Storia di sinergia

Facciamo Arte, il progetto che aiuta a vivere meglio l’università

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Dopo la pandemia di Covid-19, le università hanno aumentato la loro attenzione nei confronti del benessere di studenti e studentesse. I servizi assistenziali offerti dagli atenei, però, non sono ancora sufficienti a coprire il bisogno effettivo di una comunità sempre più soggetta ad ansia, stress e burnout e che presenta sempre più difficoltà nel costruire relazioni sociali. Per questo è fondamentale ripensare il ruolo dell’università nel prevenire le situazioni di disagio e nel costruire al suo interno luoghi di benessere. Ed è qui che entrano in gioco i laboratori artistici proposti dal progetto Facciamo Arte.

Come stanno studenti e studentesse?

Questa è una delle domande che ha dominato il discorso pubblico intorno all’università, soprattutto a seguito della pandemia, che ha privato la comunità del proprio luogo identitario e limitato le occasioni di socializzazione e apprendimento. 
Già prima del covid un numero preoccupante di studenti soffrivano di stress, depressione, ansia e burnout. La pandemia non ha fatto altro che peggiorare la situazione. 

Molti atenei, però, non sono rimasti indifferenti all’espressione di questo disagio e hanno avviato progetti di monitoraggio e intervento, soprattutto tramite il potenziamento dei servizi di counselling psicologico, che però coprono solo una parte del problema. 

Fondamentale è rafforzare i legami sociali all’interno degli spazi universitari, per cambiare la visione da luogo di solo studio a spazio di costruzione di comunità e benessere sociale.


In questo contesto, a partire dai risultati di una ricerca sui giovani e la pandemia a cura di Sonia Bertolini e Claudia Rasetti, insieme a Lia Pacelli e Rita Maria Fabris e ad associazioni del territorio, abbiamo progettato dei laboratori artistici psico-sociali volti alla promozione del benessere e al rafforzamento del senso di comunità. IIl progetto è stato votato dagli studenti e dalle studentesse attraverso una piattaforma del bilancio partecipativo di ateneo, che lo ha finanziato. I risultati integrali sono stati pubblicati qui.

Abbiamo proposto attività – che spaziano dalle danze popolari a quelle contemporanee, dal teatro di comunità alle percussioni – da svolgersi all’interno degli spazi universitari. Lo abbiamo fatto per diversi motivi: creare spazi di socializzazione e benessere, promuovere competenze trasversali ma anche per ritornare, post-covid, alla corporeità  e per trasformare gli spazi universitari in luoghi d’arte.

Questa scelta permette di accogliere chi frequenta l’università non solo come studente, ma come persona nella sua totalità, incoraggiando uno sviluppo personale oltre che accademico. 

“Continuare i movimenti e controllare la propria interiorità mi ha dato serenità e controllo, in modo bilanciato, sia nel laboratorio che fuori”, ci ha detto un partecipante al laboratorio di teatro di comunità.

Cartellone attività
Attività di laboratorio

Per monitorare e analizzare l’impatto delle nostre attività sul benessere psicosociale, sulla socializzazione e sulle competenze trasversali, abbiamo utilizzato questionari e focus group. Dato il contesto informale caratterizzato da arte e divertimento, abbiamo pensato a una modalità di monitoraggio a sua volta creativa, per restituire una visione approfondita dell’esperienza laboratoriale e offrire un momento di riflessione sul percorso svolto.
Abbiamo individuato quindi 4 temi – creatività, autostima, corpo e socializzazione – e i partecipanti hanno potuto collegarsi a essi utilizzando post-it e pennarelli per disegnare o scrivere su un cartellone, stimolando la creatività. Abbiamo così potuto raccogliere parole chiave, brevi testi e disegni.

La nostra analisi ha quindi evidenziato come queste attività creino una possibilità di incontro tra studenti, dando loro la possibilità di interagire con modalità alternative, verbali e corporee, in un contesto rilassato e comunitario. Spesso si sono create relazioni, che costituiscono un capitale sociale che aiuta a sviluppare benessere e a prevenire il disagio. 

laboratorio percussioni
Laboratorio di percussioni

Un altro tema centrale che emerge dai focus group è quello del corpo, definito non per le sue qualità estetiche, ma per ciò che può fare e comunicare. Le nostre attività hanno incoraggiato una riconnessione con la propria corporeità, che si era persa durante la pandemia, attraverso esercizi che permettono di esplorare nuove forme di contatto, promuovendo anche l’attenzione al linguaggio corporeo altrui.

Nei questionari, le persone che hanno partecipato hanno indicato quali emozioni positive e negative hanno provato prima e dopo i laboratori, e i dati mostrano una prevalenza di emozioni positive, e una diminuzione di quelle negative successivamente alle attività. Le emozioni positive indicate da più dell’80% dei partecipanti dopo ogni laboratorio sono buonumore, fiducia nelle altre persone, rilassamento, sicurezza in se stesso/a e negli altri, autostima ed entusiasmo in generale. 

Invece, prima di ogni laboratorio più del 50% dei partecipanti ha indicato emozioni negative come stress, ansia, confusione  e imbarazzo mentre, in seguito ai laboratori, ognuna di esse è stata selezionata da meno del 20% di chi ha partecipato, mostrando quindi un effetto positivo.


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Infine, la nostra ricerca mette in luce come le attività proposte possano contribuire allo sviluppo di migliori capacità comunicative, autoconsapevolezza, empatia, autostima e creatività. Queste competenze trasversali, o soft skills, possono supportare gli individui nell’affrontare efficacemente situazioni stressanti della vita quotidiana, rendendo i partecipanti più resilienti e flessibili.

Le attività del progetto hanno raggiunto circa 305 persone iscritte, di cui 222 studenti e studentesse e 83 esterne. Questo ha dimostrato un interesse anche da parte della cittadinanza, fondamentale per espandere il ruolo dell’università come promotrice di cultura sul territorio. Il bilancio partecipativo si è concluso per ora, ma speriamo che la nuova Rettrice voglia continuare a promuovere queste iniziative all’interno dell’università.

L’arte, in tutte le sue forme, può essere una risorsa importante per studenti, studentesse e non solo. Per questo è essenziale che le università si facciano promotrici di una cultura del benessere, espandendo le proprie prospettive e abbracciando un’ottica multidisciplinare: per poter comprendere e intervenire meglio sulla condizione di disagio dimostrata dalla comunità studentesca.