Brand

Rimozione extracorporea della CO2 e ventilazione protettiva nei pazienti con ARDS

La ventilazione meccanica, utilizzata per il trattamento dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria acuta, può arrecare un danno al polmone già malato. Sono in corso studi finalizzati alla messa a punto di sistemi di ventilazione a minor impatto dannoso sul polmone

Il paziente affetto dalla Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), una grave forma di insufficienza respiratoria, richiede interventi terapeutici invasivi come la ventilazione meccanica per cercare di correggere la bassa ossigenazione del sangue dei pazienti. Si tratta tuttavia di un metodo che può arrecare un danno di tipo infiammatorio al polmone già malato.
Studi clinici hanno dimostrato che la riduzione delle pressioni applicate al polmone durante questo intervento aumenta le possibilità di sopravvivenza di questi pazienti. Tuttavia non si conosce quale sia il valore più basso di pressioni da applicare o se esista una soglia di pressione che renda la ventilazione meccanica meno dannosa. Purtroppo la riduzione delle pressioni (o dei volumi) applicati al polmone si accompagna a un aumento dei livelli di anidride carbonica nel sangue che alterano l'omeostasi di tutto l'organismo.
L'attuale tecnologia ha permesso lo sviluppo di sistemi mini-invasivi di rimozione extracorporea dell'anidride carbonica. Il sangue scoagulato (attraverso l'utilizzo dell'eparina) del paziente viene prelevato attraverso un catetere posizionato in vena femorale o vena giugulare, passa attraverso un filtro che permette la rimozione dell'anidride carbonica e quindi ritorna al paziente con un livello di anidride carbonica decisamente più basso: in questo modo è possibile ridurre significativamente l'impatto della ventilazione meccanica sul polmone malato.


impatto sulla società

La ventilazione meccanica invasiva, pur essendo un presidio salvavita nella cura di pazienti affetti dalla sindrome da distress respiratorio acuto, può essa stessa arrecare un danno a livello del polmone già malato, che fa peggiorare l'esito dei malati. La nostra ricerca punta a sistemi mini-invasivi che possano migliorare la possibilità di sopravvivenza di questi pazienti.



referente

Luca Brazzi
gruppo di lavoro

Vito Fanelli
Anna MAZZEO
dipartimento

partner


condividi
progetti di ricerca rilevanti
potrebbero interessarti anche