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Culture, Produzione culturale e artistica, Filosofia

Come una barca in balia della tempesta. Smarrimento e fede dal Medioevo a oggi

Paris, Bibliothèque Nationale de France, fr. 9199, f. 40v

Come affrontavano le situazioni di pericolo e incertezza gli uomini e le donne del Medioevo? Siamo poi così diversi da loro? Ecco qualche spunto di riflessione fornito da una raccolta di “miracoli” in medio francese redatta nel XV secolo alla corte di Borgogna. Lo studio dell’opera rientra nell’ambito del progetto PRIN Transizione o rivoluzione? Per un nuovo paradigma della lingua e della letteratura francese tra Medioevo e Rinascimento, il cui polo torinese è coordinato dalla professoressa Paola Cifarelli. 

È la sera del 27 marzo 2020 e il numero dei contagi da Covid-19 sta per raggiungere il picco. Papa Francesco indìce un inconsueto momento di preghiera: la benedizione eucaristica Urbi et Orbi. La lettura di una pagina del Vangelo secondo Marco (4, 35-41) mi rapisce. La pioggerellina che sferza la deserta Piazza San Pietro scompare dinnanzi all’evocazione di una ben più terribile tempesta. Immagino una barca in mezzo al mare, il vento soffia forte e le onde minacciano di travolgerla; all’improvviso, Gesù calma i venti burrascosi e redarguisce i suoi discepoli per non aver avuto fede.

Mentre l’omelia del Pontefice suggerisce di cogliere le analogie tra il passo citato e l’angoscia che attanaglia il mondo, ripenso alle mie ricerche sui “miracoli” in medio francese, a quei racconti brevi che, nell’Europa medievale, narrano interventi straordinari operati da Dio o dai suoi emissari per aiutare gli uomini in difficoltà. Da qualche tempo, infatti, mi occupo di una raccolta di 71 “miracoli” mariani: si tratta di una compilazione redatta da un canonico piccardo di nome Jean Miélot e conservata in due lussuosi manoscritti a Oxford (Bodleian Library, Douce 374) e a Parigi (Bibliothèque Nationale de France, fr. 9199).
In particolare, mi torna in mente la storiella dei pellegrini che, in viaggio verso la Terra Santa, rischiano di perire durante un naufragio, ma si salvano grazie alla loro fede. Mentre il Papa ricorda che nessuno si salva da solo, rivedo una delle miniature che accompagnano il testo: c’è chi abbandona la nave, pensando di potersi salvare, ma c’è anche chi, non potendo fuggire, prega e beneficia così del miracolo che trasforma i corpi in bianche colombe. Oggi, come seicento anni fa, l’immagine della barca sul mare in tempesta sembra perfetta per descrivere le grandi situazioni di pericolo in cui la fede si rivela un baluardo al quale aggrapparsi per affrontare l’incertezza destabilizzante.

Nel XV secolo, la creazione di nuove raccolte di “miracoli” testimonia che, in un universo dove i pericoli minacciano continuamente il corpo (malattie, guerre, violenze) e l’anima (il diavolo si impossessa con facilità degli uomini), la fede ha bisogno di essere rafforzata. In quale modo? In primo luogo, attraverso l’accumulazione di esempi significativi con lo scopo di aumentare nel lettore/ascoltatore la percezione che tutti potranno salvarsi indipendentemente dalla gravità della situazione.
I 71 racconti di Miélot sono caratterizzati da strutture narrative molto semplici e da un lessico poco vario: un evento nefasto (“peril”, “danger”) irrompe nella vita dei protagonisti facendoli irrimediabilmente (“sans remede”) precipitare nell’angoscia (“douleur”, “angoisse”, “grant paour”, “paine”, “traveil”); la supplica sincera (“devotement et de bon cuer”) alla Vergine Maria precede di poco l’intercessione miracolosa (“merveille”) e lo scioglimento della tensione con il ritorno alla normalità. La ripetizione di questo modello imprime nella mente del lettore un solo messaggio: la fede trasforma ogni tipo di avversità in lieto fine

La memorizzazione del contenuto educativo è anche favorita dal piacere provato durante la lettura dei brani. Se l’occhio si diletta nell’osservazione delle sontuose “grisailles” - le miniature in scala di grigio - che ornano i manoscritti, l’intelletto si compiace nell’assaporare storie scritte facendo ricorso a tecniche traduttive di diverso tipo. In fondo, seicento anni fa, la fede si acquisiva anche attraverso la fruizione estetica del testo letterario... e poi, come oggi, salvava dalla disperazione.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Elisabetta Barale
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

28 aprile 2020

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