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Obiettivo #9: imprese, innovazione e infrastrutture

Gli investimenti in infrastrutture - trasporti, irrigazione, energia e tecnologie dell’informazione e della comunicazione - sono cruciali per realizzare lo sviluppo sostenibile e per rafforzare le capacità delle comunità in molti paesi. Il progresso tecnologico è alla base degli sforzi per raggiungere obiettivi legati all’ambiente.

Gabriele Ricchiardi (Dipartimento di Chimica), come è possibile rendere tecnologicamente competitive e sostenibili le piccole e medie industrie, che costituiscono la maggioranza delle aziende italiane?
Il tessuto industriale italiano è caratterizzato da aziende di piccole dimensioni, spesso in forte difficoltà nella competizione tecnologica globale. Il Centro NIS (Nanostructured Interfaces and Surfaces) di UniTo investe da anni sull'offerta di servizi tecnologici e di ricerca ad aziende di tutte le dimensioni. Il principio ispiratore degli interventi è il superamento della distinzione tra ricerca di base e ricerca applicata. Le tecniche e la strumentazione in uso nella ricerca di base possono diventare preziose per la risoluzione di problemi produttivi e per lo sviluppo di prodotti nuovi e migliori. Per esempio se una PMI avesse necessità di verificare, la qualità di una superficie lavorata, la presenza di amianto in un terreno o di particelle contaminanti nei farmaci, il NIS può mettere a disposizione grandi microscopi elettronici.

Mattia Costamagna (Dipartimento di Economia e Statistica), in un ottica di maggiore sostenibilità ambientale come si può raggiungere e valutare una migliore gestione delle risorse (energia, acqua, materiali)?

La transizione verso modelli di produzione/consumo sostenibili non è né scontata né di facile approccio; l’analisi del ciclo di vita (LCA) permette di individuare e quantificare gli impatti ambientali in ciascuna delle fasi di vita di un prodotto/processo: dall’estrazione delle materie prime, considerata la nascita del prodotto, fino allo smaltimento finale. Si possono così identificare gli aspetti più impattanti e l’effettiva sostenibilità del prodotto finale. Abbiamo per esempio analizzato i materiali innovativi usati per la depurazione delle acque e le tecnologie associate allo stoccaggio di idrogeno.

Enrica Vesce (Dipartimento di Economia e Statistica) in cosa consiste il vostro progetto di Life Cycle Assessment? 
Gli strumenti di Life Cycle Assessment (Analisi del ciclo di vita) servono per individuare gli impatti ambientali ed economici che possono emergere in ogni fase del ciclo di vita di un prodotto, permettendo così di valutarne la sostenibilità e di agire per un continuo miglioramento del proprio business. Gli strumenti da noi sviluppati sono utili a fare dei confronti tra prodotti tradizionali già in produzione e possibili prodotti innovativi alternativi.
Per esempio si può evidenziare che nel caso di un elettrodomestico come la lavatrice la fase del suo ciclo di vita più energeticamente dispendiosa, e quindi meno sostenibile, non è il suo trasporto a casa nostra o il suo smaltimento, ma quella dell'utilizzo domestico; si può allora limitare questo impatto non solo sensibilizzando il consumatore ma anche introducendo strategie opportune di riduzione dei consumi durante l'utilizzo in fase di produzione. Fu la Coca Cola a condurre nel 1969 il primo studio di LCA per orientare le decisioni in merito alla produzione dei contenitori della celeberrima bibita gassata: la questione su se fosse meglio la plastica o il vetro era stata risolta dall'azienda con la scelta delle bottiglie di plastica, ma questo oggi non è del tutto scontato e dipende soprattutto da come viene impostato lo studio.


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Questa storia di ricerca si trova in:


Intervista a

Gabriele Ricchiardi
Mattia Costamagna
Enrica Vesce
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

A cura di

Redazione FRidA
Pubblicato il

18 marzo 2020

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