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Culture, Produzione culturale e artistica, Filosofia

La letteratura giapponese tra campi di fragole e simpatia per il diavolo

Foto: tokyofashion.com

Se a partire dagli anni Sessanta la musica rock ha influenzato notevolmente artisti e scrittori in tutto il mondo, in Giappone ha contribuito a una frattura epocale e all’esplosione di una nuova generazione di autori. La mia ricerca si concentra su alcuni di questi autori e sulle loro sperimentazioni, utopie e rivoluzioni.

La svolta postmoderna che ha rivoluzionato la cultura degli ultimi decenni ha generato nuovi fenomeni e generi in vari campi dell’arte: dalla pop art e l’iperrealismo al cinema di Godard, dalle sperimentazioni di John Cage e Philip Glass al rock’n’roll, al punk e così via.
È un autentico cataclisma culturale che non ha risparmiato il Giappone e gli scrittori di cui ho deciso di occuparmi (e spesso anche tradotto), che, avvicinandosi alla cultura rock, l’hanno resa parte integrante della loro scrittura. A partire da Abe Kōbō (1924-1993), a cui ho dedicato due monografie, mi sono concentrato soprattutto sulle opere teatrali e di narrativa più sperimentali, tra cui amo citare il romanzo Il quaderno canguro (1991), un viaggio onirico-psichedelico nel sottosuolo metropolitano che omaggia a più riprese i Pink Floyd, fonte d’ispirazione principale delle musiche che lo stesso Abe ha composto per le sue opere teatrali con l’ausilio di un sintetizzatore Moog.

Altro autore “rock” di cui mi occupo è Murakami Ryū (1952-), iniziatore della cosiddetta “letteratura giapponese pop”, che con Blu quasi trasparente (1976) e Sixty-Nine (1987) ha scritto due autentici “romanzi rock” che nell’insieme raccontano il passaggio dai sogni flower power degli anni Sessanta al nichilismo punk dei Settanta: il primo è un romanzo anarchico fondato sulla disillusione del periodo post Summer of Love e sulla furia nichilista del punk dei Seventies, il secondo è invece molto più romantico e beatlesiano, all’insegna della cultura Love & Peace dei Sixties.

Uno dei motivi conduttori della mia ricerca è il tentativo di individuare i processi e le modalità in base a cui la cultura rock, e le varie sottoculture di matrice occidentale, hanno influenzato alcuni autori giapponesi inducendoli a scrivere romanzi “rock” e “alternativi”, sia dal punto di vista stilistico che del contenuto. Diventa così possibile osservare i mutamenti della società e dell’economia nipponiche negli ultimi decenni, soprattutto riguardo alle abitudini lavorative e ai comportamenti sociali dei giovani.
In tal senso, scrittori che possono definirsi “rock e alternativi” in cui mi imbatto spesso sono Takahashi Gen’ichirō (1951-), Furukawa Hideo (1966-), Abe Kazushige (1968), Nakahara Masaya (1970-), Ashihara Sunao (1949-) e Hashimoto Osamu (1948-). Ashihara è autore del romanzo “J-rock” per antonomasia, Seishun dendekedekedeke (Gioventù dendekedekedeke, 1990), ambientato a fine anni Sessanta e costellato di riferimenti al rock. Oltre a narrare la storia di quattro liceali di una remota cittadina di provincia dello Shikoku che mettono su una rock band, il romanzo abbonda di inserti documentaristici sulla storia del rock in Giappone negli anni del cosiddetto ereki boom, passando da Elvis al beat dei primi Beatles, agli Stones e infine alla psichedelia. Altro romanzo “rock” molto particolare e che costituisce materiale importante per la mia ricerca è S & G Gureitesuto hittsu + 1 (Simon & Garfunkel Greatest Hits + 1, 1984) di Hashimoto Osamu, antesignano del romanzo adolescenziale sul disagio giovanile tipico degli anni della grande bolla speculativa e di quelli immediatamente successivi: è composto da una serie di episodi incastonati in una struttura narrativa ben precisa e ispirati alle canzoni di Simon and Garfunkel’s Greatest Hits (i racconti hanno lo stesso titolo dei brani dell’album e seguono il medesimo ordine)… I know it’s only rock’n’roll but I like it, like it, yes, I do!


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