricoli tradizionali e fondati sulle culture indigene che riconoscono il valore del produttore e dell'ambiente meritano ancor più supporto e valorizzazione. Le politiche agricole possono funzionare come un vettore per la conservazione dell'ambiente attraverso programmi finalizzati a preservare il patrimonio, incorporando istituzioni e politiche esistenti, garantendo l'estensione di queste iniziative programmatiche e riducendo i costi. Tali sistemi infatti non solo favoriscono l'equità sociale ed economica, ma possono anche rappresentare un modello per l’innovazione tecnologica, in un futuro sostenibile per l’agricoltura e per la scienza.
*Il progetto T4C (Technologies for Cultural Heritage) è finanziato dal programma Horizon 2020 per la Ricerca e Innovazione dell'Unione Europea, in accordo con il Marie Skłodowska-Curie grant agreement N. 754511