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Infezioni e difese

Chiedi ai veterinari! La ricerca risponde ai tuoi dubbi su Covid e mondo animale

Avete curiosità sul mondo veterinario e degli animali in relazione al Covid-19? Le ricercatrici e i ricercatori del Dipartimento di Scienze Veterinarie sono a disposizione! Consapevoli della necessaria cautela nel rispondere a questioni legate a una infezione di cui pochi sanno ancora troppo poco, e volendosi concentrare sulla loro area di competenza - gli animali e le relazioni con l’essere umano - ricercatori e ricercatrici intendono mettere a disposizione la competenza propria e di tante e tanti autorevoli studiose e studiosi della comunità scientifica.

HAI DOMANDE DA PORRE? SCRIVILE QUI E I VETERINARI TI RISPONDERANNO AL PIÙ PRESTO.

Abbiamo raccolto le vostre domande dividendole in tre macro-aree: virologia, veterinaria clinica e sicurezza alimentare.
Qui di seguito trovi le risposte relative al terzo tema: la sicurezza alimentare.
Qui e qui trovi domande e risposte relative agli altri due temi.

Se l'origine di Covid-19, come anche quella di altri virus (Sars e Mers per esempio), è da ricercare in un certo modo di allevare, macellare e consumare carne, dobbiamo preoccuparci anche dei nostri allevamenti in occidente? Nello specifico, quanto è sicura la filiera italiana?
Tiziana Civera: Sul Covid-19 permangono molte incertezze sull’origine e su come sia avvenuto il “salto di specie”: abbiamo letto, basandoci anche su altri modelli, del rischio legato alla promiscuità data dallo stretto contatto fra uomo e animali, vivi soprattutto, che condividono con uomo spazi limitati. I sistemi europei di allevamento e più in generale della filiera di produzione animale, compreso quello italiano, da tempo adottano modelli di allevamento molto diversi da quello di alcune aree asiatiche, in quanto la “segregazione” degli animali allevati rispetto al mondo esterno è molto accentuata: questo permette di prevenire la trasmissione di malattie diffusive fra gli animali e all’uomo (zoonosi), accanto a una sorveglianza veterinaria sugli allevamenti, tutti registrati, organizzata secondo precisi piani dalle ASL sulla base di piani del Ministero della Salute e regionali. L’insieme di misure messe in atto rientra nel concetto di biosicurezza, volto a proteggere animali, ambiente, uomo.

Parimenti la macellazione degli animali non solo avviene all’interno di strutture sottoposte a controllo veterinario, ma vi è il controllo sanitario su ogni ciclo di macellazione per evitare che animali con sintomi di malattia o che possano far sospettare comportamenti illeciti pregressi siano destinati a un consumo umano, avviando controlli ulteriori sugli stessi e sugli allevamenti di provenienza. Oltre al controllo capillare dei medici veterinari delle ASL non dobbiamo dimenticare che l’operatore del settore alimentare oggi ha una consapevolezza del suo ruolo in materia di sicurezza e degli obblighi di cui risponde, in caso di inadempienza, amministrativamente e penalmente, e contribuisce al valore, anche in termini sanitari, della filiera italiana.

Nell'immaginario, pubblicitario e non solo, i formaggi freschi o poco stagionati sono spesso fatti e manipolati a mani nude. Ma è davvero così? Se sì non rischiano di essere veicolo di Covid?
Tiziana Civera: Sul rischio di contrarre il Covid-19 consumando latticini e formaggi freschi per contaminazione durante la fase di lavorazione da parte di operatori infetti, ricordiamo prima di tutto che nonostante la vasta diffusione della pandemia, finora non è stata segnalata alcun caso di trasmissione attraverso il consumo di alimenti: nulla, in relazione a Covid-19, dimostra che gli alimenti rappresentino un rischio per la salute pubblica. Poiché la via primaria di trasmissione di Covid-19 è quella da persona a persona, principalmente attraverso le goccioline del respiro che le persone infette diffondono con gli starnuti, la tosse o in fase di respirazione, sono state fornite dalle massime organizzazioni internazionali linee guida per gli operatori alimentari al fine di garantire la sicurezza alimentare anche rispetto al Covid-19. Si tratta di misure che riguardano da un lato la verifica dello stato di salute degli operatori, dall’altra l’adozione di buone pratiche di lavorazione, tutti aspetti già sviluppati attraverso i Piani di autocontrollo - conosciuti anche come piani basati sui principi HACCP- che ogni impresa deve applicare.
Per quanto riguarda poi il rischio legato alla maggiore manualità in lavorazioni di alcune tipologie di prodotti - pensando a mozzarelle o prodotti in cui vi sia il riempimento manuale di fuscelle o stampi - occorre ricordare due aspetti: da un lato per la maggior parte delle aziende vi è molta meccanizzazione (la mozzatura per esempio è per lo più meccanica), dall’altro le fasi o le attrezzature che si presentano più critiche per il rischio di contaminazioni dai comuni agenti di malattia alimentare sono oggetto di azioni preventive specifiche che fanno proprio parte di quanto individuato nel Piano di autocontrollo. L’approccio alla prevenzione è già esistente e nello specifico l’operatore andrà a rafforzare quanto già sviluppato. Pertanto non vi sono evidenze di rischi per queste produzioni: un’indicazione di buon senso suggerisce di approvvigionarsi di alimenti comunque confezionati o protetti da film plastici, in quanto si riduce una comunque remota possibilità di contaminazione in fase di trasporto, immagazzinaggio o vendita.

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Intervista a

Tiziana Civera
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

A cura di

Redazione FRidA
Pubblicato il

11 maggio 2020

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