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Non solo bio. La nuova frontiera dell’agricoltura sostenibile con CleanFruit

Foto: Charlotte Noelle / Unsplash

Se desideriamo frutti sani, belli di aspetto e privi di agrofarmaci, ci rivolgiamo ai prodotti biologici. Esiste però un altro modo di produrre, meno costoso e più rispettoso dell’ambiente e della salute delle piante e dei consumatori. Il progetto europeo CleanFruit mira a produrre mele e fragole a residuo zero, in cui gli agrofarmaci sono sostituiti da microrganismi utili ed insetti benefici.

Noi siamo ciò che mangiamo. La frutta che arriva sulle nostre tavole è ricca di zuccheri semplici, di fibre, di vitamine e di sali minerali. Desideriamo frutti sani, belli di aspetto e privi di residui di agrofarmaci. Così ci rivolgiamo ai prodotti da agricoltura biologica, che vieta l’uso di agrofarmaci e fertilizzanti sintetici. Quelli che troviamo sugli scaffali dei supermercati hanno però prezzi eccessivamente alti. Secondo la legge della scarsità (spiegata qui da Giuseppe Pernagallo, ndr), la causa è la crescente domanda da parte dei consumatori insieme al fatto che l’approccio del biologico abbassa i numeri della produzione. A questo si aggiungono i rigidi disciplinari, anch’essi con un costo, che l’agricoltore deve rispettare per ottenere la certificazione biologica.

È possibile trovare prodotti privi di residui ma con un prezzo contenuto sul mercato?

La risposta è nelle produzioni a zero residui, dove parte degli agrofarmaci vengono sostituiti con insetti e microrganismi benefici per le piante, prodotti naturali e impollinatori, sistemi previsionali e metodi di diagnosi innovativi. Lo scopo è arrivare a un prodotto che nel momento dell’acquisto, e quindi del consumo, non ha alcun residuo di agrofarmaci. Se questo non azzera del tutto l’impatto ambientale degli agrofarmaci, riesce a mantenere alti i livelli di produttività assicurando al consumatore un prodotto più salutare.

Proprio di questo si occupa il progetto CleanFruit che, partito a febbraio 2020, nei prossimi due anni mira a sviluppare e promuovere strategie di difesa delle piante e produzione a residuo zero per le fragole e le mele in particolare. Coordinato dall’Università di Torino, il progetto vede la collaborazione tra aziende ed enti di sei Paesi europei.
In Italia sono state selezionate tre aziende agricole piemontesi, specializzate nella coltivazione di fragola e melo. Anche produttori inglesi, olandesi e spagnoli sono coinvolti e supportati rispettivamente dall’Università di Reading in Inghilterra, da Koppert in Olanda e dal Grupo AN in Spagna.

Koppert, azienda leader nella produzione di organismi per la lotta biologica, gioca un ruolo chiave in questo progetto, in quanto è fornitore di prodotti per la difesa delle colture. Il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e il Centro di Competenza Agroinnova dell’Università di Torino promuoveranno le più sofisticate tecnologie di rilevamento di patogeni e insetti valutando l’impatto delle strategie di difesa a residuo zero sulla salute delle piante e sugli impollinatori naturali. Una volta concluse le attività in campo, le fragole e le mele verranno trasformate da Naturex in Francia e Doehler in Germania, due aziende leader nella produzione di puree, succhi di frutta ed estratti vegetali, naturalmente a residuo zero. Verranno svolti opportuni sondaggi rivolti agli agricoltori e anche ai consumatori, che daranno il loro giudizio sull’accettazione di questa modalità di produzione e sulla qualità della frutta e dei succhi a residuo zero.

Agricoltori, ricercatori, aziende di trasformazione e tecnici sono impegnati in una task force per produrre la frutta del futuro, che sarà più sana per noi consumatori e più rispettosa dell’ambiente.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Davide Spadaro
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

03 luglio 2020

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