Anoressia nervosa e immagine di sé: l’importanza di ascoltare il proprio corpo
I disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia nervosa hanno al loro centro una profonda alterazione di pensieri, convinzioni, emozioni e sensazioni che si associano al corpo. Quale ruolo gioca, in questa alterazione, la sensibilità interocettiva? Il nostro gruppo di ricerca in Psicologia Clinica del Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” vuole rispondere a questa domanda.
La sensibilità interocettiva è un tratto psicologico, cioè una caratteristica stabile e duratura dell’individuo, che influisce sul modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo. Definisce quanto ci fidiamo delle informazioni provenienti dal nostro corpo (per esempio lo stimolo della fame) e della nostra abilità di interpretare correttamente tali segnali (quanto siamo affamati).
Le persone con una sensibilità interocettiva particolarmente accentuata sono più efficienti nel riconoscere e gestire i livelli di disagio, fisico e psicologico, grazie a una maggiore attenzione alle sensazioni viscerali.
Inoltre, alcune ricerche sembrano suggerire che questa abilità abbia un ruolo importante nella costruzione della propria immagine corporea, cioè il modo in cui pensieri, convinzioni, emozioni e sensazioni influenzano la percezione del proprio corpo fisico, determinando una maggiore espressione di sintomi associati a condizioni alterate di salute mentale e fisica.
In particolare, nel 2017 Badoud e Tsakiris della Royal Holloway (University of London) hanno ipotizzato che sia in persone sane, cioè senza sintomi specifici, sia in persone con diagnosi psicopatologiche,
una bassa sensibilità interocettiva possa comportare ed eventualmente anche predire livelli di preoccupazione più alti riguardo la propria immagine corporea.
Per esempio, immaginiamo di sentire il nostro cuore battere velocemente: in caso di scarsa abilità interocettiva potremmo misinterpretare questo segnale proveniente dal nostro corpo e considerare quel battito accellerato come sintomo di un problema cardiaco, quando invece potrebbe essere la reazione fisiologica del nostro corpo in reazione a una situazione contestuale che ci preoccupa o ci fa paura.
Negli ultimi mesi, il nostro gruppo di ricerca ha raccolto dati per supportare l’ ipotesi relativa al ruolo della sensibilità interocettiva nella rappresentazione dell’immagine corporea nell’ambito dell’anoressia nervosa, un disturbo alimentare caratterizzato dalla tendenza a mangiare meno rispetto alle necessità fisiologiche, con conseguenze negative sul peso corporeo.
L’alto livello di preoccupazione rispetto al proprio peso corporeo che accomuna le persone che soffrono di anoressia nervosa è un segnale di quanto la percezione del corpo giochi un ruolo centrale all’interno dell’esperienza di malattia.
Grazie alla collaborazione con l’unità operativa di Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione dell’Istituto Auxologico Italiano presso l’Ospedale San Giuseppe a Piancavallo (VB), abbiamo chiesto a donne con diagnosi di anoressia nervosa di compilare dei questionari per misurare sia i livelli di sensibilità interocettiva, sia i sintomi negativi legati all’immagine corporea.
La raccolta dati è ancora in corso, ma abbiamo già svolto un’analisi preliminare dei dati raccolti relativa a circa 80 donne con diagnosi di anoressia nervosa. I risultati sono stati presentati per la prima volta a settembre al 27th World Congress of the International College of Psychosomatic Medicine 2024 che si è svolto a Tubinga, in Germania.
Abbiamo osservato come una peggiore rappresentazione del corpo possa essere legata a una minore espressione di alcune componenti della sensibilità interocettiva, come l’abilità di riconoscere correttamente i segnali corporei e utilizzarli in modo informativo per comprendere il proprio stato di salute e di benessere fisico e psicologico, e i livelli di fiducia rispetto al proprio corpo (ovvero quanto i segnali inviati dal proprio corpo siano valutati come veritieri e corrispondenti al suo reale stato di salute).
Queste osservazioni empiriche sembrano supportare l’importanza di strutturare processi riabilitativi finalizzati a migliorare la sensibilità interocettiva, riducendo l’espressione negativa della rappresentazione del corpo.
Per poter dare solidità e sviluppare questa ipotesi riabilitativa, risulta però necessario collezionare ulteriori dati.
La rappresentazione del corpo e il ruolo dell’interocezione non sono solo centrali nell’esperienza di malattia ma, come ci ricordano Badoud e Tsakiris, sono parte integrante dell’esperienza di ogni individuo. Ogni giorno, tutti noi utilizziamo le informazioni provenienti dal nostro corpo per agire nello spazio e, inoltre, queste informazioni sono importanti per la costruzione del nostro sé psicologico. Il tema del corpo nell’esperienza individuale è sempre più al centro del dibattito contemporaneo sulla salute psicologica e fisica.
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Per questo motivo, pensiamo sia fondamentale esplorare il ruolo della sensibilità interocettiva rispetto alla rappresentazione del corpo anche in persone che non hanno una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare: a tal fine abbiamo creato un questionario online che speriamo raggiunga quante più persone possibili. Ci aiuterà a misurare i costrutti di sensibilità interocettiva e rappresentazione del corpo.
In questo tipo di ricerche, collezionare molti dati è molto importante e crediamo che questo sforzo ci ripagherà in termini di nuove evidenze scientifiche, che saranno importanti dal punto di vista teorico per comprendere ancor di più i meccanismi che legano la mente e il corpo; dall’altra parte comprendere tali legami potrebbe aiutarci anche a leggere con più accuratezza la relazione che come individui creiamo con il nostro corpo ogni giorno.
Gruppo di ricerca
Sofia Tagini
Maria Elena Navarra
Giulia Chirchio, Clara Paschino e Federico Brusa (IRCCS Istituto Auxologico Italiano)