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Ingordigia e peccato di gola, i vizi danteschi vantaggiosi per la cellula tumorale

Il nostro studio ha evidenziato come l’iperglicemia sia tra le possibili cause della farmacoresistenza del tumore al colon: l'alta presenza di glucosio nel sangue concorre a limitare l’azione chemioterapica che dovrebbe indurre il suicidio cellulare per il tessuto canceroso. Un processo che, nelle cellule sane, è utile alla salvezza per il resto dell’organismo.
Il racconto si inserisce nella Proposta di Lettura Magnifiche presenze. Visioni dantesche nella ricerca di oggi. Il commento al verso della Divina Commedia è a cura del prof. Pirovano e del Comitato studentesco Per correr miglior acque.

L’animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto.

(Inferno XIII, vv.70-72)

Trasmutato in albero e straziato dalle arpie, Pier delle Vigne racconta di aver ceduto alla tentazione del suicidio sperando di trovare la pace, che non troverà. Al contrario le cellule intaccate dal tumore, che con l’apoptosi (il “suicidio programmato”) salverebbero l’intero organismo dal tumore stesso, nonostante l'aiuto dei farmaci non riescono ad uccidersi a causa dell’iperglicemia.

INGORDIGIA E PECCATO DI GOLA, I VIZI DANTESCHI VANTAGGIOSI PER LA CELLULA TUMORALE

Nell'immaginario dantesco l’ingordigia condanna in eterno i golosi nell'Inferno a perdere vigore sotto l'incessante pioggia di acqua sudicia e grandine e i peccatori nel Purgatorio a espiare la colpa digiunando... Il peccato di gola e la brama di cibo sono proprio quei “vizi” che riguardano da vicino il nostro oggetto di studio: gli alti livelli di glucosio nel sangue. L’iperglicemia è in effetti una conseguenza dello stile di vita occidentale caratterizzata dalla sedentarietà e da una alimentazione non adeguata ed eccessiva, che può portare a sviluppare il diabete, che, a sua volta, è correlato all’incidenza di diversi tipi di tumore e a un più elevato tasso di mortalità.

In effetti la letteratura scientifica suggerisce che l'iperglicemia sia correlata non solo all'incidenza di sviluppare il cancro, ma anche alla risposta ai trattamenti radio-chemioterapici (Biago, 2016 e Duan, 2014). Per indagare meglio quest’ultimo punto, nel nostro progetto di ricerca abbiamo studiato in vitro l'effetto dell'iperglicemia nell'efficacia del trattamento chemioterapico. Ma prima di raccontare i nostri risultati facciamo un passo indietro sullo sviluppo del cancro. All’origine della trasformazione di una comune cellula di un tessuto a cellula tumorale vi è la perdita della capacità di attuare l'apoptosi, quel meccanismo di difesa dell’organismo che si attiva quando la cellula sana subisce alterazioni del proprio DNA, e viene indotta al suicidio programmato. Un atto che, per proseguire il parallelo con l’immaginario dantesco e usando la metafora “cellula-individuo, organismo-comunità” anche Dante non avrebbe condannato: egli pose infatti Catone Uticense, avversario di Cesare e suicida dopo la sconfitta nella battaglia di Tapso, addirittura a guardia del Purgatorio perché portatore dell’altissimo messaggio della libertà morale, considerata come il bene più alto dell’uomo.

In un nostro studio recente, pubblicato su Frontiers in Pharmacology, abbiamo innescato, nelle cellule cancerose di colon, la morte programmata mediante l'uso di due chemioterapici. Abbiamo così verificato che, in presenza delle stesse concentrazioni di glucosio riscontrabili in persone con iperglicemia, il trattamento è risultato essere inefficace. L'iperglicemia ha infatti fornito a queste cellule, attraverso meccanismi differenti, un'arma vincente per contrastare gli effetti tossici, e in questo caso necessari, dei farmaci.

Questo suggerisce che all’origine della farmaco-resistenza, che in molti pazienti oncologici ostacola il successo del trattamento terapeutico, potrebbe esserci anche l’iperglicemia, un aspetto che a oggi non viene indagato a sufficienza.

Come Virgilio profetizza la venuta di un veltro, un cane da caccia interessato solo ai beni spirituali che salverà l'Italia uccidendo la lupa, animale incapace di soddisfare la sua fame e che uccide chiunque incontri, e come Beatrice, lanciando un'invettiva contro la cupidigia, profetizza che le cose cambieranno in meglio, così la ricerca non può che offrire sempre nuove soluzioni e speranze per migliorare la qualità della vita delle persone.

In ricordo di Dario Prof. Ghigo, docente di Biochimica Clinica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Torino, uomo di notevole caratura scientifica, grande appassionato di storia e letteratura.

Gruppo di ricerca: Loredana Bergandi, Eleonora Mungo, Rosa Morone, Ornella Bosco, Barbara Rolando, Sophie Doublier.



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un racconto di
Loredana Bergandi
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

27 marzo 2020

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