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Studio del passato dell'umanità

Dallo scontro al dialogo: sessantottini e Fridays for Future a confronto

La recente mobilitazione mondiale dei giovani ispirati da Greta Thunberg mi ha portata ad analizzare questo fenomeno con la lente dei miei studi sui movimenti giovanili del '68. E posso dire che le differenze superano le somiglianze.

 “Siamo realisti, vogliamo l’impossibile!”. Tuonava la rivolta studentesca del 1968, con le sue ambizioni forti, smodate e sfrontate. Perché tutto sarebbe potuto andare diversamente, e tutto poteva e doveva essere cambiato: la società e il suo buon costume, il governo, i partiti e le architetture del potere erano tutte, nel loro insieme, sotto attacco. Percepite come vetuste, verticistiche, lontane dalle ambizioni di partecipazione e di cambiamento radicale di migliaia di giovani, pronti a praticare “la democrazia vera” e a riappropriarsi della politica.
Era anche un conflitto generazionale. I giovani del 1968 non avevano vissuto le asperità della guerra e della povertà, beneficiando piuttosto delle trasformazioni economiche delle società occidentali - come racconta Ronald Inglehart in Silent Revolution (1977) - i giovani del 1968 avevano sviluppato riferimenti valoriali e paradigmi politici e sociali che li distinguevano profondamente dalla generazione precedente. Scardinare quell’ordine costituito del mondo che avevano ereditato era il loro obiettivo principale.

Difficile trovare similitudini con il movimento dei Fridays for Future. Secondo uno studio effettuato in 13 città di 9 paesi differenti in occasione della prima giornata di sciopero mondiale per il clima del 15 marzo 2019 il cui gruppo più numeroso è tra i 14 e i 19 anni. Complice forse la più giovane età, le ragazze e i ragazzi di questo movimento non appaiono altrettanto spregiudicati e tantomeno altrettanto radicali. Perché non è una logica di scontro a caratterizzare la loro mobilitazione. Sicuramente esprimano forti critiche nei confronti dei governi, della loro nazione, dei loro genitori e degli adulti in generale: ricordiamo le lacrime di rabbia di Greta Thunberg contro i leader mondiali alle Nazioni Unite o il commento “i nostri genitori hanno distrutto il nostro mondo”, di una ragazza intervistata.

La loro logica è però quella del confronto e del dialogo, prima di tutto con le istituzioni. Greta Thunberg è invitata a parlare dalla élite politica ed economica mondiale, al Conferenza delle Nazioni Unite, al Parlamento Europeo, al Forum Economico Mondiale, al Senato della Repubblica ed è persino ricevuta dal Papa Francesco in Piazza San Pietro. Così, una delegazione dei Fridays for Future - Italia ha partecipato all’audizione informale alla Camera dei deputati. Il movimento si confronta anche con gli adulti, specie con quelli che li supportano attraverso l’istituzione di gruppi paralleli come i Teachers o i Parents for Future o che partecipano alle proteste di piazza.

Altro dato che sorprende, considerando che si tratta di un movimento spontaneo e di recente formazione, il grado di autoregolamentazione dei Fridays for Future, specie in merito alle sue pratiche di mobilitazione e organizzazione interna. A confronto con lo spontaneismo confusionario del 1968 e con la sua carica contestataria, quella dei Fridays for Future appare dunque come una mobilitazione più di continuità che di rottura radicale, ben più organizzata, strutturata e matura. I giovani del movimento ambiscono a sovvertire l’ordine costituito ma operano all’interno delle regole del gioco, pretendendo di essere ascoltati e di ricevere risposte concrete. I giovani dei Fridays sono realisti e sanno bene che ciò che pretendono non è impossibile. I loro sono obiettivi negoziabili che possono essere tradotte in scelte di policy concrete. Sta agli adulti intraprendere questo percorso.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Daniela Romée Piccio
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

14 febbraio 2020

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