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La poesia che si fa paesaggio. La letteratura digitale e i video-poems di Marlene Creates

Mulgrave-et-Derry, Canada. Foto: Martin Reisch / Unsplash

La letteratura digitale è una delle attuali frontiere che l’artista canadese Marlene Creates coniuga in “video-poesie”, in forma di haiku o di long poems, per rendere omaggio all’acqua. Torrente, formazione ghiacciata o nevosa, baia oceanica: l’acqua viene “cantata” anche facendo ricorso alle sonorità del vernacolo dell’isola Terranova, affinché il paesaggio fragile di quelle formazioni subartiche, messe a rischio dalla crisi climatica, trovino nel dialetto locale una risonanza poetica e nelle immagini un archivio artistico e visuale che nutra l’immaginario (est)etico presente e futuro.

Un romanziere a cui è stato chiesto quale fosse la sua carriera ideale ha risposto “vorrei prendermi cura di un tratto, circa duecento iarde, di un torrente”.
La citazione è tratta da Divisadero (2008 Garzanti), romanzo dello scrittore canadese Michael Ondaatje, in cui un personaggio decide di chiamarsi “La Garonne”, come il fiume, e un’altra protagonista prende il nome di Marie-Neige, come la neve. In un altro suo romanzo, Nella pelle del leone (1998 Garzanti), un uomo si getta in un fiume ghiacciato per salvare la propria mucca, rimasta impantanata; nuota sotto la pancia dell’animale per legarle intorno una corda, mentre il figlio dalla riva deve convincerla a muovere qualche passo, tirando l’altro capo della cima. Nello stesso romanzo, poi, un attentatore immagina di sabotare il grande acquedotto, The Palace of Water.

Ma in realtà, nella letteratura canadese, l’acqua è pervasiva in ogni sua forma, inclusa quella poetica, come accade nel lungo video-poema River of Rain di Marlene Creates. 

La poetessa recita il torrente, con tono di voce sommesso, mentre l’acqua rumoreggia, spumeggia, scorre e la sua videocamera accarezza il paesaggio dalla cima di una collinetta di antiche rocce vulcaniche (come spiegano i geologi), da cui l’acqua sgorga, poi, giù lungo una cascatella e tra i massi ricoperti di muschi e licheni, e poi sino a valle dove il torrente si allarga in uno stagno, si restringe nuovamente, zigzaga tra meandri, tra alberi caduti, cespugli, abeti rossi della Foresta boreale, rari fiori selvatici, erbe, prima di raggiungere la baia e l’Oceano, dando vita al ciclo dell’acqua, all’evaporazione - con uno sguardo al cielo, alle nubi come alla via lattea (che gli antichi cinesi chiamavano “fiume di stelle”) - infine, alla pioggia che ritorna ad alimentare il torrente, a gonfiarlo.
Il poema, come un lungo respiro intona un paesaggio, nomina, a ritmo, un museo naturale in mostra perenne. Il medium digitale permette a noi spettatori virtuali di immergerci in una dimensione in cui natura e cultura naturans: lo spettacolo naturale coincide con lo spettacolo mediatico. Il poema diventa didattico, educativo: bellezza, visione estetica, immagini, parole e sonorità naturali concorrono alla creazione di un mondo di acqua corrente, acqua viva - torrente, cascata, stagno, oceano, pioggia - fragorosa. Il video-poema è anche archivio, memoria, documento di una certa stagione, una certa copiosa portata, uno slancio affettivo di chi ha sentito il bisogno di tradurre quel torrente in un’esperienza immersiva, polisensoriale e multimodale.

Lo stesso tipo di esperienza si vive guardando il video-poema intitolato From the Ground Tier to a Sparrow Batch, che descrive il susseguirsi delle nevicate dell’inverno 2012-13 soffermandosi su alcuni fermo immagine di dettagli di formazioni di ghiaccio dai nomi stravaganti come Brickle, Nish and Knobbly, che diventano anche il titolo della raccolta del 2015, tutti ripresi dal dialetto locale di Terranova. Questa sorta di “dizionario illustrato digitale” coniuga glaciologia, meteorologia, paesaggistica, neve, ghiaccio e acqua, fotografia, film, poesia in un’opera d’arte unica, composita, multidisciplinare e poliedrica, esteticamente godibile, didattica, ma anche etica. Queste formazioni di ghiaccio e neve, così spettacolari, vengono definite dalla poetessa “fragili”. A causa della crisi climatica, potrebbero diventare sempre più rare sino a svanire e insieme a esse svanirebbe il patrimonio linguistico locale di quella regione subartica.

Bibliografia
AA.VV. Gnosis. Rivista Italiana di Intelligence, (Numero monografico sull’Acqua), 3/2020, Roma, pp. 11-203.
C. Concilio (2012). "
Marlene Creates’s eco-consciousness as land. Artist, photographer, and poet". In "New critical patterns in postcolonial discourse", Torino: Trauben, pp. 65-106.
Concilio C. et al. (eds.) (2020), "Neve e ghiaccio: Itinerari tra variazione linguistica e incidenza climatica". In "L’adieu des glaciers: a photographic and scientific study". Exhibition Catalogue, Bard: Associazione Forte di Bard, pp. 118-119.
Concilio C. (2020): Youtube, IntervistaInstagram, Intervista
Concilio C. (2021), “Landscape/Mindscape/Langscape. The Ephemerality of the Digital and the Real in Marlene Creates’s Video-Poems for Ice and Snow”, Neohelicon, Springer, pp. 13. https://doi.org/10.1007/s11059-021-00584-z. (https://rdcu.be/cmB8Mopen_in_new).
Concilio C. (2021), “Marlene Creates: Land, Nature, and the Forest as Poetry/Museum“. In Dialogues Between Media, Paul Ferstl (ed.), Vol. 5 ICLA: The Many Languages of Comparative Literature, (Berlin: De Gruyter), pp. 437-454. 
Creates, M. (2015). "Brickle, nish, and knobbly. A Newfoundland treasury of terms for ice and snow". Portugal Cove: Boulder Publications.
Creates, M. (2017). "A Newfoundland treasury of terms for ice and snow", 2011-2014. In S. Gibson, A. Kunard (eds.), Marlene Creates. Places, paths, and pauses. New Bruswick: Gooslane Editions.
Story, G.M, Kirwin W.J., Widdowson, J. D. A. (eds.) (1990). Dictionary of Newfoundland English, Second Edition. Toronto: University of Toronto Press [982].

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