Brand
Vita

Meno acqua e fertilizzanti per pomodori più rispettosi dell’ambiente

Un grande progetto europeo che riunisce ricercatori, agricoltori e industrie di dieci paesi con un unico scopo: rendere la coltivazione del pomodoro più rispettosa dell’ambiente e meno gravosa per le risorse naturali, senza rinunciare alla qualità

TOMRES, A novel and integrated approach to increase multiple and combined stress tolerance in plants using tomato as a model, è un progetto europeo finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020 il cui scopo è, a dispetto del titolo piuttosto lungo e complicato, molto semplice: aumentare la capacità della pianta di pomodoro di resistere alla carenza di acqua e nutrienti. Il pomodoro è una delle coltivazioni più diffuse in Europa, ma è anche una delle più sensibili a questi problemi, aggravati dal cambiamento climatico e dal grande dispendio energetico richiesto dalla produzione di fertilizzanti. Per questo, i 25 partner di TOMRES stanno lavorando e testando in campo nuove combinazioni di genotipi e pratiche di gestione che riducano l’impatto ambientale della coltivazione del pomodoro.

All’interno di questo grande progetto, il mio ambito di ricerca riguarda ciò che accade nella rizosfera, cioè la porzione di suolo che circonda le radici: queste ultime interagiscono con il suolo e con i microorganismi in esso presenti attraverso gli essudati radicali, un mix di sostanze che possono, a seconda dei bisogni della pianta, aumentare il rilascio di nutrienti da parte del suolo e/o instaurare simbiosi con organismi che forniscano alla pianta sostanze nutritive in cambio di prodotti della fotosintesi.
Tra le sostanze nutritive più importanti troviamo il fosforo, un macronutriente essenziale la cui biodisponibilità è spesso molto scarsa per via dell’interazione con i minerali presenti nel suolo, che limitano la diffusione dei fertilizzanti in cui questo elemento è contenuto. Gli essudati sono uno strumento potente con cui le piante possono aumentare la biodisponibilità del fosforo: tramite gli acidi organici possono ad esempio disciogliere gli ossidi di ferro e alluminio a cui esso è spesso legato, mentre enzimi come le fitasi e le fosfatasi possono trasformare le forme di fosforo più complesse in forme più semplici, favorendone l’acquisizione. Alcuni studi hanno mostrato come anche una classe di ormoni di recente scoperta, gli strigolattoni, che vengono rilasciati nella rizosfera, abbiano un ruolo attivo nella risposta delle piante alla carenza da fosforo.

Per questo, nel mio progetto di dottorato sto studiando la composizione chimica degli essudati di pomodoro in piante che producono o non producono strigolattoni, in condizioni nutritive normali o in carenza di fosforo. Non è ancora chiaro infatti se gli strigolattoni abbiano un ruolo attivo nel modificare la qualità e la quantità degli essudati del pomodoro. Una volta nota la composizione degli essudati, è possibile capire quali siano i meccanismi usati dalla pianta di pomodoro (TOMato) per aumentare la biodisponibiltà di fosforo e usare queste informazioni per aumentarne la resilienza (RESilience).

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Veronica Santoro
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

28 gennaio 2019

condividi

potrebbero interessarti anche