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Culture, Produzione culturale e artistica, Filosofia

Minoranze alpine in movimento: un approccio multidisciplinare

Quali trasformazioni stanno vivendo le comunità alpine? Come incidono i cambiamenti demografici e la mobilità territoriale sull’utilizzo, la trasmissione e la rifunzionalizzazione degli elementi culturali in area alpina e in particolare sulle lingue di minoranza?

A questi interrogativi ha cercato di dare risposta, nel biennio 2013-2015, un’équipe multidisciplinare dell’Università di Torino in collaborazione con colleghi delle università di Grenoble, Innsbruck, Neuchâtel, Mendrisio, Évora e dell’EURAC di Bolzano. La situazione sociolinguistica e demografica delle comunità di minoranza delle valli alpine italiane è particolarmente interessante per estensione e per varietà di casi; esse, infatti, stanno vivendo profondi cambiamenti socioeconomici e culturali legati alla mobilità in uscita e in entrata. Ciò pone interrogativi sulla gestione del patrimonio materiale e immateriale, sui processi di integrazione di “vecchi” e “nuovi” abitanti, sul futuro stesso del vivere in montagna.

Dal punto di vista metodologico, il progetto si è caratterizzato per almeno tre elementi: l’orientamento multidisciplinare, l’approccio multiscalare e l’attenzione al coinvolgimento delle comunità locali e alle ricadute pubbliche della ricerca. La comparazione e l’integrazione dei dati demografici con quelli linguistici ed etnografici ha consentito da una parte di verificare quanto le trasformazioni socio-culturali abbiano inciso e incidano sulla vitalità delle lingue locali; dall’altra di ipotizzare i possibili scenari futuri. I cambiamenti nella composizione della popolazione si sono rivelati una chiave di lettura fondamentale attraverso cui analizzare, recandosi sul terreno, i processi di gestione del patrimonio culturale e della memoria storica locale, che coinvolgono in varia misura numerosi attori. Un’osservazione attenta delle dinamiche in atto in diverse zone alpine ha consentito di individuare una sorta di continuum tra le modalità di trasmissione delle risorse in relazione ai processi demografici e di tentare di avanzare ipotesi rispetto al futuro, come quella di ragionare in termini di “vuoti/pieni”, in cui gli “spazi vuoti” diventano spazi di azione che possono essere riempiti dai nuovi abitanti o dalle nuove generazioni. Le aree lasciate vuote dallo spopolamento possono rivelarsi terreni di possibilità e di opportunità creativa che richiedono a nuovi e vecchi abitanti strategie inedite per gestire il presente e immaginazione per investire sul futuro.

Lavorando in diversi contesti accademici (e non) lungo l’intero arco alpino, spesso a stretto contatto con le comunità locali, i ricercatori e le ricercatrici coinvolti nel progetto hanno disegnato una costellazione di esperienze che possono essere considerate rappresentative di molte delle dinamiche in atto nella regione alpina. Le pubblicazioni scientifiche e divulgative e i momenti di dibattito pubblico hanno accompagnato con regolarità il corso del progetto; in particolare, tre volumi collettanei hanno coinvolto complessivamente una settantina di studiosi e hanno consentito di ricomporre le diverse prospettive disciplinari, riflettere sugli strumenti utilizzati e fare il punto sullo stato degli studi per proporre nuove ipotesi di analisi.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Valentina Porcellana
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

03 dicembre 2018

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