Costruire storie per prepararsi all'imprevedibile. Un laboratorio per le scuole primarie

L’incertezza si differenzia dal rischio proprio per l’impossibilità di fare previsioni. Alfabetizzare all’incertezza già dalla scuola primaria significa offrire uno strumento in più ai giovani del domani che si troveranno a elaborare strategie per fronteggiare questa condizione in un mondo sempre meno prevedibile. Noi ci abbiamo provato con un progetto dedicato che ha coinvolto 20 classi della scuola primaria di Torino. E ci siamo divertite parecchio!

La non prevedibilità contraddistingue, secondo la letteratura sociologica, l’incertezza dal rischio: quest’ultimo è questione di mercati finanziari e assicurativi, è misurabile, viene comunicato con un numero e in base a questo si possono prendere decisioni. Pensiamo ad esempio al premio dell’assicurazione, che varia a seconda del rischio calcolato di avere un incidente in una data città o in base alla propria storia pregressa. Il rischio è calcolato e comunicato da esperti: le famiglie ne tengono conto al momento, ad esempio, di comprare un titolo sul mercato finanziario, ed è bene che i programmi di educazione finanziaria ci insegnino che cos’è. Se dal campo strettamente finanziario passiamo alla sfera di vita degli individui è però il concetto di non prevedibilità, quindi di incertezza, che definisce la condizione strutturale che attraversa le società di oggi, a partire dal mondo del lavoro, come hanno raccontato qui le colleghe Sonia Bertolini e Valentina Goglio.

L’incertezza è un concetto caro alla sociologia (si veda il numero di Meridiana n. 55 curato da N. Bosco e R. Sciarrone) ed è tornato prepotentemente alla ribalta con l’emergenza Coronavirus. Il periodo di quarantena e di astensione forzata dal lavoro per molte categorie ha fatto emergere con forza la condizione di incertezza di reddito per molti lavoratori: mentre una parte gode di sostegno in caso di assenza di reddito (dalla cassa integrazione al sussidio di disoccupazione) molti ne sono invece scoperti, in particolare chi lavora con un contratto con poche tutele, cosiddetto atipico. Da anni la sociologia europea studia le difficili condizioni di questi ultimi, che sono in maggioranza giovani (in particolare il gruppo di lavoro di Hans Peter Blossfeld tra cui di nuovo la collega Sonia Bertolini, che qui ci ha raccontato del progetto Except, di cui faccio parte anch'io). A partire dal mercato del lavoro, le nuove generazioni dovranno dunque confrontarsi con un’incertezza diffusa: reddito instabile, sostegno pubblico non garantito, crisi ambientali e sanitarie sono alcuni dei fattori che si possono interconnettere producendo cambiamenti dagli esiti incerti, non prevedibili appunto.

Tratto dal libro Una strana collezione di Guido Quarzo, illustrato da Anna Laura Cantone.

Sulle basi di tali premesse, con Emanuela Emilia Rinaldi, sociologa dell’Università Bicocca di Milano ed esperta di socializzazione economica dei bambini, grazie all’appoggio della Fondazione per la Scuola, abbiamo immaginato l’opportunità di affrontare i temi del cambiamento e dell’incertezza anche nelle scuole primarie, immaginando un progetto sulla base delle caratteristiche dei destinatari che, soprattutto se molto giovani, hanno specificità uniche dal punto di vista del pensiero e della cultura psico-economica.
Abbiamo pensato prima di tutto a un racconto sui temi del cambiamento e dell’incertezza in cui i bambini e le bambine potessero proiettarsi. Lo scrittore Guido Quarzo ha creato per noi la storia Una strana collezione, illustrata da Anna Laura Cantone che molti bimbi conoscono e adorano, e ci ha accompagnate in 20 classi di scuole primarie di Torino per leggerla personalmente. La storia racconta le strategie di Alex per proteggere la sua collezione di sassi e conchiglie - molto particolari e non facili da trovare! - di fronte a un cambiamento improvviso dell’area verde in cui li raccoglie, che potrebbe mettere a repentaglio la sua collezione, e su cui aleggia molta incertezza.


La copertina del libro

Abbiamo quindi pensato a un modo in cui i piccoli studenti potessero rielaborare i concetti proposti dal racconto, immaginando situazioni di cambiamento e incertezza ed elaborando strategie di fronteggiamento: a questo fine, abbiamo proposto un laboratorio di creazione di un proprio libro pop-up (dalle cui pagine emergono figure tridimensionali), in cui bambine e bambini si sono confrontati con la tecnica dello storytelling e hanno dato forma alla loro immaginazione - il pop-up è davvero accessibile anche a chi disegna con meno facilità!

Seguendo i laboratori, è stato emozionante vedere i temi ricorrenti nelle storie inventate da alunni e alunne, l’interazione in classe tra gruppi di pari e tra loro e insegnanti e operatori: tutto ha contribuito a co-produrre situazioni immaginarie di incertezza e soluzioni attuate dai protagonisti per fronteggiarla. I racconti parlano di collezioni, ovviamente, ma anche di apprendimento mediante l’esperienza, proprio come nelle favole dove eroi ed eroine superano una serie di avventure e di prove, fino a richiamare il tema della ricerca di un complesso bilanciamento tra benessere collettivo e benessere individuale. I laboratori miravano proprio a questo: fornire strumenti flessibili a bambini che si troveranno quotidianamente ad affrontare scenari complessi, che dovranno personalmente reinterpretare. Una competenza in più, che a nostro parere non va a sostituire, anzi, ma a completare le nozioni di educazione economico-finanziaria nelle scuole.

Nell’ipotesi di una replicazione dei laboratori in altre scuole, ci terremmo a coinvolgere insegnanti che hanno fatto esperienza o ancora vivono in condizioni di precarietà contrattuale: in una prospettiva negoziale della costruzione del senso e del concetto di economia, e in particolare del tema dell’incertezza, la condivisione di vissuti potrebbe stimolare la rielaborazione e la definizione di strategie di fronteggiamento, soprattutto pensando allo scenario in cui molte famiglie si troveranno a vivere dopo l’emergenza del Covid e il suo impatto sul lavoro e sui redditi di molti cittadini.

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un racconto di

Valentina Moiso
dipartimento / struttura

rivolto a

TIPO DI ATTIVITÀ

Pubblicato il

27 maggio 2020

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