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Il tumore e la sua nicchia: relazioni pericolose da bloccare

Come pirati, i tumori “dirottano” le cellule circostanti costringendole a “collaborare”. Qui ci siamo occupati di capire come i fibroblasti, cellule presenti in tutti i tessuti, vengono riprogrammati per aiutare il tumore a crescere e formare metastasi, il vero killer delle malattie oncologiche

I tumori non sono isolati dai tessuti circostanti ma, all’interno della nicchia in cui si formano e crescono, interagiscono con cellule pre-esistenti nel tessuto che, invece che contrastarli, vengono forzate a lavorare per loro. Tra le cellule che affollano la nicchia dove si forma e cresce il tumore, oltre a cellule del sistema immunitario e dei vasi sanguigni, si trovano fibroblasti presenti naturalmente nel tessuto. Questi vengono “riprogrammati” dalle cellule tumorali, che li costringono a rendere la stessa nicchia più malleabile e a fornire nutrienti e fattori di crescita al tumore, aiutandolo a svilupparsi, invadere i tessuti circostanti e formare metastasi, il vero killer dei tumori. Questi fibroblasti “riprogrammati” vengono chiamati Fibroblasti associati al tumore (CAF, Cancer Associated Fibroblasts). Comprendere come i CAF riescano a rafforzare il tumore costituisce il primo passo per riuscire a bloccare questa attività, letteralmente tagliandogli l’erba sotto ai piedi.

Durante il nostro progetto abbiamo messo a punto un sistema in cui riproduciamo queste relazioni pericolose e i loro effetti in provetta: isoliamo dei CAF da tumori mammari di topo e studiamo come questi riescano a modificare il comportamento delle cellule tumorali rendendole più aggressive. In particolare, prepariamo dei “terreni condizionati” dai CAF con cui trattiamo le cellule di tumore mammario. Successivamente, queste vengono testate per le loro capacità di crescere, di muoversi attraverso uno strato di matrice extracellulare e infine di fuoriuscire dai vasi sanguigni (attività essenziale per la formazione di metastasi). Siamo così riusciti a individuare una proteina, il fattore di trascrizione STAT3, che è risultata essenziale per orchestrare le attività pro-tumorali dei CAF. Abbiamo poi identificato una serie di fattori la cui sintesi dipende da STAT3 e che sono ottimi candidati per essere i responsabili degli effetti pro-tumorali descritti. Si tratta di un risultato già di per sé importante per migliorare la nostra comprensione sulle necessità delle cellule tumorali e di come i CAF siano in grado di soddisfarle.

Inoltre, la conoscenza di quali siano i fattori coinvolti ci offre ottime opportunità di intervento. I fattori solubili, e quindi esterni alle cellule, rappresentano ideali bersagli terapeutici per interrompere la relazione pericolosa tra CAF e tumore. In futuro sarà possibile sviluppare degli anticorpi che li neutralizzino oppure delle piccole molecole che impediscano la loro interazione con le cellule del tumore, o ancora, la loro secrezione da parte dei CAF. Questi reagenti potranno essere usati per coadiuvare e potenziare il trattamento di pazienti affette da tumore al seno, migliorandone l’efficacia e diminuendo il rischio di insorgenza di metastasi.

un racconto di
Valeria Poli
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

18 gennaio 2017

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