Climate change, caldo estremo e produttività: le nuove frontiere della sicurezza sul lavoro
Cosa succede al lavoro nell’era del cambiamento climatico? Oltre 2,4 miliardi di persone nel mondo affrontano temperature estreme mentre lavorano. In settori come agricoltura ed edilizia, che richiedono sforzi fisici intensi all’aperto, il rischio di stress termico è concreto. Per questo serve ripensare gli ambienti di lavoro, mettendo in atto misure preventive personalizzate per proteggere chi lavora senza sacrificare sicurezza e produttività.
Il riscaldamento globale dovuto ai cambiamenti climatici non ha impatto solo a livello ambientale, ma anche sulla produttività e sicurezza dei luoghi di lavoro, in particolare per settori molto esposti come l’edilizia, l’agricoltura, il turismo e la logistica.
Il tema è di assoluta attualità e rientra, peraltro, nell'ambito delle articolate dinamiche della sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro che ogni anno registrano importanti richiami del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Le riflessioni qui proposte traggono origine da attività di ricerca, su mercato del lavoro e contrattazione collettiva, condotta durante una recente visiting fellowship presso il CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Alcuni risultati saranno contenuti in un volume di prossima pubblicazione (per Franco Angeli-Milano).
Negli ultimi trent'anni, l’Italia ha registrato un incremento preoccupante di giornate di calore estremo, con ricadute dirette sulla salute di lavoratrici e lavoratori e sull’efficienza produttiva.
Come evidenziano alcune proiezioni, se le temperature globali salissero di 1,5°C entro la fine del secolo, già nel 2030 potremmo vedere il 2,2 % delle ore di lavoro scomparire in tutto il mondo mettendo a rischio quasi 80 milioni di occupati a tempo pieno.
Uno scenario realistico che richiama le recenti teorie di economia ecologica di Timothée Parrique.
È stato dimostrato che il cambiamento climatico riduce l’efficienza di lavoro, macchinari e risorse naturali, sollevando preoccupazioni su quanto sarà sostenibile la crescita economica nel lungo periodo. A livello globale, le ondate di eventi meteorologici stanno diventando una priorità urgente dei governi, a causa delle conseguenze fisiche ed economiche che comportano.
Sebbene l'aumento delle temperature e la maggiore frequenza di eventi climatici estremi siano un rischio per tutte le popolazioni, gli effetti con colpiscono allo stesso modo: alcune persone e luoghi di lavoro sono più vulnerabili, e le disparità nell'accesso a risorse e opportunità tra diverse aree geografiche possono accentuare i problemi.
Proteggere la salute di chi lavora non è solo un dovere etico, ma anche fondamentale per mantenere produttività e stabilità economica in un mondo sempre più influenzato dai cambiamenti climatici.
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Sul piano normativo italiano ed europeo cresce la spinta a mettere in campo misure preventive: sospendere le attività nelle ore più calde, spostare gli orari di lavoro e garantire adeguata vigilanza e assistenza, ad esempio con acqua sempre disponibile e aree d’ombra.
Sul fronte tecnologico ci sono innovazioni promettenti. Un esempio concreto arriva da un recente studio pubblicato sull’International Journal of Construction Management, che presenta un gilet intelligente, in grado di monitorare lo stress da calore nei cantieri.
Il dispositivo - attualmente si tratta di un prototipo in fase di adozione e sperimentazione - è stato progettato per integrarsi con i dispositivi di protezione individuale già in uso ed è dotato di sensori che rilevano in tempo reale la temperatura cutanea e ambientale. Grazie alla trasmissione continua dei dati a server locali o in cloud, il sistema avverte il lavoratore e il responsabile della sicurezza in caso di pericolo imminente, attivando risposte tempestive.
Questi sistemi, nati da collaborazioni interdisciplinari, rappresentano un passo avanti verso modelli intelligenti che si servono di tecnologie capaci non solo di monitorare, ma anche di attivare efficaci strategie di prevenzione.
Un approccio che dovrebbe essere sostenuto da politiche pubbliche, incentivi per la diffusione, programmi di formazione di settore e obbligatorietà nei piani operativi della sicurezza.
In Italia, alcune Regioni hanno già adottato misure normative emergenziali: nei giorni in cui sono previste ondate di calore, ordinanze locali impongono di sospendere o rimodulare, nelle ore più calde, i turni di lavoro in particolare in comparti come edilizia e agricoltura.
In un mondo dove il cambiamento climatico è ormai una certezza, proteggere lavoratrici e lavoratori dal caldo estremo diventa una sfida cruciale. E le risposte più efficaci sembrano arrivare, ancora una volta, dalla sinergia tra scienza, tecnica e responsabilità sociale.