Geometrie di ricordi: una mappa letteraria della Torino di Primo Levi

Ispirandomi al progetto Mapping Dubliners, tramite Google Earth, ho realizzato una mappa della Torino di Primo Levi per svelare i luoghi legati al suo mestiere di chimico e di scrittore, alla sua educazione scolastica e universitaria e quelli citati nei suoi racconti e poesie. Un vero e proprio viaggio letterario ricco di citazioni, fotografie e approfondimenti per cogliere connessioni, scoprire nuove pagine di letteratura e guardare con lenti diverse luoghi familiari della città.



- Quali sono i luoghi della città a cui si sente più legato?
- Quelli che compaiono qua e là nei miei libri. Le parti di casa, di scuola, vale a dire il D’Azeglio, l’Università, un po’ al Valentino un po’ in via Po, dove tra l’altro abitava la mia nonna paterna. Anche via Roma vecchia, che però ricordo vagamente. Uno dei miei nonni leggendari aveva un negozio di stoffe in via Roma vecchia e a carnevale era possibile salire al balcone dell’ammezzato per assistere alla sfilata dei carri. Nell’elenco metterei anche il percorso che ho fatto per vent’anni da Torino a Settimo e da Settimo a Torino. Proprio durante uno di questi percorsi pendolari scoprii in un’insegna di negozio lo pseudonimo [Damiano Malabaila] che adottai per Storie naturali.

Avete appena letto un estratto da un’intervista che Primo Levi rilasciò a Giovanni Tesio nel 1980: da queste parole, ormai un anno fa, ha avuto inizio il mio progetto. La mia idea, da grande appassionato e studioso dell’opera di Levi, era creare una mappa letteraria della Torino descritta nelle sue pagine. Intimamente legato alla città in cui visse la sua vita intera (seppur «con involontarie interruzioni»), il chimico-scrittore cita e descrive il capoluogo piemontese in ben più di una pagina: raccontando di sé nel Sistema periodico, inventando personaggi fittizi come le zie di Faussone de La chiave a stella, componendo poesie su alberi, vie o concittadini, ricordando i lineamenti storici della città nei suoi elzeviri.

Ho lavorato al progetto in vista dell’edizione 2021 della Notte Europea dei Ricercatori: quasi al termine del mio percorso di dottorato, ho voluto creare uno strumento che potesse essere accessibile (e soprattutto facilmente comprensibile) a chiunque, che rivelasse quanto Torino sia intrisa di letteratura, e quanto la letteratura che ne parla sia una prova della sua radicale importanza come stimolo per la scrittura.

Il rapporto di Primo Levi con Torino era già stato argomento di altri lavori prima del mio: Una mole di parole: passeggiate nella Torino degli scrittori, a cura di Alba Andreini (Torino, CELID, 2006), e Torino di carta: guida letteraria della città, a cura di Alessandra Chiappori (Palindromo, Palermo, 2019), sono due volumi molto interessanti che conducono il lettore in passeggiate letterarie tra le opere di scrittori e scrittrici che hanno immortalato il capoluogo piemontese nelle loro pagine. Un’altra mappa, dedicata però solo all’opera del chimico-scrittore, è invece quella del Centro Studi Internazionale nell’Album Primo Levi, a cura di Roberta Mori e Domenico Scarpa (Einaudi, 2017, pp. 284-289), utilissimo inventario dei luoghi a cui Levi era legato. Ma l’antecedente a cui mi sono ispirato è in realtà un altro: per il suo progetto di dottorato, la collega irlandese Jasmine Mulliken ha realizzato Mapping Dubliners, una mappa letteraria e interattiva di Gente di Dublino di James Joyce. Come Jasmine, ho utilizzato anche io una tecnologia ormai di uso comune: sul modello tridimensionale di Torino disponibile su Google Earth, ho evidenziato i punti della città che il chimico-scrittore cita nella sua opera e, seguendo una precisa catalogazione, ho inventariato ogni luogo in base alla relazione con la sua vita e il suo lavoro. Ho poi arricchito la mappa con una serie di foto storiche in bianco e nero o color seppia: si tratta di immagini ampiamente reperibili online che mostrano la vecchia Torino, di cui ancora oggi possiamo scorgere (o immaginare) le tracce passeggiando nel centro storico, nel suo geometrico intrico di vie e corsi, o nei comuni confinanti. Il tutto alla portata di smartphone e tablet: il progetto è pensato per essere appositamente fruito in mobilità, magari camminando per gli stessi luoghi in cui passeggiava Levi: come ad esempio Via Valperga, quando tornava dall’Istituto di Fisica Sperimentale all’ippocastano suo vicino di casa: «dopo sessantasei anni di corso Re Umberto, mi riesce difficile immaginarmi che cosa comporti abitare non dico in un altro paese o in un'altra città, ma addirittura in un altro quartiere di Torino». Dunque la Crocetta, con il suo caratteristico e «curioso vicolo stretto e storto e poi la stazione di Porta Nuova, che non solo accolse Levi al suo ritorno da Auschwitz ma lo vide recarsi a lavoro ogni giorno nel Dopoguerra. Oppure ancora via Po, legata alla parentela ebraica (il papà Cesare, la nonna Màlia, la zia Regina e lo zio Davide, il nonno Michele) che rivive nel racconto Argon e si collega con l’adiacente ex ghetto ebraico del quartiere Vanchiglia, di cui è simbolo la Mole, prima sinagoga torinese ufficiale.



Vorrei che fosse questo il risultato più evidente del progetto: disponibile online e offline, spero che possa incoraggiare la conoscenza dell’opera di Levi facendo leva sul patrimonio storico, artistico e urbanistico del centro di Torino (e immediati dintorni).

I fruitori potranno dunque familiarizzare non soltanto con i suoi racconti, poesie, articoli e libri riscoprendone punti non sempre approfonditi, ma anche con la sedimentazione storica della città su cui le parole di Levi fanno spesso luce. Dal quadro generale si può scoprire come Torino sia stata, agli occhi del chimico-scrittore, non soltanto sua città natale e palestra di formazione culturale, educativa e lavorativa, ma anche centro vespertino e brulicante di vita notturna (lo testimoniano via Cigna o corso Matteotti), metropoli in espansione piena di scorci che ben si prestavano come ambientazioni di finzioni letterarie (è il caso di via Lagrange), oppure meritevoli tanto di una decantazione poetica (il formicaio di corso San Martino) quanto di una riflessione giornalistica (la facciata di Palazzo Carignano).

Al momento il progetto conta più di trenta schede di lettura, ognuna relativa ad un luogo specifico, in qualche caso ripreso due volte (secondo le diverse sfaccettature che assume nell’opera di Levi). Non c’è dubbio, sono solo all’inizio, ma sono felice di condividere già ora qualche frutto del mio dottorato. Giunti fino a qui, non vi resta dunque che scaricare la locandina o salvare il link: vi basterà soltanto qualche click!

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