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Un’incredibile risorsa per il mare e la Terra: Posidonia oceanica e il suo micobioma

Posidonia Oceanica

A ciclo vitale concluso, le sue foglie nastriformi tendono a ricoprire le nostre spiagge, specie a seguito delle mareggiate invernali. Grande produttrice di ossigeno, assorbe ingenti quantità di CO2, contrasta l’erosione costiera e ospita una sorprendente biodiversità. È quindi cruciale preservarla dalle minacce antropiche e ambientali. Alla Micoteca dell'Università di Torino (MUT) proviamo a farlo studiando il suo micobioma, indispensabile alla sua salute. Stiamo parlando di Posidonia oceanica che, a sorpresa, non è un’alga, bensì una pianta!

Posidonia oceanica, nota anche come erba di Nettuno, è la pianta acquatica endemica più importante del Mar Mediterraneo. Erroneamente molti pensano si tratti di un’alga. P. oceanica, invece, è un’angiosperma monocotiledone provvista di radici, fusto, foglie, fiori e frutti come le piante terrestri ed è in grado di colonizzare i fondali marini formando vaste praterie, i posidonieti, che occupano circa il 3% dell’intero Mediterraneo, pari a una superficie di circa 38mila km2. Nella parte inferiore del posidonieto, si crea una "matte", un intreccio di rizomi, radici e sedimento intrappolato dove viene immagazzinato circa il 50% del carbonio organico dei sedimenti marini del nostro pianeta. La capacità di rimuovere anidride carbonica (CO2) dall’atmosfera rende le praterie di Posidonia fondamentali per combattere i cambiamenti climatici.

Il posidonieto è considerato “comunità climax”, rappresenta cioè il massimo livello di sviluppo e complessità che un ecosistema può raggiungere. Si stima che ospiti più di 400 specie di alghe e migliaia di specie animali, nel complesso il 20-25% della biodiversità del Mediterraneo. Le praterie di P. oceanica rivestono, dunque, un’enorme importanza per la salute del mare e dei litorali non solo perché sono un incredibile hotspot di biodiversità, ma anche per la produzione di ossigeno (un metro quadrato di posidonieto ne produce 10-15 litri al giorno) e biomassa, per il consolidamento dei fondali e il contrasto all’erosione costiera; basti pensare che un metro quadro di posidonieto che regredisce causa l’erosione di circa 15 metri di litorale sabbioso.

Come conseguenza dell’impatto antropico, dei cambiamenti climatici e del diffondersi di specie esotiche invasive, oggigiorno, le praterie di Posidonia sono in regressione in tutto il Mediterraneo, benché protette dal 1992 (Direttiva Habitat 92/43/CEE).

Da alcuni anni la Micoteca di UniTo (MUT) conduce un’ampia indagine sulle comunità fungine in ambiente marino e proprio in quest’ottica si colloca uno studio, recentemente pubblicato, sul “micobiota” di P. oceanica. Tale studio ha messo in luce una biodiversità fungina sorprendente, con l’isolamento di più di 100 specie fungine selettivamente associate a foglie, radici, rizomi e matte. Questa distribuzione selettiva (substrato-specificità) sembra incrementare la resistenza della pianta ai patogeni e ai predatori. Più in generale, i funghi associati alla Posidonia sembrano rivestire una grande importanza per la fisiologia delle praterie ricoprendo ruoli fondamentali per la salute, la produttività e i cicli biogeochimici, contribuendo quindi ai servizi ecosistemici del posidonieto.

Il confronto è stato poi esteso al micobiota di un’alga verde (Flabellia petiolata) e di un’alga bruna (Padina pavonica) particolarmente abbondanti nello stesso posidonieto e, anche in questo caso, è emersa un’evidente substrato-specificità. L’ipotesi è che i tre organismi, con solo 12 specie in comune (su un totale di 257), arruolino comunità fungine specifiche in base alle proprie esigenze come la difesa dagli erbivori, la resistenza a stress ambientali e a organismi patogeni, e altro ancora.

Lo studio dei funghi marini ha sicuramente una valenza ecologica e sistematica notevole, basti pensare che l’indagine micologica sul posidonieto ha permesso di descrivere due nuovi generi e nove nuove specie fungine tra cui Paralulworthia posidoniae. Tuttavia, non è da sottovalutare l’importanza applicativa dei funghi marini, oggigiorno considerati tra le fonti più promettenti di metaboliti d’interesse farmaceutico, cosmetico e nutraceutico, come abbiamo raccontato qui.


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