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Obiettivo #12: consumo e produzione responsabile

"Fare di più e meglio con meno" è lo scopo del consumo e della produzione sostenibile. Anche se questo concetto si collega a diversi ambiti della produzione, l'impatto ambientale e sociale che ha attualmente la produzione di cibo destinato ai paesi più ricchi è sicuramente rilevante. Ed è a questo ambito che sono dedicate molte ricerche di UniTo.

Cristiana Peano (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari), partiamo dalla percezione del consumatore su cosa sia la sostenibilità nel settore agro-alimentare, aspetto su cui, insieme al suo gruppo di ricerca, ha condotto di recente uno studio. Ce ne vuole parlare?
Nell’ultimo decennio, rilevanti questioni connesse alla sostenibilità agro-alimentare hanno cambiato la sua comprensione da parte del consumatore. Tuttavia, sappiamo ancora poco su come si manifesti nelle decisioni di consumo: scelte, comportamenti e stili di vita. Un consumo alimentare sostenibile richiede, da parte del consumatore, una comprensione olistica degli impatti che si verificano durante l'intero ciclo, dalla produzione al post-consumo, rendendolo perciò un processo di decisioni e azioni responsabili. Identificando le opportunità è pertanto possibile ideare interventi significativi a sostegno della sostenibilità. Una ricerca condotta da noi durante due eventi del nord Italia legati al cibo, richiedeva quale definizione dessero al concetto di "sostenibilità": il 44% degli intervistati ha risposto "Salvaguardia delle risorse naturali".

Angela Fedi (Dipartimento di Psicologia), a proposito di salvaguardia delle risorse naturali, l'approccio del biologico dovrebbe limitare l'impatto della produzione del cibo sull'ambiente. Ma come viene percepito e quali aspetti sostengono la fiducia (o alimentano la sfiducia) verso gli alimenti biologici?
Come partner italiano del progetto Eit Food “Sviluppo di filiere di prodotti biologici che permettano al consumatore scelte più giuste, trasparenti e salutari”, indaghiamo perché si sceglie di acquistare o meno cibi biologici (in particolare verdura e carne) e cosa sostiene la fiducia nelle filiere del biologico. A tal fine abbiamo intervistato responsabili di supermercati e negozi specializzati, svolto interviste di gruppo con consumatori/rici e stiamo proponendo a consumatori/rici in tutta Italia un questionario on line. Dai nostri dati emerge che i consumatori che scelgono il cibo biologico in molti casi lo considerano più sano e più rispettoso dell’ambiente.

Lorenzo Roccatello e Savino Sciascia (Dipartimento di Scienze Mediche), come è possibile educare a una dieta sana e sostenibile?
Esistono numerose evidenze che l'alimentazione abbia un rilevante impatto ambientale: basta pensare che l'attuale produzione di cibo nel mondo potrebbe sfamare 12 miliardi di persone. Eppure non tutti siamo consapevoli di come si distribuiscano gli impatti lunga la filiera dell'alimentazione. L'importanza della tematica impone l'acquisizione di una consapevolezza diffusa nella popolazione, ma ciò richiede lo sviluppo di modelli educativi efficaci fin dall'infanzia. Abbiamo così elaborato un questionario rivolto agli studenti UniTo e un intervento educativo rivolto a bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni. Quest'ultimo ha previsto presentazioni e attività ludico-interattive, con il parallelo coinvolgimento dei genitori.

Gioele Giordanengo (Dipartimento di Chimica), come rendere più sostenibile il packaging alimentare?
Il nostro progetto di ricerca si è focalizzato in particolare sulla carta per alimenti, quella che per esempio avvolge panificati, salumi, carne, pesce, ecc. Abbiamo realizzato formulazioni a base biopolimerica (microcellusa) applicate poi su substrati cartacei ottenendo un miglioramento rispetto alle soluzioni finora in uso o studiate, in termini di proprietà funzionali quali: barriera al vapore acqueo e barriera al grasso. Per ottimizzare i risultati, nel corso dell'attività sperimentale, abbiamo modificato la formulazione, aprendo così uno spiraglio su questi nuovi materiali che potranno fornire una valida alternativa alle attuali pellicole plastiche ancora diffuse.

Elena Ugazio, (Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco), gli oli vegetali usati per friggere o conservare cibi sono altamente inquinanti, pertanto non vanno buttati nel lavandino o dispersi nell'ambiente, ma raccolti e smaltiti separatamente. Come si possono poi riutilizzare?
Uno studio interdisciplinare di alcuni docenti di UniTO si pone come obiettivo la sensibilizzazione dei cittadini al recupero degli oli alimentari esausti (UCO) e alla loro conversione in nuova risorsa, in linea con i principi di economia circolare. Si sta infatti sperimentando la trasformazione di tali rifiuti inquinanti per l’ambiente in prodotti detergenti per la pulizia di superfici/stoviglie/indumenti ed eventualmente anche destinati all'igiene personale. Tale opzione potrebbe rappresentare un’alternativa sostenibile e con filiera più corta alla pratica di conversione in biocombustibile.

Nadia Tecco (UniTo Green Office), parliamo del nostro Ateneo: cosa si fa per migliorare la sostenibilità del sistema dei distributori di snack e bevande?
Come UniToGO abbiamo contribuito a migliorare la sostenibilità ambientale della distribuzione automatica dell’Ateneo con la redazione di un capitolato eco-innovativo nell’ambito del progetto H2020 SPP Regions. Il bando di gara ha raccolto spunti dalla comunità UniTO e dal mercato. Abbiamo inoltre valorizzato le competenze dei Dipartimenti/Direzioni, con il risultato di avere ampliato l'offerta con snack salutari e installato erogatori di acqua per ridurre la plastica ma anche puntato a migliorare l’efficienza energetica dei distributori e dato impulso ad azioni per la riduzione e il reciclo dei rifiuti.


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Questa storia di ricerca si trova in:


Intervista a

Cristiana Peano
Angela Fedi
Lorenzo Roccatello
Savino Sciascia
Gioele Giordanengo
Elena Ugazio
Nadia Tecco
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

A cura di

Redazione FRidA
Pubblicato il

18 marzo 2020

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