Brand
Ecosistemi, Biodiversità e Comportamento animale

Ragni, grotte e riscaldamento globale

Studiare la relazione tra alcune variabili climatiche e la distribuzione di alcune specie animali che vivono nelle grotte delle Alpi Occidentali è stato l'obiettivo del progetto CAVELAB

Le grotte e gli organismi che le popolano potrebbero essere importanti chiavi di volta per comprendere gli effetti del riscaldamento globale sugli ecosistemi. Le grotte dell’arco alpino occidentale, e in particolare alcune specie di ragni che vi abitano, sono il cuore del progetto di ricerca CAVELAB, finanziato nel triennio 2012-2015 dalla Compagnia di San Paolo e dall’Università di Torino e incentrato sulle dinamiche di riscaldamento globale e sugli effetti dell’aumento della temperatura globale sugli ecosistemi.
Il progetto ha coinvolto fisici, chimici, micologi, zoologi, biogeografi, geologi e climatologi dell'Università di Torino e di altre Università italiane e straniere, producendo 49 lavori scientifici, di cui 16 pubblicati su prestigiose riviste internazionali, 9 in corso di pubblicazione e 24 presentazioni a congressi scientifici, internazionali e nazionali. Nel corso del triennio, abbiamo effettuato circa 300 uscite sul campo, trascorrendo più di 1500 ore sottoterra, per un totale di circa 200 km percorsi nelle grotte del Piemonte e della Val d’Aosta.
Le grotte sono modelli ideali per uno studio di questo tipo. All'interno di questi sistemi, parametri ambientali come la temperatura, l’umidità e l'assenza di luce rimangono stabili tutto l’anno, con variazioni estremamente ridotte. Inoltre le catene alimentari e le relazioni interspecifiche sono relativamente semplificate così che questi ecosistemi sono più facilmente modellizzabili rispetto a quelli di superficie, un fattore non di poco conto quando si parla di modellizzazioni statistiche.
Dal punto di vista di un ecologo, avere a che fare con un sistema semi-chiuso facilmente modellizzabile equivale ad avere a disposizione un piccolo “mondo” in cui verificare nuove teorie e nuove ipotesi in materia di riscaldamento globale. Gli studi che ne derivano, come nel nostro caso per esempio, forniscono proiezioni a medio e lungo termine sulle dinamiche di estinzione delle specie, ma anche sui fattori alla base del processo di speciazione. Spesso però le difficoltà oggettive imposte dalle condizioni in cui si opera pongono seri limiti alla raccolta rigorosa di dati biologici e fisici da usare nelle modellizzazioni. Ed è proprio per questo che, nonostante le notevoli potenzialità, studi di questo tipo sono molto rari. Superati i limiti della raccolta dei dati però le tendenze osservabili sono estremamente affidabili e possono rivelare importanti processi ecologici in atto, altrimenti sottovalutati.

potrebbero interessarti anche