Il diabete tipo 2 è una delle patologie a più ampia diffusione nel mondo e costituisce una delle più rilevanti e costose malattie sociali, soprattutto per il suo carattere cronico e per la tendenza a determinare complicanze nel lungo periodo.
Negli ultimi vent’anni, al Laboratorio di Pedagogia Clinica del Dipartimento di Scienze Mediche abbiamo studiato i ruoli e i punti di vista dei pazienti affetti da diabete tipo 2 e sviluppato un modello pedagogico, Group Care, che ne migliora gli esiti clinici e la qualità della vita. Il laboratorio è stato officina e centro di queste ricerche, che hanno tenuto conto sia dei quadri clinici dei pazienti che del loro percorso psicologico ed emotivo, col fine di aiutarli a sviluppare resilienza e capacità di affrontare la malattia. Per sapere di più sul progetto Group Care leggi il mio racconto di ricerca Dalla pedagogia un aiuto concreto per le persone affette da diabete di tipo 2.

I recenti sviluppi nella medicina mostrano che è possibile trarre vantaggio dalle innovazioni tecnologiche informatiche e telematiche secondo modelli di Ambient Intelligence, in cui diversi dispositivi elettronici lavorano in concerto per sostenere l’utente nello svolgimento delle proprie attività quotidiane, in maniera non invasiva. Questa rete tecnologica è integrata e incorporata nell'ambiente e progettata per rispondere, adattarsi e anticipare i bisogni specifici dell’utente.
Nell’ambito del progetto europeo ImproviNg Treatment adhErence iN people with diabeteS mEllitus (INTENSE Project) dell’European Foundation for the Study of Diabetes (EFSD), abbiamo ottenuto un finanziamento per il progetto Ambient Intelligence for Long-term diabetes Care (AmILCare). La ricerca si sviluppa in sinergia tra il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino e Links Foundation di Torino.

Le attività di ricerca prevedono lo sviluppo di algoritmi capaci di leggere la mole di dati clinico-anamnestico-sociali per raccogliere tutte queste informazioni e consentirne usi innovativi per aiutare pazienti e operatori a gestire la malattia. La modulazione di queste diverse variabili fornirà un feedback al paziente, che una volta presa confidenza con il sistema potrà acquisire e mantenere in autonomia uno stile di vita adeguato per controllare il diabete.
Saranno verificate il peso corporeo, l’indice di Massa Corporea o BMI (Body Mass Index), l’emoglobina glicata (HbA1c), un parametro che indica l’andamento del glucosio nel sangue (glicemia) negli ultimi tre mesi, la pressione sistolica e diastolica, il numero di passi svolti e la qualità dell’attività fisica svolta nell’arco della giornata. Il feedback circa la qualità del risultato ottenuto verrà fornito al paziente mediante modalità visive e sonore: luci e musica che aiuteranno a comprendere se lo stile di vita adottato è salutare o meno per controllare il diabete, sempre mediante verifica con l’équipe curante.

I primi risultati mostrano la disponibilità e l’interesse dei pazienti nel partecipare al progetto e le possibili soluzioni per favorire il sistema di Ambient Intelligence. Questi studi iniziali ci permetteranno di prototipare e validare “oggetti intelligenti” in grado di supportare i pazienti attraverso un promemoria costante, non intrusivo, personalizzabile dai pazienti stessi e favorire nuove condotte di salute in collaborazione con l’équipe curante.

Questo progetto di ricerca è stato finanziato con un Finanziamento dell’European Foundation for the Study of Diabetes. Intense Project-EFSD 2019 denominato: Ambient Intelligence for Long-term diabetes Care (Amilcare), Responsabile Scientifica Pedagogista: Marina Trento.

Gruppo di lavoro: Paolo Fornengo, Mario Chiesa, Marta Franceschini, Lucia Tricarico, Anna Di Leva, Salvatore Oleandri, Alessandra Clerico, Stefania Bertello, Alberto Milan, Massimo Porta.