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Qual è il posto dell'uomo nella natura? Riflessioni paleoantropologiche

Image Credit: Science Briefss

La ricerca paleoantropologica ci aiuta a capire quale sia stata la nostra storia di animali culturali e in quale misura, nonostante il nostro progresso tecnologico, siamo ancora strettamente parte di un mondo naturale dal quale dipendiamo e con il quale dobbiamo sviluppare rapporti corretti

Chi si occupa di evoluzione umana riconosce le radici del suo interesse, naturalmente, nell’opera di Charles Darwin. Ma le riconosce anche, e forse in maggior misura, in quella di Thomas Henry Huxley che nel 1863 pubblicò Il posto dell’uomo nella natura. Fu quello, ed è tuttora, un titolo denso di significati perché, come scrive lo stesso Huxley, «il problema che sta sopra a tutti i problemi consiste nell’indicazione precisa della posizione che l’uomo occupa in natura. D’onde sia venuta la nostra specie; quali i limiti della potenza nostra sulla natura, e della potenza della natura su noi: ecco i problemi che si presentano incessantemente a ogni uomo nato su questa terra». È una sintetica ed efficace presentazione di problemi fondamentali, che in questo inizio di terzo millennio ci appaiono di grande attualità. La corretta comprensione di quale sia il posto della nostra specie nella natura, e di quale sia stata la sua storia evolutiva di animale culturale, propone infatti argomenti di riflessione su alcune fra le più importanti sfide dalle quali - oggi ancor più che ai tempi di Huxley - dipende il futuro dell’umanità: la capacità di impostare un corretto rapporto con l’ambiente e con gli altri esseri viventi, ma anche tra gli stessi appartenenti alla specie Homo sapiens.

Sono argomenti di riflessione che rientrano in un tema generale che oggi definiamo “sostenibilità”, nei confronti del quale è crescente l’impegno delle istituzioni che si occupano di comunicazione e di educazione scientifica. Nella nostra società della conoscenza, un’efficace diffusione di cultura scientifica e la conseguente presa di coscienza di quale sia il posto della nostra specie nella natura possono contribuire con forza alla corretta impostazione del dibattito su argomenti quali la tutela dell’ambiente e del territorio, lo sfruttamento assennato delle risorse naturali, la conservazione della biodiversità, l’acquisizione di corrette norme bioetiche, lo sviluppo razionale di biotecnologie, la consapevolezza del fatto che l'unità e la diversità della nostra specie rappresentano la ricchezza dell'umanità.

ll contributo del Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando” , che dirigo, con le sue collezioni di modelli anatomici in cera e preparati a secco o liquido ottenuti da organi o parti corporee, va necessariamente in questa direzione di presa coscienza. Ma ancora di più potrà essere utile esporre una collezione custodita in una parte dell’edificio del museo, al momento non visitabile: quella di calchi di sepolture preistoriche, che è anche la più grande al mondo. È infatti grazie alle ricerche in campo paleoantropologico che oggi sappiamo quanto sia stato importante lo sviluppo di una cultura per l’evoluzione degli ominini e siamo ovviamente coscienti di quanto la nostra esistenza dipenda da essa, ma sappiamo anche quanto il DNA dell’uomo sia vicino a quello dello scimpanzé e del gorilla. La presa di coscienza di quale sia il posto della nostra specie nella natura ci ricorda, insomma, che la nostra storia evolutiva, dal momento della sua separazione da quella delle antropomorfe africane, si è svolta nell’ambito del mondo naturale cui l’uomo moderno, nonostante lo straordinario sviluppo della sua cultura, continua ad appartenere.

un racconto di
Giacomo Giacobini
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

08 gennaio 2019

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