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Inquinamento, Clima e Riscaldamento globale

TransApp: narrazioni di donne migranti tra cibo, natura e cultura

Foto: Interminabili spazi di Jacqueline Tema

Legame diretto tra corpo e ambiente naturale, in questo progetto il cibo diventa una lente per studiare ingiustizie ambientali, razziali e di genere ma anche per stimolare partecipazione e responsabilità come veicoli di eco-tra(n)s-formazione

Al cibo, anello di congiunzione tra corpo umano e natura non umana, si legano equilibri sociali, politici e ambientali che si riverberano pesantemente sui nostri discorsi e stili di vita. Già da qualche tempo studiosi di tutto il globo riflettono sulle relazioni tra i sistemi e le pratiche agro-industriali e i loro effetti sulla nostra salute. La profusione di libri, documentari e film sull’argomento ha rivelato con maggiore nitidezza le connessioni tra produzione del cibo e malattie genetiche auto-immuni, cattiva distribuzione delle risorse, disuguaglianze sociali, danni ambientali e animali. Solo di recente gli umanisti hanno cominciato a offrire un contributo a questa ricerca internazionale, certi che anche le letterature e le arti possono facilitare una presa di coscienza, riconfigurare foodscapes sostenibili, favorire alleanze globali e stimolare un attivismo ecologico.

Transnational Appetites: Migrant Women's Art and Writing on Food and the Environment, un progetto d’Ateneo finanziato dalla Compagnia di San Paolo e sostenuto dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, parte da queste riflessioni e si prefigge di studiare le rappresentazioni artistiche e letterarie del cibo in quattro Paesi europei: Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania.

Se il quadro teorico di riferimento sono le Environmental Humanities (o Scienze umane ambientali, campo di studi transdisciplinare che promuove il dialogo tra i diversi modelli culturali), il focus è sulle donne migranti che non solo condividono una doubleness culturale, ma anche un desiderio di partecipazione e di responsabilità attiva quali veicoli di eco-tra(n)s-formazione. Nonostante la sua universalità, il cibo supera costantemente confini e perimetri e modifica linguaggi e registri, specie in quei luoghi in cui transculturalismo e resilienza hanno saputo imporsi su pratiche di assimilazione e uniformità culturale.

Il cibo, com’è prevedibile, ha un ruolo cruciale nelle storie raccontate da molte donne, essendo un legame diretto tra il corpo e l’ambiente naturale, oltre che con/testo discorsivo esso stesso. Le narrazioni di diaspore, migrazioni, ibridazioni, transnazionalismo, ecc., abbondano in questo cruciale momento storico e hanno prodotto una vastissima letteratura che affronta questioni spinose, incluse le pratiche, il consumo o l’assenza di cibo, spesso risultato di cambiamenti climatici e dunque causa di migrazioni forzate. Ancora scarsa, invece, è la riflessione sulla produzione artistica (letterature e visual arts) capace di affrontare questi temi in una prospettiva ecocritica.

Il progetto “TransApp”, svolto in partnership con il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, intende colmare questa lacuna. Si articola in varie fasi che prevedono convegni, un festival di letterature migranti e diverse pubblicazioni.
www.allatavoladellemigranti.it


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