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Processi sociali e politici, Legge e Comunicazione

Obiettivo #5: parità di genere

La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. Garantire a donne e ragazze parità di accesso a istruzione, cure mediche, un lavoro dignitoso, e la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili utili a tutti

Manuela Manera (CIRSDe - Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere) quanto è importante il linguaggio per raggiungere la parità di genere?
Le parole hanno un peso, con le parole si fanno cose: in linguistica si parla di “atti linguistici”. Le parole feriscono, costruiscono rapporti, identità, partecipano a formulare giudizi. Come ci esprimiamo? Scegliamo le parole con consapevolezza o per automatismo? Prendiamo il caso dei nomi di professione; pur essendo ormai numerosa la presenza femminile nei vari ambiti lavorativi, spesso, nell’indicare una professionista, si ricorre alla parola maschile invece che a quella femminile (per es. "architetto" invece che “architetta”). Perché? Alcuni ritengono che la parola declinata al femminile sia grammaticalmente scorretta, altri che sia cacofonica (“suona male”). La lingua italiana ha delle regole ben precise: per esempio, la grammatica dice che le parole che finiscono con il morfema flessionale maschile in -o (per es. "architett-o") formano il femminile in -a (dunque "architett-a" è corretto). Quanto alla cacofonia, è una falsa argomentazione: si sa, ogni neologismo “suona male”, ma è solo questione di abituarsi alla nuova espressione. Le scelte linguistiche non sono mai neutre e spesso, in modo inconsapevole, ci esprimiamo in modo sessista.

Norma De Piccoli (CIRSDe - Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere), in ambito medico la parità di genere deve necessariamente passare attraverso l’analisi delle differenze biologiche, oggettive, fra organismi: uomini e donne, al di là di piccole variazioni individuali, presentano differenze anatomiche e fisiologiche non trascurabili. Ma quanto i medici ne tengono conto?
Per applicare la parità di genere in medicina a volte occorre declinare il concetto di "uguaglianza" in "personalizzazione delle cure" visto che in diversi aspetti, anatomici ma anche funzionali, l'organismo non è uguale in donne e uomini. Si deve allora introdurre e applicare il concetto di Medicina di Genere. Uno studio, coinvolgendo un campione di medici di medicina generale in attività e in formazione (N = 349), ha analizzato la relazione tra la consapevolezza di genere in ambito medico-clinico, gli atteggiamenti sessisti e l’empatia nei confronti dei/delle pazienti. I dati sono complessi, ma in breve si potrebbe affermare che “fanno ben sperare”: i medici senior hanno una conoscenza sommaria della Medicina di Genere, mentre i medici più giovani, grazie ai nuovi percorsi di formazione, sembrano più informati e aggiornati.

Dalila De Rosa (Dipartimento di Economia e Statistica) tra i paesi dell’OCSE l'Italia è uno dei paesi con un maggiore divario di apprendimento tra ragazzi e ragazze in particolare in matematica. Cosa fa la vostra ricerca per contrastare questa disparità?
Dalle principali rilevazioni nazionali e internazionali, in effetti, emerge con chiarezza un divario negli apprendimenti in matematica a favore dei ragazzi rispetto alle ragazze, trasversale a tutti gli ordini scolastici. Il nostro progetto propone di testare l'effetto di attività didattiche innovative e di tipo laboratoriale da svolgere in classe, basate sulle più recenti ricerche nel campo della didattica della matematica e volte a ridurre il divario di genere in matematica in Piemonte. 

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Questa storia di ricerca si trova in:


Intervista a

Manuela Manera
Norma De Piccoli
Dalila De Rosa
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

A cura di

Redazione FRidA
Pubblicato il

18 marzo 2020

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