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Genetica e Genomica

Marcatori biologici e risposta alla terapia nelle mielodisplasie

Individuare biomarcatori nelle mielodisplasie è fondamentale per ottimizzare la terapia. Lo studio dimostra che un’anormale produzione di due proteine legate rispettivamente al metabolismo del ferro e alla produzione dei globuli rossi si associa alla mancata risposta a una specifica terapia

Le sindromi mielodisplastiche sono un gruppo di malattie del sangue caratterizzate dall'incapacità del midollo osseo di svolgere la sua normale funzione di “fabbrica” delle cellule del sangue. Questo difetto si evidenzia nel sangue, dove si nota un’anemia (quando si riducono i globuli rossi e l'emoglobina che in essi è contenuta) e/o una neutropenia (cioè riduzione di un tipo di globuli bianchi, chiamati granulociti neutrofili) e/o una piastrinopenia (la riduzione delle piastrine).
L’elevata eterogeneità delle sindromi mielodisplastiche fa sì che esse abbiano prognosi e natura molto variabili: alcune, dette ad alto grado, cioè più aggressive, hanno una progressione molto rapida verso la leucemia mieloide acuta e un’attesa di vita limitata a pochi mesi; altre invece, dette a basso grado, hanno un’attesa di vita molto più lunga (anche più di 10 anni).

Le sindromi mielodisplastiche sono per la maggior parte patologie dell’età anziana, con un’incidenza in Europa e in Italia di circa 40-50 ogni 100000 abitanti con più di 70 anni.
La maggior parte di questi pazienti soffre di stanchezza secondaria ad uno stato di anemia cronica. Pertanto gli obiettivi del trattamento comprendono il miglioramento della qualità della vita e il prolungamento della sopravvivenza riducendo i sintomi. Negli ultimi anni questo si è ottenuto con agenti stimolanti l’eritropoiesi (produzione di globuli rossi), come l’eritropoietina, un ormone che stimola il midollo osseo a produrre più globuli rossi. Tuttavia molti pazienti non rispondono alla terapia diventando dipendenti da trasfusioni croniche che impattano negativamente sia sulla qualità di vita sia sulla prognosi.

Il nostro lavoro ha dimostrato che nelle cellule midollari di soggetti con mielodisplasia la produzione del recettore di una proteina coinvolta nel metabolismo del ferro (il recettore tipo 2 della transferrina), è correlata con quella del recettore dell’eritropoietina (EPOR), coinvolta nella produzione di globuli rossi. Inoltre è risultato che un’anormale (o troppo bassa o troppo alta) produzione di queste due proteine si associa alla mancata risposta al trattamento con eritropoietina. Infine, nelle mielodisplasie ad alto rischio, una bassa produzione di questi due recettori caratterizza le forme con una ridotta sopravvivenza.
Questi risultati hanno posto le basi per studiare, nei soggetti con mielodisplasia, il ruolo di altri geni coinvolti nella regolazione del metabolismo del ferro, il cui eccesso è dannoso per l’organismo e per la produzione delle cellule del sangue. Lo scopo è di comprendere come venga modulata la loro produzione e come questa impatti sull’andamento clinico. I risultati da noi ottenuti, che hanno identificato alcuni indicatori per la risposta al trattamento, vanno a beneficio della comunità dei medici impegnati a migliorare la gestione dei pazienti e potranno guidare la pratica clinica nella scelta di una terapia migliore e personalizzata sull’individuo.

un racconto di
Marco De Gobbi
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

28 dicembre 2016

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