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Gestione del territorio, delle risorse e dei rifiuti, Sostenibilità ambientale

Ripensare il valore degli oggetti. Morte e rinascita nell'economia circolare

Photo by Daniel Schludi on Unsplash

La nostra vita è sempre più connessa agli oggetti che acquistiamo e con i quali ci connotiamo. Eppure il loro “funerale” ha luogo dovunque sia meno oneroso smaltirli, con i conseguenti danni ambientali e sociali. L’economia circolare punta a definire una nuova semiotica incentrata sui concetti di Riduzione, Riciclo e Riuso.
Il racconto si inserisce nella Proposta di Magnifiche presenze. Visioni dantesche nella ricerca di oggi. La scelta dell'estratto della Divina Commedia e il relativo commento sono a cura del professor Donato Pirovano e del Comitato studentesco Per correr miglior acque.

Le cose tutte quante
Hanno ordine tra loro, e questo è forma
Che l’universo a Dio fa somigliante.
Qui veggion l’alte creature l’orma
De l’esterno valore, il qual è fine
Al quale è fatta la toccata norma.
(Paradiso I, vv. 103 - 108)

Dobbiamo pensare ad ogni oggetto come parte di un materiale che ha vita infinita e cicliche trasformazioni, così da non consumare il suo essere in una sola delle sue forme, ma come una fenice farlo risorgere dalla morte di un primo scopo per un nuovo utilizzo. La materia continua ad esistere. Se sapremo rendere immortali gli oggetti potremmo avvicinarci di più a questo circolo infinito, alla loro vita eterna, alla perfezione, a Dio.

RIPENSARE IL VALORE DEGLI OGGETTI. MORTE E RINASCITA NELL'ECONOMIA CIRCOLARE

Il cerimoniale che accompagna la separazione dai nostri cari è un momento sacro, solenne, condiviso ma anche molto intimo che accomuna le civiltà globalmente.
Nel mondo post-moderno, dove la nostra vita pare connessa sempre più a quella delle cose che desideriamo e acquistiamo con fin troppa leggerezza, pare ragionevole interrogarsi su come si svolga il rito dell'ultimo passaggio dei nostri amati beni, e ancora di più su cosa resti di questi dopo la loro "morte".

Jean Baudrillard, sociologo e politologo, direbbe che gli oggetti della società pre-capitalista incarnavano un'idea prestabilita di ordine, del tempo (come i grandi pendoli nei soggiorni dei nostri nonni), o di dinamiche sociali ineluttabili, come ci ricordano quei ritratti dei parenti defunti, posti dinanzi alle soglie e tramandati gelosamente tra le generazioni (Il sistema degli oggetti, 1968). La funzione paralinguistica degli oggetti è oggi profondamente cambiata: con essi l'individuo connota ed esprime se stesso, in un’ottica consumista che permea la comunicazione, oltre che la materiale consunzione degli oggetti.

Gli oggetti crescono così in modo esponenziale... Ma, come spesso accade per un neologismo che, dopo un iniziale periodo di popolarità cade in disuso, il valore astratto e comunicativo degli oggetti si consuma e diventa obsoleto, lasciando aperto il dilemma di come gestirne la residua consistenza materiale.

Il funerale degli oggetti non ha niente di sacro, perché la consunzione materiale non lascia altro che scarti. Ha luogo dovunque sia meno oneroso smaltirli: una pattumiera, una strada, un fiume, una spiaggia. E le conseguenze sono fin troppo evidenti: dall’inquinamento all’inasprimento del divario sociale (si pensi, ad esempio, alle condizioni di chi vive nelle vicinanze di inceneritori o discariche).

Di economia circolare si parla spesso in termini semplicistici, come di una strategia per produrre nuovo valore economico, riducendo i costi per le imprese e l'impatto sull'ambiente. In realtà essa mira a qualcosa di più: definire una nuova semiotica per gli oggetti, guardando ai processi produttivi e di smaltimento e quindi ben oltre il mero efficientamento economico.

Gli oggetti circolari si caricano così di nuovi valori: la relazione dell'uomo col proprio ecosistema, la valorizzazione delle reti locali, la preservazione delle risorse per le generazioni future (la cosiddetta "sostenibilità"). Allora gli oggetti circolari non possono che essere frutto di Riciclo e Riuso, due concetti chiave per l'economia circolare, come ha anche evidenziato la collega Nicole Mariotti.
Da questa rielaborazione di valori scaturiscono nuovi modelli di business che incontrano un consumatore informato e orientato ai valori che i beni prodotti veicolano. Ma non finisce qui: la nuova visione valoriale invita a Ridurre la quantità consumata. È la terza grande R dell’economia circolare, dal momento che l’oggetto non è più concepito come paralinguaggio effimero e obsolescente del singolo individuo ma come simbolo emblematico dei nuovi valori di comunità e sostenibilità.

Nel dottorato Innovation for the Circular Economy ci occupiamo dell’economia circolare in tutte le sue declinazioni. Io mi occupo del lato di innovazione, ma ritengo sia fondamentale partire sempre dal discorso che ho presentato qui sopra, in modo che l’idea stessa di economia circolare non venga banalizzata o ancor peggio adattata alla necessità di aziende che negano questa riattribuzione di valori e vorrebbero continuare sulla vecchia via usando nuovi nomi.


Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Grazia Sveva Ascione
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

24 aprile 2020

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