Come un Ficus Macrophylla: l’alleanza con la Fondazione Time2 per ripensare la disabilità
La collaborazione tra il Centro DiVI e la Fondazione Time2 ha dato vita a iniziative che hanno concretamente inciso sul modo di pensare e attuare i diritti delle persone con disabilità: dal primo master universitario sulla progettazione di vita personalizzata in attuazione della Convenzione ONU, alla Summer School per famiglie, fino alla nascita del primo gruppo di self-advocacy inclusivo. Un lavoro comune che ha messo al centro soggettività, trasformazione e giustizia sociale.

Il Ficus Macrophylla non è molto comune in Italia, ma uno dei più noti si trova in Sicilia, nell’orto botanico di Palermo. Questa pianta ha una particolarità: i suoi rami scendono verso terra come liane e, al contatto con il suolo mettono radici. In questo modo, i ficus macrophylla si estendono per spazi anche molto grandi, creando un intreccio impressionante di radici, rami e fusti. Spesso è difficile distinguere dove inizi una parte dell’albero e dove ne cominci un’altra, lasciando chi lo osserva a bocca aperta davanti a questo spettacolo della natura.
Ho scelto questa metafora del Ficus Macrophylla per descrivere la collaborazione tra il nostro Dipartimento e Fondazione Time2, perché non si tratta di una delle consuete diffuse collaborazioni su un singolo progetto, magari anche ampio e articolato, ma di un intreccio più complesso. Ma per prima cosa, facciamo la presentazioni.
La Fondazione Time2 nasce nel 2019 con l'intento di occuparsi di disabilità. Fin dall'inizio, però, era chiaro il rischio di diventare uno dei tanti soggetti che finiscono per erogare servizi standard, basati sul modello assistenziale antecedente la convenzione ONU. Per fortuna, all'interno della Fondazione erano già presenti germi di cambiamento.
“Il privilegio” dice Samuele Pigoni, segretario generale della Fondazione Time2 “sta nell’opportunità di lavorare in un settore poliedrico e creativo, diversificato e aperto al dialogo con gli attori sociali e che si dà come mandato il cambiamento sistemico e l’innovazione”.
È proprio all’interno di questo “mandato di cambiamento sistemico” che è nato l’incontro con il nostro gruppo di ricerca, il Centro Studi per i Diritti e la Vita Indipendente (DiVI) che , all'interno dell'Università di Torino, condivide esattamente la stessa missione: accompagnare enti pubblici, organizzazione del terzo settore, soggetti privati e cittadinanza in nello sviluppo di quelle infrastrutture necessarie per innovare profondamente il campo della disabilità.
Un’innovazione che significa, prima di tutto, passare da un approccio basato sull’assistenza a uno fondato sui diritti. In poche parole: progetto di vita. Un percorso personalizzato che mette al centro la persona con disabilità, riconoscendole il diritto di scegliere, pianificare e costruire il proprio futuro, con i supporti necessari e nel rispetto della sua unicità.
Oggi, costruire queste infrastrutture vuol dire sostanzialmente concentrarsi sui processi che rendano possibile un vero cambiamento: dare forma a un sistema, come osserva Pigoni “capace di armonizzare gli obiettivi e i sostegni necessari alle persone a pensare possibile il proprio personale progetto di vita”.
Fin dai primi momenti della costruzione del proprio lavoro all'interno della società, Fondazione Time2 individua la mancanza di “una cultura dei diritti e della cittadinanza delle persone con disabilità come architrave del lavoro sociale, come epistemologia necessaria a guardare e sostenere le persone a partire dal pieno e radicale riconoscimento della loro soggettività e del loro potere di decisione di cittadini e cittadine che possono aspirare a vivere pienamente nella società”.
Proprio a colmare questa mancanza, la ricerca messa in campo nei dieci anni precedenti dal nostro gruppo di ricerca è pronta a incontrare questo ramo del settore filantropico per intrecciarsi in nuove radici e ramificazioni. Nascono, così, una molteplicità di intrecci, progetti, direttrici di innovazione che si fondano su una collaborazione articolata: nascono esperienze in grado di portare il loro impatto su amplissime fette della popolazione.
Un esempio significativo è il Bando Cambiamenti, attraverso cui la Fondazione ha iniziato a tracciare nuove rotte, intervenendo su quegli aspetti - materiali e immateriali - che spesso generano esclusione. L’obiettivo è spingere chi opera sul territorio a costruire contesti davvero accessibili a ogni persona con disabilità. Questo bando è unico nel suo genere perché finanzia progetti pensati per includere le persone con disabilità, ma non rivolti esclusivamente a loro. Niente luoghi speciali, percorsi separati o attività riservate: le risorse sono interamente dedicate ad ampliare la partecipazione, dando concretezza al principio del “mainstreaming della disabilità” sancito dalla Convenzione ONU. Non si tratta quindi di creare servizi, spazi o politiche per la disabilità, ma di includere la disabilità in tutti i servizi, in tutti gli spazi, in tutte le politiche. Noi siamo state invitate a far parte del comitato scientifico per seguire da vicino, insieme agli altri membri provenienti dalla società civile, tutte le fasi del bando: dalla sua costruzione alla selezione dei progetti, fino all’accompagnamento dei progetti vincitori, con l’obiettivo di rafforzarne l’impatto e orientarne l’evoluzione.
In questa stessa direzione si muove la Summer School Sguardi al Futuro, un’esperienza formativa pensata insieme a noi di DIVI, che ha messo al centro le famiglie, offrendo loro strumenti e visioni per immaginare un futuro più autonomo e giusto per i propri famigliari con disabilità.
E poi c’è il lavoro, forse meno visibile ma altrettanto rivoluzionario, del nostro gruppo di ricerca: un supporto metodologico e scientifico per la nascita del primo gruppo di self-advocacy inclusivo, in cui persone con disabilità intellettiva e relazionale possono finalmente prendere parola in prima persona, su un piano di pari dignità, senza la mediazione di chi gestisce i servizi. Si tratta di un gruppo di persone che si è ritrovato periodicamente e che, indipendentemente dal funzionamento e dalle caratteristiche di ciascuno, ha riflettuto sui propri diritti, sulle dinamiche di oppressione e sulle modalità emancipatorie possibili e desiderate. La mediatrice, tra le fondatrici di DIVI, ha garantito tutti i sostegni e gli adattamenti necessari per permettere la piena partecipazione di ciascuna e di ciascuno.
Anche sul piano formativo, la collaborazione con Time2 ha rappresentato un’occasione preziosa per mettere in pratica una visione condivisa: nel 2023, grazie a un lavoro congiunto, è nato proprio a Unito il primo master universitario in presenza in Italia dedicato alla “progettazione individuale personalizzata e partecipata”, in attuazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, con la Direzione Scientifica di Cecilia Marchisio e le borse di studio finanziate dalla Fondazione.
Nel corso dei mesi la collaborazione e la rete di contatti si sono consolidate, soprattutto attorno al tema del progetto di vita. A coronamento di questo percorso condiviso, il 10 e 11 giugno si terrà a Torino un evento pubblico alla Centrale Nuvola Lavazza, già sold out per la partecipazione in presenza, ma accessibile anche online su iscrizione.
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Dal nostro punto di vista, la sinergia con Fondazione Time2 è stata, prima di tutto, la dimostrazione che un altro modo di lavorare insieme è possibile: lontano dai modelli tradizionali basati su logiche di finanziamento, brevetti o spin off, spesso poco adatti ai temi sociali, abbiamo sperimentato una sinergia autentica, orizzontale, capace di generare impatto e visione.
Lavorare fianco a fianco su un tema come i diritti delle persone con disabilità rende non solo possibile ma necessario un incontro tra università e il privato in cui l’orizzonte trasformativo è comune: i principi costituzionali di uguaglianza e di equità di accesso alle risorse non restano sulla carta, ma sono chiavi indispensabili per il cambiamento sociale. Etica e tecnica, in questo contesto, non sono in contrasto: si rafforzano a vicenda.