Brevetti che curano: un farmaco orfano per il trattamento inalatorio della fibrosi cistica
Grazie all’attività di ricerca svolta presso il Dip. di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute, abbiamo ideato e brevettato due nuovi composti per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica e della fibrosi cistica, malattie rare per cui sono poche le terapie disponibili. Il forte potenziale di sfruttamento di questi brevetti ha permesso di avviare le attività operative di Kither Biotech, spin-off accademico innovativo di UniTo, che nel 2019 - grazie a un eccezionale round di finanziamento da 5,6 milioni di euro - ha lanciato lo sviluppo preclinico e clinico delle molecole.

La professoressa Alessandra Ghigo 

La fibrosi polmonare idiopatica (FPI) e la fibrosi cistica (FC) sono malattie respiratorie rare, progressive e severe, che nel mondo interessano rispettivamente circa 3 milioni e 80.000 persone e per le quali non sono disponibili trattamenti farmacologici efficaci. Come le altre 7.000 malattie rare identificate sino a oggi, sono globalmente poco studiate: il numero ridotto dei pazienti non attira gli investitori, che preferiscono finanziare settori di ricerca con prospettive di mercato migliori. Accade così, purtroppo, che i meccanismi molecolari alla base della maggior parte di queste patologie - dette “orfane” - rimangano sconosciuti, con ricadute negative su diagnosi e trattamento: la prima, infatti, arriva in media dopo 4 anni, mentre il secondo è disponibile solo per il 5% delle malattie rare. Non è difficile immaginare le conseguenze deleterie sia per il sistema sanitario sia per la qualità di vita e il benessere socioeconomico dei pazienti e dei loro familiari...

Due brevetti e una start-up da un unico bersaglio molecolare
Il nostro gruppo di ricerca si occupa da decenni dello studio della proteina fosfatidilinositolo-3-chinasi (PI3K) - un enzima regolatore dei diversi tipi di cellule che contribuiscono all’insorgenza e alla progressione di queste malattie - e del suo potenziale come bersaglio di terapie farmacologiche. Grazie a un approccio multidisciplinare e alla collaborazione di altri dipartimenti dell’Ateneo e di istituti di ricerca nazionali e internazionali, abbiamo contribuito all’avanzamento della comprensione dei meccanismi molecolari alla base della fibrosi polmonare idiopatica e della fibrosi cistica, arrivando a mettere a punto due nuovi approcci terapeutici. I risultati del nostro lavoro hanno portato al deposito di un primo brevetto, relativo a una molecola (KIT-2012) che inibisce a livello polmonare l’attività di PI3K ed è efficace nel prevenire la degenerazione polmonare nella FPI e nel trattamento dell’asma grave resistente ai corticosteroidi, solitamente impiegati per cercare di limitare la sintomatologia in virtù delle loro proprietà antinfiammatorie e immunosoppressive. Siamo poi riusciti a identificare il ruolo della proteina PI3Kgamma nella fibrosi cistica, in Italia la più comune tra le malattie rare su base genetica. Questo risultato ci ha permesso di depositare un secondo brevetto, che descrive un peptide (KIT-2014) efficace per il trattamento della FC (i peptidi sono molecole costituite da una catena di lunghezza variabile di amminoacidi uniti tra loro attraverso un legame peptidico, NdR). 
Sulla base del forte potenziale di sfruttamento di questa scoperte sperimentali, abbiamo fondato nel 2011 lo spin-off innovativo di UniTo Kither Biotech - con sede presso il Molecular Biotechnology Centre di Torino e associato a BioPmed - che ha successivamente acquisito dall’Ateneo la proprietà intellettuale dei due brevetti. Kither Biotech ha ottenuto dall’Agenzia europea dei medicinali (EMA) due importanti riconoscimenti, che permettono l’accesso a procedure regolatorie semplificate e gratuite - fondamentali per la ricerca sulle malattie rare: nel 2017 l’Azienda ha ottenuto la denominazione di SME (Small and medium Enterprise, definizione EU per le piccole e medie imprese) e nel 2019 di PMI innovativa, mentre a febbraio 2017 il KIT-2014 ha ricevuto la denominazione di farmaco orfano.

Tra le imprese più promettenti
L’approvazione del piano di sviluppo da parte di EMA e i risultati degli studi di efficacia hanno permesso a Kither di ottenere la fiducia di un gruppo diversificato di investitori italiani che hanno finanziato un aumento di capitale di 5,6 milioni di euro. Kither è stata annoverata tra le 7 start-up più promettenti del 2019 da Il Sole 24 Ore e, grazie all’aumento di capitale, ha potuto avviare lo sviluppo preclinico e clinico del prodotto di punta, il peptide KIT-2014. 
I due brevetti depositati hanno ottenuto l’estensione in numerosi paesi extra-europei e favorito - assieme alla rilevanza dei risultati della ricerca di Kither Biotech - il consolidamento dei rapporti con enti di ricerca e imprese nazionali e internazionali. È stato rilevante anche l’impatto in termini di creazione e valorizzazione del capitale umano, come dimostra l’attivazione di stage formativi che hanno favorito l’inserimento professionale dei partecipanti nel settore farmaceutico e l’incremento dell’organico di Kither grazie all’attivazione di tre contratti a progetto per lo svolgimento di attività di ricerca.
Il contatto con associazioni di pazienti ed enti focalizzati sulle malattie rare ha contribuito ad accrescere la conoscenza di pazienti e famiglie sulle nuove opportunità terapeutiche allo studio, rafforzando il ruolo di Kither Biotech come riferimento scientifico-culturale per la società civile.


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Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di

Emilio Hirsch

Alessandra Ghigo
dipartimento / struttura

rivolto a

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Pubblicato il

18 maggio 2021

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