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Attraversare l’ignoto per mano della filosofia. Anche con i bambini!

Jacques Després, illustrazione per Il libro dei grandi contrari filosofici di Oscar Brenifier

Intese come insieme di prospettive e metodi filosofici che trovano applicazione all'esistenza umana nelle sue diverse dimensioni, le pratiche filosofiche possono venire in aiuto ad adulti e bambini anche e soprattutto in un momento così particolare come quello del lockdown e di una ripresa ancora piena di interrogativi. Come? Lo abbiamo chiesto a Elisabetta Battaglia, Guido Brivio, Marta Delmastro e Valentina Ventrice, che collaborano al progetto café-philo@DIDEROT.

Come può aiutarci la filosofia in questi tempi carichi di incertezza?
Ci troviamo in un momento storico particolare, nel quale l’idea di un mondo stabile e sicuro, costruito costantemente, si manifesta in tutta la sua illusorietà. Per quanto inquietante, questa è un’occasione per ciascuno di affrontare i problemi che da sempre interpellano l’essere umano: “Ha un senso la mia presenza qui?”, “Qual è il mio compito nel mondo?”, “Perché devo morire?”, e così via.
Non si può rispondere a tali questioni solo affidandosi a quanto affermato da altri: ognuno deve imparare a cercare le proprie risposte. È qui che entrano in gioco le pratiche filosofiche, in quanto strumento di esplorazione della realtà e dell'ignoto. Con questa dimensione in particolare la pratica filosofica ha un rapporto confidenziale, una sorta di amicizia. L’uno è forse la condizione di possibilità dell’altra. Di fronte a una situazione sconosciuta possiamo reagire impulsivamente, lasciando annidare in noi paura e pregiudizi che si cristallizzano in fretta. Oppure, possiamo riflettere ed esplorare punti di vista differenti sulla novità che osserviamo. La mancanza di sicurezza è ciò che costringe a metterci in discussione, a ricercare la verità e a confrontarci con l’altro. Nella pratica filosofica in classe, per esempio, l’esperto in filosofia aiuta le alunne e gli alunni a giocare con l’ignoto, con ciò che non si conosce, ragionando al riguardo insieme a loro, anziché per loro. Ma le pratiche filosofiche si possono esercitare anche nelle strutture socio-sanitarie, in carcere, nelle organizzazioni lavorative, in studi privati e presso sportelli di ascolto, nei caffè e in altri luoghi di ritrovo ludico.

Come si può affrontare l’ignoto insieme, allora?
Una possibilità consiste nel tracciare un orizzonte di senso condiviso. Adulti, giovani e bambini sono accomunati, ora più che mai, dal bisogno di comprendere ciò che vivono. Il confronto-scontro con l’esistenza fa infatti sorgere domande, dubbi, pensieri che formano un groviglio difficile da districare da soli. La pratica filosofica è una ricerca condivisa di senso: una cornice entro la quale rientrano le visioni del mondo del singolo o di una collettività, una sorta di mappa con cui provare a leggere la realtà. Tale mappa non è data a priori, ma si può disegnare insieme attraverso il dialogo filosofico. La filosofia ci invita ad andare alla radice dei problemi, a esaminare ciò che viviamo e ad ampliare le nostre prospettive sul mondo. È come una bussola che serve a orientarsi nella vita, o detto altrimenti a tracciare l’orizzonte di senso, mai fisso o dato una volta per sempre.

La pratica filosofica deve fornire risposte o accontentarsi di porre domande?
Nella pratica ordinaria una domanda esiste in funzione della sua risposta e se ciò non accade la domanda risulta confinata nella dimensione dell’incomprensibilità, dell’ignoto o dello scacco di chi non ha saputo rispondervi. Nella pratica filosofica, invece, le domande costituiscono la linfa, nel senso che non solo rappresentano la forma critica dell’attività filosofica, come Socrate insegna, ma sono anche la sua stessa sostanza: la domanda, a differenza della risposta, non si esaurisce, continua a lavorare dentro di noi, ci permette di indagare criticamente la realtà e noi stessi, non è un ostacolo da superare il più rapidamente possibile, ma una dimensione da abitare produttivamente insieme.

Una delle vostre linee di ricerca è dedicata all’infanzia: quali domande e quali pratiche filosofiche si possono esercitare con i bambini in questa particolare contingenza, in cui privati di scuola e amicizie sono permeabili alle incertezze e alle paure che infliggono gli adulti?
La ricchezza della pratica filosofica risiede nel confronto dialogico con gli altri, che favorisce il processo di costruzione e decostruzione del pensiero individuale. In questo momento in cui la vita comunitaria è da reinventare giorno per giorno, gli adulti giocano un ruolo fondamentale nei confronti dei bambini: se si prestano a essere interlocutori aperti all’ascolto e allo scambio di opinioni, possono proporre loro attività che permettano di dare voce anche ai dubbi. L’adulto può creare giochi filosofici che stimolino la riflessione mediante la scrittura, la stesura di un diario quotidiano, i racconti, il disegno. Lo scopo non è però tanto quello di affrontare le incertezze legate al presente, ma soprattutto di aprire orizzonti che diano respiro alla vita. Partendo dalla domanda: “Quando rivedrò i miei amici?”, per esempio, ci si può interrogare insieme sul valore dell’amicizia, e più in generale sul significato delle relazioni che caratterizzano il nostro vivere con gli altri.

Avete consigli da dare, libri, video, trasmissioni radiofoniche per stimolare tutti noi, anche restando a casa durante il lockdown, di praticare la filosofia?
Premesso che il nostro modo di intendere le pratiche filosofiche esclude sia l’idea di fornire una biblioterapia sia la riduzione della filosofia a pillole di saggezza, il suggerimento che possiamo offrire è innanzitutto di rivolgersi ai grandi classici del pensiero filosofico (diversi editori propongono collane in tal senso, anche in formato e-book). Vi sono poi opere filosofiche che sono maturate in condizioni interiori o esterne che le rendono particolarmente vicine alle esigenze della situazione attuale, come la Lettera sulla felicità di Epicuro, il Manuale di Epitteto, La consolazione della filosofia di Boezio, i Saggi di Michel de Montaigne, il carteggio tra René Descartes ed Elisabeth von der Pfalz (cfr. al riguardo P. Cipolletta, Emozioni e pratiche filosofiche. Elisabetta del Palatinato “consulta” Cartesio), i Pensieri di Blaise Pascal, Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre o ancora i Pensieri diversi di Ludwig Wittgenstein. In questo periodo di emergenza sanitaria non mancano inoltre riflessioni filosofiche che si possono iscrivere nei cosiddetti post-coronial studies (si vedano per esempio i blog della Società Italiana di Filosofia Morale, del Labont - Center for Ontology, di MicroMega), nonché vere e proprie lezioni di filosofia online (Rai Cultura - Filosofia e Debate, Radio Scuola - Filosofia).

E per i più piccoli?
Per avvicinare i più piccoli alla filosofia, si possono regalare loro i libri di Oscar Brenifier illustrati da Jacques Després per ISBN Edizioni; Aristotele e il dinosauro. La filosofia spiegata a una ragazzina di Nora K. e Vittorio Hösle; Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder (citato anche dal nostro Prof Fantastico Marco Galloni, ndr); Perché? Storie e pensieri di 100 filosofi per ragazzi curiosi, Umberto Galimberti (a cura di).
Infine anche i genitori possono entrare in dialogo direttamente con noi attraverso il blog café-philo@diderot o partecipando al gruppo di lettura “Café Philo”, oggi anche da casa, presso la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino.

Questa storia di ricerca si trova in:


Intervista a

Elisabetta Battaglia
Guido Brivio
Marta Delmastro
Valentina Ventrice
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

A cura di

Redazione FRidA
Pubblicato il

07 maggio 2020

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