Dal 2003 al 2011 i nostri studi hanno dimostrato che è possibile stimolare il sistema immunitario a riconoscere le molecole espresse dalle cellule tumorali.
A questa conclusione siamo giunti grazie alle osservazioni compiute su topi che hanno un difetto genetico che li predestina inesorabilmente a sviluppare tumori letali. L'insorgenza dei tumori in questi topi è rallentata dalla vaccinazione contro oncoantigeni, cioè contro antigeni che svolgono un ruolo importante nella progressione del tumore. Abbiamo anche osservato che questa protezione può essere ottenuta con vaccini a DNA, ovvero vaccini che sono relativamente semplici da costruire e che somministrati insieme ad una serie di brevissime scariche elettriche somministrate mediante un'apparecchiatura detta elettroporatore (già in uso clinico), inducono una protezione più potente.
Fra i diversi vaccini a DNA che stiamo studiando, sono in stadio di sviluppo più avanzato quello diretto contro la proteina Her-2/neu, espressa da carcinomi della gola, dell'ovaio e della mammella, e quello contro il condroitin solfato proteoglicano 4 (CSPG4), espresso da melanomi, osteosarcomi e tumori mammari.
Dal 2011 ad oggi ci siamo inoltre focalizzati sulla caratterizzazione delle cellule staminali tumorali e sull'identificazione delle molecole coinvolte nel loro autorinnovamento. Il fine è produrre dei vaccini che consentano di bersagliare questa sottopolazione di cellule tumorali responsabili delle recidive e delle metastasi.