Storie di ricerca

Verso musei più accessibili: nuove narrazioni culturali con la citizen curation

Questo contenuto fa parte del tema del mese: Vite indipendenti

Oggi i musei si stanno trasformando in spazi sempre più inclusivi e partecipativi, grazie a tecnologie accessibili e ad attività co-progettate con le comunità. È in questo contesto che nasce l’app GAMGame, sviluppata insieme alla Galleria d’Arte Moderna di Torino (GAM) e all’Istituto dei Sordi di Torino, con cui miriamo a rendere l’esperienza museale più accessibile e condivisa. Attraverso la creazione di stories ispirate dalle opere d’arte, il nostro progetto promuove una fruizione del patrimonio culturale più aperta, plurale e partecipata.

Negli ultimi vent’anni, il ruolo dei musei è stato profondamente ripensato, anche grazie all’introduzione di un approccio più inclusivo al patrimonio culturale. Un punto di svolta è stata la Convenzione FARO: un accordo quadro del Consiglio d’Europa che dal 2005 riconosce le istituzioni del patrimonio culturale come strumenti di riflessione e inclusione sociale.
La convenzione mette “al primo posto i valori, le aspirazioni e i bisogni delle persone” e valorizza “la diversità e la pluralità delle loro opinioni e dei loro valori”. Nel 2022, l’International Council of Museums (ICOM)  ha proposto una nuova definizione secondo cui i musei devono essere “aperti al pubblico, accessibili e inclusivi” e capaci di “promuovere la diversità e la sostenibilità” attraverso “la partecipazione delle comunità”, offrendo esperienze diversificate volte all’educazione, alla riflessione e alla condivisione della conoscenza.

Questa evoluzione concettuale è stata accompagnata da una trasformazione del modo in cui i musei comunicano, grazie all’introduzione di nuove tecnologie, in particolare quelle collegate ai dispositivi mobili. Tali strumenti permettono di superare le barriere fisiche tra le collezioni e le persone, e la loro crescente accessibilità economica ne ha favorito la diffusione, soprattutto durante la pandemia di COVID-19.
 

Tuttavia, la sola adozione di nuove tecnologie non è sufficiente: è essenziale sviluppare nuove forme di coinvolgimento per valorizzare realmente la partecipazione culturale e favorire l’inclusione. Infatti, se mal progettate, le tecnologie stesse possono introdurre delle nuove barriere tecnologiche senza rimuovere quelle sensoriali, cognitive o culturali.

All'interno del progetto europeo SPICE (Social cohesion, Participation, and Inclusion through Cultural Engagement), abbiamo sviluppato il concetto di Citizen Curation, che ribalta l’approccio secondo cui spetta alle sole istituzioni interpretare il patrimonio culturale e propone un modo innovativo per coinvolgere le comunità.

Nel paradigma della Citizen Curation, sono cittadine e cittadini a interagire con i materiali provenienti da archivi e musei per dare vita alle proprie interpretazioni, condividere il proprio punto di vista e scoprire quello degli altri.

La Citizen Curation si basa, infatti, sull’interpretazione delle opere d’arte e la riflessione che ne deriva. Questi due elementi fondamentali non sono separati ma si influenzano a vicenda formando un ciclo in cui le diverse interpretazioni, una volta condivise, stimolano le persone a riflettere mettendole a confronto con punti di vista diversi dal proprio. In tal modo possono arricchire la loro capacità di interpretare un’opera grazie all’incontro con prospettive nuove.

Abbiamo sfruttato questa pratica coinvolgendo gruppi scarsamente rappresentati nel panorama culturale tradizionale e, grazie alle nostre competenze informatiche, abbiamo sviluppato l’app GAMEGame, un prototipo sperimentale con cui studieremo l'efficacia della Citizen Curation, frutto della collaborazione tra Università di Torino, Galleria d'Arte Moderna di Torino (GAM) e Istituto dei Sordi di Torino.

L’app consente a chi visita il museo di creare e condividere storie personali ispirate alle opere d’arte presenti nelle collezioni, seguendo un modello simile a quello dei social media. Le storie vengono classificate in base alle emozioni che trasmettono e usate per proporre agli utenti contenuti diversi dai propri per argomenti ed emozioni, rompendo la bolla che caratterizza le interazioni tra gli utenti nelle piattaforme sociali, in cui gli algoritmi di raccomandazione tendono a mostrare solo ciò che agli utenti piace già.

mostra le storie suggerite dalla app per una storia data (a sinistra), rispettivamente con emozioni simili  (al centro) e con emozioni opposte (a destra)
Le storie suggerite dalla app per una storia data (a sinistra), rispettivamente con emozioni opposte (al centro) e con emozioni simili (a destra)

Il progetto è stato sviluppato coinvolgendo la comunità dei s/Sordi* in ogni fase della progettazione, poiché in tal modo abbiamo potuto privilegiare la comunicazione visiva e le modalità di interazione non testuali (selezione di oggetti, uso di emoji) a scapito dell’uso del testo.

pannello per annotare pensieri ed emozioni relative a un'opera mentre si crea una storia
Il pannello per annotare pensieri ed emozioni relative a un'opera mentre si crea una storia

Le sperimentazioni effettuate hanno rivelato la capacità del paradigma della Citizen Curation di promuovere negli utenti un gradimento crescente per contenuti nuovi e diversi sul piano emotivo. Inoltre, i dati sull’interpretazione emotiva delle opere da parte degli utenti, analizzate in forma rigorosamente anonima, hanno fornito al museo stesso una nuova rappresentazione della propria collezione mediata dallo sguardo di chi lo visita.
A partire dalle conoscenze così acquisite il nostro progetto si sta allargando, per trasferire  i metodi della Citizen Curation mediante l’uso del digitale anche ad altre realtà culturali.