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Processi sociali e politici, Legge e Comunicazione

Agire per sé o per gli altri? I giovani, la politica e la partecipazione

I giovani in Italia sono oggi lontani dall’impegno politico o solo da un certo modo di fare politica? Sono disinteressati alle sorti della società o faticano a trovare le forme per diventarne parte attiva? Quale approccio deve avere la ricerca per dare risposte corrette a queste domande?

Il rapporto tra giovani, politica e partecipazione oggi in Italia è un fenomeno complesso e articolato, ma tre dati possono essere utili punti di partenza per ragionarci (si veda Istituto Giuseppe Toniolo, La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2013 e 2018, Il Mulino, Bologna).
In primo luogo più di un terzo dei giovani non vuole o non riesce a collocarsi sull’asse destra-sinistra, e una quota altrettanto ampia non si riconosce in nessuno dei partiti politici esistenti: gli assi fondamentali che organizzano il campo politico istituzionale non rappresentano quindi più per loro dei punti di riferimento. Non stupisce così che solo una minoranza di giovani esprima fiducia nei confronti delle istituzioni e degli uomini politici.
La maggioranza dei giovani dichiara inoltre interesse per temi e problemi di rilevanza pubblica (quali giustizia, disuguaglianze, ambiente, diritti umani), ha una propria opinione - per quanto frammentaria - su quali siano gli obbiettivi prioritari per l’attuale società, e dichiara anche una significativa disponibilità all’impegno in prima persona. Di fatto poi però a questa attenzione e disponibilità per la politiké, per ciò che riguarda la polis, si affianca un coinvolgimento in realtà limitato in attività di impegno sociale o politico.
In terzo luogo i giovani presenti nelle diverse forme di partecipazione, anche in quelle più esplicitamente politiche, sono spesso mossi non solo da prospettive di miglioramento e trasformazione sociale, ma anche dal desiderio di soddisfare bisogni personali, di fare esperienze, di coltivare propri interessi. La ricerca di nuove amicizie, la sperimentazione di stili di vita, la condivisione di passioni, emergono frequentemente quali driver di partecipazione altrettanto rilevanti quanto il perseguimento di valori politici o il desiderio di migliorare in mondo in cui si vive.

I recenti appuntamenti dei Fridays for Future e delle Sardine mostrano chiaramente che sono tanti i giovani “politicamente” presenti nelle piazze ma anche in molti altri luoghi e situazioni, più e meno pubblicamente visibili, più e meno reali o “virtuali”. Eppure, se da una parte solo alcuni di questi giovani trasformano i propri valori politici e sociali in forme concrete di attivismo, dall’altra solo una parte dei significati e delle motivazioni alla base dell’attivismo giovanile sono riconducibili alla dimensione della politica e dell’impegno.
Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela che la contraddizione tra i due versanti è solo apparente, non è nella realtà, ma risiede negli occhi di chi la guarda. Infatti, mentre un tempo “agire per sé” e “agire per gli altri” erano spesso intesi come prospettive di vita alternative o addirittura contrastanti, nelle diverse forme di partecipazione giovanile emergono oggi sempre più spesso come driver compresenti.

La sfida per chi fa ricerca è allora adattare i propri strumenti a una realtà che cambia, con uno sguardo ibrido che renda permeabili confini tra campi di ricerca (attivismo politico, partecipazione sociale, attività ludico-ricreative e leisure) e approcci di ricerca (analisi dei gusti e analisi dei valori, auto-orientamento ed etero-orientamento) in passato considerati come nettamente distinti.
In altre parole, se vogliamo provare a comprendere il rapporto che esiste oggi tra giovani, politica e partecipazione dobbiamo anzitutto controllare la messa a fuoco delle nostre lenti, ed eventualmente sostituirle.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Carlo Genova
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

11 febbraio 2020

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