Storie di ricerca

Meritocrazia e abilismo: due facce della stessa esclusione

Questo contenuto fa parte del tema del mese: Vite indipendenti

La nostra società ci spinge a pensare che il successo individuale sia basato unicamente su alte prestazioni, competitività e auto-miglioramento, sostenuti da menti, corpi e sensi abili. Le nostre ricerche indagano le connessioni tra meritocrazia e abilismo, evidenziando come la valorizzazione esclusiva della prestazione, senza considerare il peso di altri fattori (storici, sociali ed economici) generi discriminazioni verso chi si discosta dalla norma dell’“abilità”. Mediante un approccio partecipativo, abbiamo sviluppato strumenti come l’Ableist Attitude Scale (AAS) e promosso percorsi di ricerca per decostruire gli stereotipi. 

L’ideologia meritocratica, profondamente radicata nel contesto neoliberale, fornisce una base di legittimazione alle disuguaglianze sociali. Se la posizione sociale di una persona dipende dalla combinazione delle sue abilità e del suo impegno, ciò che essa ottiene (o che non ottiene) è conseguenza diretta dei suoi meriti o demeriti personali.

Tuttavia, numerose ricerche mostrano l’influenza di fattori storici, sociali ed economici nelle storie di successo o di fallimento individuali, mettendo in luce l’importanza di considerare queste dimensioni nell’analisi delle biografie delle persone.
La nostra società, impregnata di ideologia meritocratica, ci spinge a pensare che il successo individuale sia basato unicamente su alte prestazioni, competitività e auto-miglioramento incessante, sostenuti da menti, corpi e sensi obbligatoriamente e normativamente abili. Quando questa abilità non è posseduta, o semplicemente non esibita e reiterata, l’ideologia meritocratica apre le porte a forme di svalutazione e marginalizzazione. Chi non riesce a stare al passo “merita”, in altre parole, di restare indietro. 

Con le nostre ricerche cerchiamo di comprendere quali siano le conseguenze di questa ideologia analizzandola congiuntamente a quella che riteniamo sia una delle sue dirette filiazioni: l’abilismo. 

L’abilismo è una discriminazione che fa perno, come dice il nome, sul concetto di “abilità”. Si tratta di un sistema culturale e sociale che privilegia le persone abili come norma ideale, organizzando credenze, comportamenti, relazioni e ambienti attorno a questa norma e escludendo chi se ne discosta. L’abilismo è un meccanismo strutturale, insidioso e spesso invisibile.
Ne sono un esempio tutti quegli eventi organizzati  in  posti non accessibili o tutte le volte che qualcuno, anziché rivolgersi  alle persone con disabilità direttamente interessate, parla con chi le accompagna. L’abilismo può essere “benevolo”, come quando ci si relaziona con pietismo o paternalismo oppure “ostile”, quando invece si ricorre a insulti, umiliazioni e violenze.

Le narrazioni prevalenti dei mass media alimentano visioni distorcenti delle disabilità, rappresentando le persone come oggetti di compassione o come eroi in grado di superare ogni avversità: in questi casi si parla proprio di inspiration porn o del mito del super-crip.

"Inspiration Porn" è un termine coniato dall’attivista disabile Stella Young per descrivere quella narrazione che rappresenta le persone disabili come fonte di ispirazione, raccontando la disabilità non come una condizione influenzata da barriere sociali, ma come un limite personale da superare. È una narrazione che trasmette un messaggio implicito: se sei hai una disabilità, sei accettabile solo a condizione che tu sia una persona molto attiva, che tu compia imprese straordinarie, che tu sia eccezionalmente intelligente, un campione nello sport, in altre parole, un/una “super-disabile” o supercrip (letteralmente “superstorpio”), che compie imprese all’altezza delle persone non disabili.

Uno dei risultati della nostra ricerca è stato lo sviluppo di una scala per rilevare gli orientamenti abilisti (AAS - Ableist Attitude Scale). Il processo di ricerca è stato di tipo partecipativo e ha coinvolto un gruppo di persone con disabilità. La scala è stata somministrata a un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne (ossia simile all’intera popolazione di Italiani per età, genere e area geografica), per un totale di oltre 1.500 questionari compilati.
 

I risultati hanno rilevato che nel nostro paese l’abilismo è un orientamento diffuso che si nutre di pregiudizi e di aspettative di basse prestazioni nei confronti delle persone con disabilità e hanno mostrato quanto la responsabilità della loro esclusione sia collettiva e ci riguardi in prima persona. La buona notizia è che, stando ai nostri dati, è importarnte frequentarle – fin  dalla scuola –  per  mettere in discussione e decostruire le rappresentazioni egemoniche sulla diversità.

Il processo di ricerca e i risultati sono approfonditi nel volume in accesso aperto Nulla su di noi senza di noi. Una ricerca empirica sull'abilismo in Italia scritto da Bellacicco, Dell’Anna, Micalizzi e Parisi, insieme a tutte le persone disabili che hanno partecipato come co-ricercatrici all’indagine.


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Per quanto riguarda nello specifico la scuola, si sono inoltre dimostrati efficaci interventi educativo-didattici rivolti agli alunni/e e di formazione del corpo docente volti a valorizzare le differenze e a far emergere i pregiudizi nascosti. Le disuguaglianze non sono naturali o inevitabili, ma costruite da sistemi che spesso diamo per scontati. Questo il link a un articolo che mostra un lavoro specifico condotto nelle scuole usando proprio la scala AAS. In questo caso, la scala è stata somministrata a un gruppo di docenti mostrando come la formazione sia efficace nel contenere gli atteggiamenti abilisti.

Attualmente sono attive diverse linee di ricerca per approfondire queste tematiche. Presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione è nato il gruppo di ricerca ISMI (Intersectional Studies on Multiple Inequalities). Organizziamo cicli di seminari tematici nell’ambito del gruppo “Ideologia meritocratica, disuguaglianze sociali e abilità individuali” insieme alla professoressa Paola Borgna. Grazie a un finanziamento del laboratorio CLOSER di UniTo abbiamo avviato un sondaggio che include elementi sperimentali (“survey experiment” per esplorare le connessioni tra abilismo (rilevato con la scala AAS) e ideologia meritocratica (sia in ambito scolastico che non).

Il logo del gruppo di ricerca ISMI
Il logo del gruppo di ricerca ISMI (Intersectional Studies on Multiple Inequalities) - Università di Torino