La storia di "Remedia - Lingua Medicina Malattia" ha avuto inizio quando, leggendo il diario di un uomo autistico che non aveva mai parlato ma compilava lunghe liste di parole ordinate per ‘classi’ (nomi di fiori, di mezzi di trasporto, di persona e altro ancora) abbiamo avuto la certezza lampante che in quel taccuino abitasse il senso profondo della sua malattia e quindi, innanzitutto, della sua vita.
La storia è poi proseguita quando parlando con un paziente psicotico, che affermava le ragioni del suo delirio, l’abbiamo sentito dire «io con le parole mi gioco la vita». E ancora, tappa dopo tappa, ascoltando un oncologo mentre affermava che il medico deve innanzitutto coltivare l’arte del discorso perché, se si occupa di fine vita, sa che soltanto parlando darà ai suoi pazienti la certezza di essere ricordati.
Abbiamo poi constatato che nella trattatistica medica di ogni epoca non c’è testo che non si interroghi implicitamente o esplicitamente su quale lingua, registro, terminologia usare o inventare. E ci è parso di capire che un malato di Alzheimer ricordasse qualcosa di sé cantando piuttosto che parlando.
Per tutte queste ragioni, attraverso un approccio interdisciplinare che mette in dialogo innanzitutto linguistica e scienza medica, Remedia studia la lingua della medicina e le lingue della malattia come direttrici complementari di una vera "scienza dell’umano".