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Come è cambiato il vercellese? Metamorfosi del paesaggio a partire dal '400

Il territorio a nord-ovest di Livorno Ferraris con la una nuova roggia tracciata dall’ingegnere Giovanni Bonarda nel 1597 (Archivio di Stato di Torino, Corte, Monferrato confini, vol. L, n. V).

Insieme ad altre infrastrutture realizzate nel ‘400 e ‘500, il Naviglio di Ivrea fa parte del sistema irriguo cui può essere imputato l’avvio della metamorfosi paesaggistica che rese la Pianura padana un habitat adatto allo sviluppo agricolo.

Il Naviglio di Ivrea, già studiato da Leonardo Da Vinci in occasione dell’incarico assegnatogli da Ludovico il Moro di revisionare il complesso dei canali della pianura milanese, ha un’importanza chiave, insieme ad altre infrastrutture simili, nella storia e nella trasformazione del paesaggio padano. Il processo ebbe una durata secolare e vide coinvolti diversi attori istituzionali (duchi di Savoia, abati di Santa Maria di Lucedio, comunità locali, marchesi e poi duchi di Monferrato) che investirono risorse cospicue nella riduzione a coltura del settore sud-occidentale della pianura vercellese.
Si tratta di un territorio oggi caratterizzato da una vocazione risicola e che, di riflesso, si tende a considerare da sempre ricco di acque. In realtà, oltre al fatto che l’introduzione della coltura del riso risale a epoche più recenti, la documentazione storica delinea un panorama che raramente corrisponde a tale immagine.
Ancora al principio del Quattrocento l’area risultava, infatti, votata al pascolo e caratterizzata dalla presenza di un numero limitato di insediamenti accentrati. Solo a partire dai decenni centrali del secolo, di pari passo con il consolidarsi della giurisdizione monferrina su ampie porzioni del territorio, si registrano i primi accenni di una politica di valorizzazione produttiva. Politica che, se da un lato si espresse attraverso un’opera di potenziamento delle infrastrutture idriche, dall’altro determinò, nei decenni successivi, la radicale trasformazione degli assetti insediativi. La crescente disponibilità di terreni coltivabili e la tendenza a riunirli in vasti appezzamenti favorì, infatti, la diffusione dell’insediamento sparso e, a livello architettonico, la nascita di un nuovo tipo residenziale e produttivo, la cassina, che nei territori del Piemonte orientale e della Lombardia occidentale mostra una precoce tendenza a chiudersi attorno a una corte.

Le dinamiche di metamorfosi paesaggistica e insediativa assunsero organicità nella seconda metà del ‘500, quando i Gonzaga (subentrati ai Paleologi nel governo del Monferrato) istituirono il Maestrato alle acque, coinvolgendovi ingegneri mantovani. Sono questi gli anni in cui l’opera di regimazione idrica registra il convergere di interessi che andavano al di là della necessità di garantire un adeguato adacquamento ai terreni agricoli. Si trattava, infatti, di proporre soluzioni per problemi più o meno nuovi come - per i Savoia - il mantenimento in efficienza del Naviglio di Ivrea e - per i Gonzaga - la protezione del castello di Casale dall’erosione delle sponde fluviali del Po. Il tutto in una situazione geopolitica complessa, in cui le varie parti in causa dovettero scendere ciclicamente a patti per poter trarre o condurre l’acqua su territori caratterizzati da un alto grado di frammentazione giurisdizionale.


IMMAGINI

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Enrico Lusso
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

11 giugno 2019

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