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Culture, Produzione culturale e artistica, Filosofia

La prospettiva della civetta e le radici filosofiche della città

Seoul, South Korea (NASA, International Space Station, 10/03/13)

La città è natura! O almeno lo è la parte fisica del sistema urbano, che ha caratteristiche che presentano diverse similitudini con il mondo vegetale. E il legame dell’essere umano che abita in città con il mondo vegetale rimane strettissimo: una consapevolezza che già durante la seconda rivoluzione industriale ha portato alla progettazione della città giardino come ideale per uno sviluppo urbano futuro.

I materiali dell’urbanistica sono il sole, gli alberi, il cielo, l’acciaio, il cemento, in questo ordine gerarchico e indissolubile.
Le Corbusier

Per mia formazione prima da architetto poi da urbanista, e infine da filosofo, sono portato a guardare la città attraverso una lente particolare: all’attenzione  all'edificio e il suo contesto tipica dell’architetto si aggiunge la capacità di ampliare la visuale che compete all’urbanista. La filosofia poi mi fornisce gli occhi della civetta - usando le parole di Remo Bodei - capaci di interpretare filosoficamente in modo vigile e cosciente le modificazioni prodotte dall’epoca.

Per pensare alla città come un luogo naturale è sufficiente paragonarla ai termitai. Forse la “casa della società” umana appare un po’ più complessa, ma i presupposti sono simili: sono entrambi ambienti artefatti emersi nell’ambito dell’evoluzione sociale. Il genere umano e le termiti sono due specie eusociali predisposte alla cooperazione, all’altruismo e alla divisione del lavoro tra i membri della comunità, che in qualche modo fanno eccezione nel mondo animale.
Oltre a essere legata al mondo animale, la città ha caratteristiche che possono essere assimilate al regno vegetale. Il rapporto fra le piante e la città può essere individuato sia nell’ampio ecosistema che si forma in ambito urbano, sia come riferimento metaforico. L’ambiente città comprende la sfera vegetale che per la società umana che la abita assume una doppia importanza: a livello fisico nel rilascio di ossigeno e in ambito psicologico nell’importanza estetica del verde.

Il rapporto fra città, cittadino e il verde è stato per la prima volta indagato nell’epoca della rivoluzione industriale e ha portato alla progettazione della “città giardino” come ideale per uno sviluppo urbano futuro. L’utopica Garden city è stata oggetto di parziali realizzazioni, come ad esempio la città di Letchworth, fondata nel 1903 nei pressi di Londra e fonte di ispirazione per l’urbanistica del ‘900, da Broadacre City di Frank L. Wright al quartiere Mirafiori Nord di Torino. Proprio da quegli esperimenti di progettazione urbanistica imposta dall’alto (top-down) siamo portati, erroneamente, a considerare le città come enti da gestire in maniera gerarchica. Viceversa, invece, le città si auto-organizzano attraverso processi autopoietici con spinte dal basso (bottom-up)., mentrela progettazione urbanistica è una delle componenti (e probabilmente neanche la più importante) dell’evoluzione della città. La realtà urbana emerge dallo sviluppo culturale che procede con un andamento lamarckiano e non darwiniano in quanto non si sviluppa solo casualmente, ma con un margine di progettualità. La spinta dal basso non consiste nella volontà democratica dei cittadini, ma in una rete complessa di rapporti fra l’urbs (la città fisica), la civitas (contesto sociale, economico e culturale) e la communicatio (l’informazione digitale).

La filosofia è da intendersi come una civetta che scruta la città sul far della sera, quando ormai il processo di formazione della realtà appare concluso, ma che tuttavia può contribuire a far prendere coscienza agli urbanisti, ai politici e agli amministratori che la realtà urbana non deriva da una realizzazione progettuale, ma da una complessa evoluzione condizionata dall’asimmetria, dalla diversità, dalla rapidità, dalla resilienza e dalla programmazione. L’approccio filosofico ci suggerisce che gestione e pianificazione della città debbono tenere conto di fenomeni fino a ora sottovalutati o addirittura ignorati quali la casualità, la contingenza, la teleonomia, l’autopoiesi, che sono, in ultima analisi, le principali componenti della complessità.

Stefano Mancuso, neurofisiologo vegetale, coglie una similitudine tra il mondo vegetale e un altro artefatto umano, la rete internet: «la topografia di internet è molto simile a quella di un apparato radicale, perché risponde alle stesse esigenze: un sistema distribuito e senza alcun centro di comando». Si può aggiungere che anche la topografia delle città presenta notevoli similitudini con l’apparato radicale precisando che la metafora ideale sembra essere il rizoma, il fusto perenne per lo più sotterraneo, proprio di alcune piante erbacee, che si distingue dalla radice perché presenta foglie ed è diviso in internodi. Lo sviluppo rizomatico, come evidenziato dai filosofi Gilles Deleuze e Félix Guattari, connette punti casuali e non necessariamente della stessa natura. Inoltre il rizoma quando viene tagliato riprende la sua crescita per vie alternative che si rinviano reciprocamente formando un sistema di deterritorializzazione e di riterritorializzazione. I “mille piani” della città la rendono una struttura complessa, una molteplicità di molteplicità.
Al di là delle metafore, che ci aiutano a comprendere la realtà, la riflessione sulla vegetazione e la città ci porta a un ridimensionamento dell’antropocentrismo. La nostra sopravvivenza dipende dalla presenza delle piante sul pianeta, mentre i vegetali in molti casi vivrebbero meglio senza la specie umana pur risultano resilienti ai nostri disastri. Ne è un esempio la città di Pripyat, vicina a Černobyl’, che non si presenta come una landa desolata da film post apocalittico, ma al contrario si rivela come un luogo verde popolato di animali; la vegetazione e la fauna abitano la città … gli unici che non possono tornarci sono i 50mila abitanti che l’hanno abbandonata, in tutta fretta, 34 anni fa.



IMMAGINI

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Nicola Siddi
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

03 agosto 2020

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