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Economia, Finanza e Management

Nuovi algoritmi socio-economici per superare la crisi

In che modo l'economia tratta l'incertezza? E come è cambiato il suo approccio man mano che cambia l'origine dell'insicurezza a seconda dei diversi momenti storici vissuti? Ne abbiamo parlato con Emanuele Ruffino, esperto di economia del welfare.

Da un punto di vista economico sociale, qual è la reazione all’incertezza generata da una pandemia come quella che stiamo vivendo?
Una componente intrinseca di una pandemia, lo dice il termine stesso, è la sua diffusione globale. D’altra parte è proprio la globalizzazione una delle cause della sua rapida diffusione. Così che l’incertezza sul futuro e la reazione al non poter sempre decidere del proprio agire hanno accresciuto un senso d'insoddisfazione verso i processi di globalizzazione portatori di realtà complesse e, di conseguenza, meno conoscibili, mentre nel piccolo villaggio rurale dei secoli scorsi, il singolo individuo disponeva di quasi tutte le informazioni che governavano l’ambiente in cui era inserito. I diversi ritmi di crescita e d’integrazione sono stati vissuti in modo diverso dalle componenti di una collettività, con il rischio che alcune si sentano escluse e, senza un’azione maieutica, tendono a un generale senso di rifiuto verso le istituzioni e la “rivoluzione non voluta” del Coronavirus comprometterà ulteriormente l’identificazione dei tradizionali riferimenti.

In cosa può consistere l’azione maieutica a cui si riferisce?
Il comportamento della popolazione ha rilevato facili cadute nell’isterismo collettivo che, sommato alle potenzialità di condizionamento insite nei social network, obbligano a considerare una crescita dell’empowerment in modo che il potere decisionale torni nelle mani del singolo. Questo passaggio sociale necessita di una crescita culturale che può derivare dal confronto dialettico tra più posizioni, quale presupposto per la ricerca continua della verità che Socrate definiva maieutica.

Come è cambiato il modo di misurare l’incertezza man mano che le minacce sono cambiate in parte a causa della globalizzazione?
Nel passato gli economisti collegavano l’insicurezza al senso d’impotenza generata dal comportamento di alcuni soggetti che minavano la convivenza. In ecometria, per misurare fenomeni come questo, in cui non si hanno parametri in grado di misurare direttamente per esempio il senso di insicurezza, si usano le cosiddette variabili proxi, che in questo caso per esempio erano:

  • gli investimenti in denaro, in tempo e in “attenzioni” (quali antifurti o servizi offerti dai vigilantes)
  • gli indicatori di delinquenza generalizzati (numero di reati patrimoniali, scippi...)
  • la percezione del bisogno (spazio dedicato dai mass media ai fatti delinquenziali e il peso assunto nei programmi politici)

Il problema si è complicato con il terrorismo internazionale dove si era colpiti in forme cruente e imprevedibili nel vivere quotidiano, fino a giungere alla situazione di oggi in cui si deve affrontare un nemico invisibile, quale un virus sconosciuto.

Che conseguenze ha avuto questo in economia?
All’insicurezza sull’ordine pubblico si è associato il crollo dell’illusione che sia sufficiente un “iniezione“ di ricchezza per risolvere i problemi: ciò ha portato a forme d'indebitamento non più sopportabili per le prossime generazioni (il problema è che l’attuale, è già la prossima generazione): situazione destinata inevitabilmente ad aggravarsi per superare il Covid19. Ancor più grave è però il senso d’insicurezza che nasce dentro l’individuo e lo porta a diffidare su tutto ciò che lo circonda: una forma di mindvirus che riduce le capacità di reazione e inibisce la capacità di ragionare.

Come misurare questi nuovi fenomeni?
Misurare questi fenomeni presupporrebbe un approccio gnoseologico in grado d’indagare sulle fonti, le modalità e i limiti del nostro modo di apprendere, rimettendo costantemente in discussione la capacità della conoscenza di giungere alla verità. Ciò obbliga a definire nuovi algoritmi socio-economici, o euristici, in grado di ricomprendere ed esplicitare un numero pressoché infinito di variabili di diversa natura che, se anche non riescono a quantizzare il fenomeno, possono offrire un’effigie comprensibile della società.

Più nello specifico, in cosa consistono gli algoritmi euristici?
Dovendo associare incognite di natura profondamente diversa, gli algoritmi euristici non possono arrivare a un risultato univoco, ma permettono di mettere in relazione combinazioni volte a individuare un più alto livello di benessere non solo spostando verso l’alto le curve dei consumi, ma ricercando soluzioni più semplici all’interno dello stesso insieme di fattori produttivi che consentono di produrre la stessa quantità di produzione totale.Gli algoritmi euristici devono considerare simultaneamente più variabili che ogni collettività può armonizzare in modo diverso per ottenere, in quel contesto, il massimo risultato, attraverso una gerarchizzazione degli interventi. Tali conoscenze possono essere ottenute solo attraverso un utilizzo evoluto delle informazioni disponibili presenti nelle banche dati già esistenti o realizzabili ad hoc: il concetto d'intelligenza artificiale può infatti spiegare come da una visione simultanea di più informazioni possa derivare una più coerente interpretazione della società. con un rischio: la loro complessità può coltivare il senso di alienazione che già oggi contraddistingue molte componenti sociali. Questo però non può fermare la costante ricerca di nuovi strumenti per migliorare le condizioni di vita, scopo ultimo di tutte le discipline scientifiche.

Questa storia di ricerca si trova in:


Intervista a

Emanuele Davide Ruffino
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

A cura di

Redazione FRidA
Pubblicato il

04 maggio 2020

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