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Infezioni e difese

Cosa ha ucciso Palanfrè? Autopsia sul gipeto bianco di Novalesa

Quando si sente nominare il termine “autopsie” si pensa solo a quelle eseguite in ambito umano, ma anche per gli animali spesso è necessario capire la causa di morte di un soggetto. Io mi occupo proprio di questo, in ambito sia clinico sia forense.

Era una notte buia e tempestosa…così iniziano la maggior parte dei racconti noir… e non solo! Questa volta era una mattina grigia e nebbiosa, quando, presso l’abbazia di Novalesa, viene trovato morto, poco distante dai cavi di una linea elettrica di media tensione, Palanfrè, il gipeto bianco.
A un primo esame esterno si era ipotizzato che l’animale avesse urtato i cavi dell’alta tensione e fosse quindi morto folgorato. Eppure Palanfrè non mostrava i segni caratteristici di una folgorazione: un attento esame anatomo-patologico presso il nostro Dipartimento, ci ha permesso di ricostruire alcuni importanti indizi. L’esame radiografico ha evidenziato un pregresso episodio traumatico dell’ala destra successivamente risoltosi con una mal-consolidazione della frattura;. la presenza di tre pallini da caccia nella stessa zona e localizzati nel sottocute e nel muscolo brachiale destro, accompagnati da una modesta reazione periostale (reazione dell’osso), hanno permesso di ipotizzare che la frattura e i pallini siano tra loro correlati e antecedenti di uno o due mesi la morte del soggetto. Data la posizione delle munizioni rinvenute e la distanza tra esse, è presumibile ipotizzare che il colpo d’arma da fuoco sia stato esploso da grande distanza. Gli esami istologici hanno confermato la presenza di emorragie cavitarie, costali e polmonari. Tali reperti sono ascrivibili a traumi intervenuti pre o peri-mortem.

Gli esami per la ricerca di “esche e bocconi avvelenati” hanno evidenziato la presenza di diverse molecole appartenenti alla classe dei rodenticidi anticoagulanti, che possono costituire fattori predisponenti l’insorgenza delle emorragie polmonari e del versamento cavitario conseguenti a un trauma peri-mortem. L’intossicazione rilevata, come anche la positività per Toxoplasma gondii, il parassita che nell’essere umano può provocare la toxoplasmosi, è da ricondurre all’ingestione di ossa e di carcasse di animali avvelenati con rodenticidi e di ospiti intermedi di T. gondii, essendo il gipeto un animale necrofago all’apice della catena alimentare. La positività agli esami batteriologici per Enterococcus faecium e Hafnia alvei non è ascrivibile ad alcuna manifestazione patologica poiché si tratta di due generi batterici ritenuti normali commensali di molti animali e dell’uomo. Le concentrazioni di piombo rilevate nei tessuti fanno ipotizzare un avvelenamento dovuto ai pallini presenti a livello dell’ala. Gli esami microbiologici per malaria aviare e quelli virologici hanno dato esito negativo.

In conclusione, la causa di morte è da considerarsi multifattoriale: la causa primaria è ascrivibile alla marcata e diffusa emorragia cavitaria e polmonare mentre la presenza di rodenticidi anticoagulanti rilevati dall’esame tossicologico può aver favorito il sanguinamento o l’entità dell’emorragia. Se l’ipotesi di folgorazione è smentita dall’analisi anatomopatologica, bisogna considerare che il possibile impatto con i cavi dell’alta tensione può essere stato causato da anomalie comportamentali e del volo dovute all’intossicazione da rodenticidi, agli alti tassi di piombo a livello encefalico, all’ipotetica presenza di emorragie cerebrali o all’azione patogena di T. gondii, da sole o in sinergia.

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un racconto di
Frine Eleonora Scaglione
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

06 febbraio 2019

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