Il ruolo del corpo quando ricordiamo, anche quello che non è mai accaduto
Questa è la storia di anni di ricerca dedicati a comprendere il funzionamento della memoria in relazione alla corporeità. I primi studi hanno indagato l’effetto positivo dei gesti prodotti durante l’apprendimento di concetti e dei gesti osservati nel parlante durante la comprensione di un discorso. Si è scoperto poi che alla base di questo effetto c’è l’attivazione del sistema motorio di chi ascolta. Ma perché, a volte, ricordiamo qualcosa che non è mai accaduto? Le ultime ricerche evidenziano che il sistema sensomotorio, molto efficiente nel facilitare la memoria, può anche produrre illusioni mnestiche sistematiche. In altre parole, falsi ricordi.

La memoria è una delle funzioni cognitive di cui parliamo quotidianamente. Spesso l’accento è sulla difficoltà a ricordare, sul fatto che ci dimentichiamo qualcosa, del passato ma anche del futuro, come quando ci dimentichiamo degli appuntamenti che abbiamo preso per il giorno successivo.
All’Università di Torino, come gruppo LRR (Learning, Remembering, Reasoning) ci occupiamo da alcuni anni di indagare il ruolo del nostro corpo quando ricordiamo qualcosa che è successo, ma anche quando ricordiamo qualcosa che non è mai accaduto.
All’inizio abbiamo focalizzato la nostra ricerca sulla gestualità che accompagna il discorso, seguendo la scia di studi precedenti sul cosiddetto “effetto enactment”. Il termine si riferisce alla scoperta che ricordiamo meglio frasi d’azione - come “Rompi lo stuzzicadenti” - se eseguiamo il gesto mentre ascoltiamo o pronunciamo la frase.
Noi abbiamo scelto di concentrarci sul ruolo dell'enactment nell'apprendimento da testi scientifici per la scuola primaria. Abbiamo ipotizzato che usare i gesti potesse aiutare a costruire una rappresentazione mentale del testo che ne supporta la comprensione profonda. Gli esperimenti che abbiamo condotto lo hanno confermato:
quando i bambini e le bambine rappresentavano con i gesti i concetti da imparare, li ricordavano più accuratamente e i loro ricordi corrispondevano a qualcosa che non era detto esplicitamente nei testi, ma che avevano dedotto dalle informazioni presenti: insomma, i gesti favorivano l’elaborazione approfondita del testo.
A questo punto volevamo capire quali fossero i meccanismi alla base dell’effetto benefico dei gesti sulla memoria. Sapevamo dalla letteratura scientifica che anche i gesti di chi parla contribuiscono a far ricordare meglio il discorso a chi ascolta.
La nostra ipotesi era che i gesti migliorano la memoria perché coinvolgono, stimolandolo, il sistema motorio di chi ascolta.
Abbiamo verificato questa previsione in esperimenti in cui i partecipanti ascoltavano frasi d’azione pronunciate da un parlante, che in alcuni casi rimaneva immobile e in altri accompagnava il discorso con gesti congruenti. I risultati hanno rivelato che, quando gli ascoltatori osservavano i gesti, ricordavano meglio quanto era stato detto. In un esperimento successivo il parlante accompagnava il discorso con gesti e, durante l’ascolto, la metà dei partecipanti svolgeva dei movimenti ripetitivi con braccia e mani, gli stessi arti utilizzati dal parlante, e l’altra metà faceva dei movimenti ripetitivi con gambe e piedi, quindi arti diversi rispetto a quelli usati dal parlante. I risultati hanno dimostrato che quando il compito motorio coinvolgeva gli stessi arti utilizzati dal parlante, l’effetto benefico dei gesti scompariva.
Proviamo a fare un esempio pratico: una persona sta spiegando come fare una torta e mentre parla muove le braccia e le mani per mostrare i movimenti necessari, come mescolare o impastare. Abbiamo tre scenari diversi:
1. Se chi ascolta, sta fermo e guarda i suoi gesti mentre ascolta, l'ascoltatore ricorderà meglio le istruzioni.
2. Se mentre ascolta, sta anche muovendo braccia e mani per un altro motivo, questo renderà difficile ricordare le istruzioni perché sta usando le stesse parti del corpo che il parlante usa per i gesti che accompagnano la spiegazione della ricetta.
3. Se invece l'ascoltatore muove solo le gambe o i piedi, ricorderà comunque bene le istruzioni, perché usa parti del corpo diverse rispetto a quelle usate dal parlante.
In sintesi, vedere i gesti aiuta a ricordare, ma se usiamo le stesse parti del corpo per qualcos’altro, l'effetto positivo sparisce.
Questi risultati sono coerenti con la letteratura neuroscientifica secondo cui quando le persone osservano un'azione nella loro corteccia premotoria viene generata automaticamente una replica interna di quell'azione: questo suggerisce che le attivazioni delle aree premotorie durante l’osservazione dell’azione svolgono un ruolo causale nella comprensione delle azioni.
Negli studi più recenti abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti indagando come l’osservazione di un’azione in alcuni casi susciti una simulazione mentale dell’azione “in avanti” con la conseguenza che, in un secondo momento, possiamo ricordare fasi di quell’azione che in effetti non abbiamo mai visto perché successive a quanto abbiamo osservato.
Alla base di questa simulazione “in avanti” ci sarebbe un’attivazione motoria nell’osservazione dell’azione: anche questo risultato è in linea con gli studi neuroscientifici secondo i quali quando osserviamo le azioni altrui si attivano le stesse aree neuronali responsabili della produzione dell'azione. Noi abbiamo rilevato l’esistenza di queste false memorie sia in persone adulte sia nei bambini e bambine, rafforzando l’ipotesi che il sistema motorio sia implicato in questo effetto: quando i partecipanti osservano azioni svolte con le braccia, ma tengono le loro braccia dietro la schiena - bloccando così il potenziale di azione degli arti implicati nell’azione osservata - le false memorie “in avanti” diminuiscono.
LEGGI ANCHE
Anatomia di un ricordo: dentro il linguaggio affettivo del nostro cervello
Studiare l’influenza del corpo sull’accuratezza della memoria non solo fornisce informazioni generali sul funzionamento del sistema sensomotorio, ma ha anche importanti implicazioni pratiche.
Ad esempio, i risultati di questi studi possono supportare e convalidare nuovi e affidabili protocolli per l’intervista dei testimoni, più efficaci nel preservare la memoria e garantire l’accuratezza dei racconti. Queste tecniche possono migliorare le pratiche forensi per l’intervista di testimoni, dove suggerimenti su possibili cause e conseguenze di un’azione potrebbero generare falsi ricordi, con conseguenze sulla valutazione della gravità, dell’intenzionalità e della responsabilità dell’azione. In futuro, queste nuove tecniche potranno integrare e aggiornare le linee guida esistenti per l'intervista investigativa.