Le espressioni di odio si definiscono specificamente con il termine hate speech. Consistono in attacchi verbali volti a suscitare violenza e discriminazione contro singole persone o interi gruppi caratterizzati da una particolare razza o etnia (gli africani, i rom, ecc.), religione (i musulmani, gli ebrei, ecc.), genere (le donne), orientamento sessuale.
Molti studi in ambito psico-sociale hanno affrontato la natura del fenomeno, i meccanismi cognitivi che ne determinano la nascita e la diffusione in rete, mentre la descrizione delle forme verbali di incitamento all'odio, come insulti, sarcasmo e ironia, sono oggetto di studi linguistici. L’area dell’intelligenza artificiale che si occupa del linguaggio umano, la linguistica computazionale, ha invece sviluppato sistemi che rilevano la presenza dell’hate speech nei testi e consentono di analizzarne tipologia, frequenza e distribuzione.
Il nostro gruppo ha lavorato a diversi progetti dove l’applicazione di tecniche di analisi automatica ai testi estratti da social media permette di rilevare la presenza delle varie sfaccettature dell'hate speech nei confronti dei migranti e delle donne e di favorire lo sviluppo di percorsi di contrasto alla discriminazione.
Sono state sviluppate basi di conoscenza linguistica, usate in campagne di valutazione per misurare la capacità dei sistemi automatici di riconoscere l’odio in varie lingue, e piattaforme web per monitorare i discorsi di odio e visualizzarne la diffusione tramite mappe.