Brand
Culture, Produzione culturale e artistica, Filosofia

Capire il cinema per capire il mondo: un'analisi semiotica

Caden Cotard, protagonista di "Synecdoche, New York" (Charlie Kaufman 2009), è un regista teatrale che mette in scena la sua vita, in una spirale ove finzione e realtà si abbarbicano in un tutt’uno da cui è impossibile districarsi. Il film fotografa l’ossessione contemporanea per la rappresentazione

Nell’era della comunicazione fluida, delle fake news e della post truth, il ruolo dei testi â€" così in semiotica si chiamano i libri, le immagini, i film, e tutto quanto emetta senso â€" è più che mai preminente. Questi non solo raccontano se stessi, ma anche modificano la realtà che abitiamo, agendo sull’immaginario. Comprenderli significa comprendere chi siamo, sotto molte prospettive.
Il film di Kaufman, sceneggiatore portentoso e qui anche regista, mescola le carte per restituire l’immagine di una società fatta di rappresentazioni, e di rappresentazioni di rappresentazioni, ad libitum. È solo un film? Sì, ma anche no. È la testimonianza (non certo l’unica) di una tendenza sempre più marcata ad associare l’io all’immagine, e l’immagine al vero.

Così con la ricerca umanistica, attraverso prospettive molteplici â€" storica, filologica, filosofica, mediale, semiotica, sociologica, antropologica, psicologica â€" è possibile tracciare come funzioni il film, e più in generale come funzionino i testi, ai quali tutti noi ci aggrappiamo per dare significato al mondo e per costruirci un’identità. Operazioni che compiamo spesso automaticamente, quando agghindiamo casa nostra con oggetti-feticci tratti da questa o quella serie tv, quando adoperiamo certe formule linguistiche per dire agli altri che li amiamo o li odiamo, quando ci vestiamo, e persino quando andiamo a votare. La linea di demarcazione fra il palco e la vita è sempre più sottile.
In Synecdoche, New York l’ambizioso obiettivo è dunque mostrare come il rapporto fra finzione e realtà sia così saldo da produrre, addirittura, pieghe ove scindere l’una dall’altra sia impossibile. Ciò genera nel protagonista, Caden Cotard, uomo psicologicamente complesso, le più curiose patologie, ma suscita anche nello spettatore riflessioni che esulano dalla sua singolarità. Se l’incedere del mondo ha nei suoi meccanismi i tratti di funzionamento del teatro, del film, o della bacheca Facebook, allora è impossibile provare a comprenderlo senza prima aver volto lo sguardo a questi ultimi.

Come fare ciò? Educandosi a fruire i testi, nel nostro caso a guardare i film, con un occhio in qualche misura bipolare. Da un lato continuando ad amarli, dall’altro costruendovi sopra una critica, identificando i modi e le forme che generano la storia, provando a mappare le tracce che questi disseminano nella realtà e viceversa. Magari discutendone nelle tante occasioni pubbliche organizzate apposta a questo scopo, come martedì 6 Febbraio, al Cinema Massimo di Torino per la rassegna Cinephilo, alle ore 17.00, con la proiezione di Synecdoche, New York.

un racconto di
Bruno Surace
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

12 febbraio 2018

condividi

potrebbero interessarti anche