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Teranostica e tumore alla tiroide: verso una terapia personalizzata

Combinando tecniche di imaging diagnostiche e terapia, studiamo il tumore alla tiroide per identificare chi risponderà e chi non risponderà alle cure standard

Nel 90% dei casi i tumori della tiroide si comportano bene, sono localizzati, curabili con le terapie standard e con un’ottima prognosi. Tuttavia un 10% si presenta come forme più aggressive con metastasi a distanza soprattutto a livello polmonare e osseo. Lo iodio radioattivo è la terapia di riferimento per il tumore della tiroide anche nelle forme avanzate e venne usato per la prima volta per le nel 1946, su un venditore di scarpe di New York. Lo iodio radioattivo funziona un po’ come un cavallo di Troia: il tumore alla tiroide - come anche il tessuto tiroideo sano - è “goloso” di iodio, che quindi viene assorbito facilmente, ma una volta all’interno delle cellule malate quello radioattivo le danneggia fino a ucciderle, annientando così il tumore.

La sua efficacia si basa sull’espressione da parte delle cellule tiroidee tumorali di una proteina della membrana cellulare che permette l’ingresso dello iodio nelle stesse: il NIS (NaI symporter). La sua espressione può essere condizionata da vari fattori relativi al particolare tumore, che è può essere peculiare in ogni paziente. Purtroppo due terzi dei pazienti con tumore della tiroide metastatico diventa refrattario ovvero non risponde alla terapia. Grazie alle tecniche di imaging di medicina nucleare che usano isotopi radioattivi come lo Iodio123-Iodio131 (Scintigrafia) e lo Iodio I124 (PET, Positron Emission Tomography) è possibile andare a stanare in “vivo” l’espressione di questo trasportatore, valutarne la biodistribuzione e predire quindi in quali pazienti lo iodio radioattivo possa essere una terapia efficace o meno. Tale approccio, che accoppia tecniche di imaging diagnostiche e terapia, viene definito “teranostica”, un termine un po’ difficile…ma che rappresenta un ambito di ricerca affascinante!

Cosa c’entro io? Da circa 12 anni le mie ricerche si sono focalizzate sull’approccio teranostico al tumore tiroideo. Ho cercato di studiare come meglio valutare l’avidità di iodio radioattivo da parte del tumore, di identificare i fattori predittivi della risposta a questa terapia e di scegliere il miglior protocollo terapeutico. Ho anche provato a identificare il tumore iodio-refrattario, che quindi tende a non esprimere il NIS, e a farglielo riesprimere andando a “giocare” sull’attivazione/inattivazione di cascate di messaggeri intracellulari… e ci siamo riusciti (!) pubblicando il risultato sul New England Journal of Medicine)

Ho svolto queste ricerche a lungo presso l’Istituto Gustave Roussy di Villejuif (Francia) nel gruppo del professor Martin Schlumberger, passando per il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York dai professori Steve Larson e Michael Tuttle, e non sono ancora finite! Continuano nell’Unità di Medicina Nucleare del Dip. di Scienze Mediche di UniTo in collaborazione con altri medici nucleari e fisici sanitari (ogni tanto dobbiamo fare calcoli un po’ difficili e abbiamo bisogno anche di loro…) di altri centri piemontesi. Il fine è studiare sempre più nel dettaglio come si comportano questi tumori e come usare al meglio le terapie medico-nucleari per un approccio sempre più personalizzato.


un racconto di
Désirée Deandreis
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

19 novembre 2018

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